Antartide: il cambiamento climatico non è l’unico problema

 

Immense distese dimantonevoso, enormi lastre dighiaccioche giocano con la luce del sole trasformandosi quasi in cristalli, colonie difocheepinguiniindisturbati che nuotano nelle acque gelide e limpide di una delle ultime regioni incontaminate del mondo. Dell’uomo quasi nessuna traccia: qualche gruppo di ricercatori ogni tanto fa capolino, ma qui le temperature sono proibitive e l’idea di poterci vivere per sempre è quasi ai limiti della realtà. Siamo inAntartidee questo è il ritratto di un posto utopico e straordinario che ora rischia di trasformarsi nell’ennesima meta di unturismo massivoe sfrenato, perdendo la magia di un luogo incantato, puro e naturale, rimasto intaccato dall’azione dell’essere umano e correndo il pericolo dicontaminazioneambientalee danneggiamento paesaggistico. Secondo l’Associazione Nazionale dei Tour Operator dell’Antartide(Iaato), ente di punta che gestisce il turismo in Antartide, infatti, tra il 2019 e il 2020 ben 74.000 turisti hanno scelto di visitare la regione polare. Un numero crollato a sole 15 persone e 2 yacht nell’estate australe del 2020/2021 a causa (o grazie?) della pandemia da Covid-19, ma risalito vertiginosamente fino a105.331 visitatorinella stagione australe 2022/2023. Un turismo sempre più invasivo e incontrollato, destinato inevitabilmente a tradursi in una crescente esposizione della regione polare a undevastanteimpattoambientale, in cui i cambiamenti climatici diventano solo la punta di un enorme iceberg che nasconde molto di più. Come spiega aThe Guardianla dott.ssaDanielaLiggett- professore associato presso l’Università di Canterbury (Nuova Zelanda), dove si occupa di politica, gestione e turismo dell’Antartide – la concentrazione di turisti in aree altamente sensibili e solo in pochi mesi durante l’estate, ha un impatto piuttosto forte su tutto il territorio e sulla fauna che lo abita: il fatto che l’attività turistica abbia una natura stagionale significa che i già delicati ecosistemi polari affrontanoun’ondata repentinadi visitatori durante la stagione estiva e, subito dopo, un’improvvisa pausa durante l’inverno. Uneffettoyo-yoche rischia di destabilizzare interi ecosistemi. Nelle settimane in cui centinaia di migliaia di visitatori decidono di approdare in Antartide,lunghe code di navi da crocierastazionano a Fildes Bay, in attesa di reimbarcare i turisti in visita. Ed è proprio qui che negli ultimi anni sono stati ripetutamente registratidannosi sversamenti di carburanteeminacciosi scontritra l’attività delle imbarcazioni e la naturale vita marina. Addirittura, nelle aree più visitate, i ricercatori hanno scoperto nella composizione della neve unamaggiore concentrazione di carbonio neroche proviene dagli scarichi e dai fumaioli delle navi e che, assorbendo calore, accelera loscioglimento dei manti nevosi: un problema ambientale che in alcune parti della penisola antartica potrebbe causare ogni estate laperdita di 23mm di neve. Con uno sguardo di preoccupazione si monitorano, ovviamente,anche le emissioni di CO2 del turismo antartico: a causa dell’isolamento e della lontananza del continente, infatti, per visitare l’Antartide i turisti gravano sul Pianeta con un’impronta di carbonio pro capitepiù elevata di 8 volterispetto ad altri viaggiatori in crociera. Una serie di fattori evitabili che vanno a incidere ancor più negativamente su un territorio e un ecosistema già fortemente provati dai cambiamenti climatici e che, anziché essere tutelati, vengono sfruttati, inquinati e distrutti in nome di unturismoinsostenibiledal punto di vista ambientale. Negli ultimi mesi, per correre ai ripari prima del raggiungimento di un punto di non ritorno, sono state messe in atto dellemisuredituteladella regione e della sua fauna: in accordo con l’Antarctic Treaty System– l’insieme di accordi internazionali firmati da Paesi con una presenza o un interesse antartico – gli operatori turistici sono costretti a richiederepermessie seguire rigorosenormativeambientali, mentre i proprietari di crociere sono tenuti asegnalare il loro consumo complessivo di carburante, con l’obiettivo, posto dalla Iaato, di rendere l’attività turistica controllata e rispettosa dell’ambiente. Considerati i numeri sempre crescenti di visitatori e le proiezioni del futuro, però, risulta difficile ormai pensare di gestire e controllare questo“turismo dell’ultima possibilità”, dove i ricchi fanno a gara per accaparrarsi un tour sull’ultimo paradiso terrestre incontaminato,contaminandolo. Un circolo vizioso all’insegna dell’egoismo umano in cui, per godere di uno spettacolo naturale che sta morendo sotto i colpi dei cambiamenti climatici, se ne alimentano le cause e gli effetti. Il rinomato coltello nella piaga, dicono.