Expo 2030: anche per l’Italia inizia la corsa ai voti

Expo 2030: anche per l’Italia inizia la corsa ai voti

 

Prima del 2015, solo 2 delle 34 iniziative Expo si erano svolte nel nostro paese: la prima, nel 1906, a Milano, e la seconda, nel 1911, a Torino. La storia di Expo è lunga 172 anni. La prima fu l’esposizione universale di Londra nel 1851 al Crystal palace in Hyde Park, conosciuta anche comeGreat Exhibition. L’istituzionenasce da un’intuizione del principe Alberto, marito della regina Vittoria. L’intento, in principio, era quello dimostrare la magnificenza industriale inglese. L’Expo è uno degli eventi internazionali di maggiori dimensioni.Si svolge ogni 5 anni, dura 6 mesie si sviluppa come una mostra di argomenti vari che interessano le cittadine e i cittadini del mondo, i cui valori sono fiducia, solidarietà e progresso e in cui il Paese ospitante ha il compito di rappresentare l’Expo nel miglior modo possibile. Dopo l’esperienza relativamente recente di Expo Milano 2015,l’idea di ospitare l’evento a Roma nel 2030 sembra essere sempre più concreta. Ad oggi, le uniche tre città che risultano adatte a preparare l’esposizione sono Roma, Busan e Riad. A tal proposito è partita, come previsto, la caccia ai voti, un terzo dei quali è ancora in ballo. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il governatore del Lazio Francesco Rocca e il sindaco di Roma Roberto Gualtierihanno partecipato all’assemblea Bie(Bureau International des Expositions, l’organizzazione intergovernativa che si occupa di organizzare l’Expo) a Parigi insieme come segnale di coesione dell’Italia, in risposta alla visita del principe ereditario al trono Saudita a Parigi nei giorni scorsicon lo scopo di incontrare il presidente Macron. A questo proposito si è espresso il sindaco Gualtieri: «Il nostro progetto ha riscosso un grandissimo successo, l’ispezione del Bie è andata benissimo, abbiamo avuto il massimo dei voti. Ora si svolgerà quindi una partita diplomatica in cui i Paesi stanno investendo anche pesantemente. Ma noi pensiamo che il nostro metodo non è quello di un Expo che si compra ma che si motiva sul fatto che Roma sarà una città al servizio di tutti i Paesi». “Humanlands”, titolo del maxi-fascicolo firmato dall’architetto Carlo Ratti,ha l’obiettivo di proiettare Tor Vergata in un futuro più verde. Lo spettacolo con tema “acqua e legami umani” messo in scena nell’ambasciata italiana è stato introdotto da un breve discorso della premier Meloni, la quale ha assicurato la possibilità di conciliare tradizione e innovazione con un grande rispetto nei confronti dell’ambiente. Anche il sindaco Gualtieri ha premuto sottolineare l’importanza di un evento sostenibile, e ha aggiunto: «la nostra sarà un’Expo a servizio del mondo che vuole misurarsi con le sfide del nostro tempo». Da ultimo, Rocca ha sottolineato il fatto che l’Italia sia un Paese accogliente e che porta un grande rispetto nei confronti dei diritti civili. «Anche oggi l’Italia ha votato a favore dell’Ucraina, la nostra è una candidatura amica e vicina. Ci rendiamo conto delle terribili conseguenze della guerra che rendono difficile pianificare un’Expo adesso, però Roma si è sempre proposta di realizzare una manifestazione in cui l’Ucraina sia protagonista». A sostegno dell’iniziativa videomessaggi come quelli dell’attore Russel Crowe o dell’astronauta Samantha Cristoforetti. La presidente Meloni ha concluso il suo intervento con un «ciao, ci vediamo a Roma». Avere la possibilità di ospitare l’expo nella Capitale potrebbe significare ungrandissimo aiuto economico nei confronti dell’Italia. Il Campidoglio non ha intenzione di perdere la possibilità di avere50 miliardi da spendere per rialzare il Paesedalla situazione di crisi in cui si trova attualmente. Le stime infatti sembrano chiare: l’evento potrebbe produrre un impatto da 50,6 miliardi, di cui 18,2 a ridosso dell’assegnazione. Il Comitato promotore ha calcolato un numero che si aggira intorno ai30 milioni di visitatorie l’attrazione di11.000 nuove aziende per 300.000 posti di lavoro. Attualmente tutto ciò che può fare l’Italia è raccogliere quanti più consensi possibili con il metodo diplomaticocon cui è riuscita a ottenere il consenso del Brasile.