Incidenti: 228 i morti sulle strade italiane nel 2023

Incidenti: 228 i morti sulle strade italiane nel 2023

 

In Italia, vieneucciso 1 pedone ogni 16 ore. Dall’inizio del 2023 sono state163 le persone investite e uccise e 65 iciclistimorti per incidenti stradali.Per l’Associazione sostenitori e amici della Polizia Stradale (Asaps), che si occupa di monitorare le condizioni di sicurezza stradale sul territorio nazionale, i numeri però sonoparziali, perché nel conteggio non vengono considerati iferiti gravi che perdono la vita negli ospedalidopo il ricovero. Secondo il rapportoAsaps, nel 2022 le vittime registrate sono state 307, contro le 271 dell’anno precedente.Gran parte dei pedoni è stata travolta e uccisa sulle strisce pedonali dei centri urbani,spesso per mancata precedenza da parte delle auto. Tra i più vulnerabili, ci sono glianziani: solo quest’anno, sono75i pedoni over 65 ad aver perso la vita dopo essere stati investiti. Per iciclisti, gli incidenti si verificano soprattutto in corrispondenza disorpassi e incroci, anche a causa dellamancanza di piste ciclabiliadeguate. Velocità eccessiva di chi guida, uso improprio deltelefono, abuso di sostanze e alcol sono tra i principali fattori responsabili dello scarso controllo dei mezzi. Giordano Biserni, presidente diAsaps, spiega aLa Svoltachele misure attive per contrastare le morti su strada non sono sufficienti: «Servono segnaletica ben visibile, dissuasori di velocità e forme di protezione anche per i ciclisti. Ma le situazioni di sicurezza vanno imposte e gli autovelox non bastano. La presenza di pattuglie di polizia sulle strade statali e provinciali si è ridotta notevolmente per la chiusura di distaccamenti e la riduzione di organico. Ora ne stiamo pagando il prezzo». PerAsaps, oltre a intervenire con leggi più stringenti, è necessariofare prevenzione attraverso «una componente didattica dissuasiva». Nella sua strategia 2021-2030 per raggiungere la sicurezza stradale globale, l’Organizzazione Mondiale della Sanitàchiede di introdurrelimiti a 30 km/h nelle città.Ridurre la velocità, spiega l’Oms, significa infatti diminuire l’esposizione al rischio di chi guida e dei pedoni che possono entrare in contatto con il mezzo: unariduzione del 10% della velocità comporta una riduzione del 30% dei decessi,con benefici anche per la qualità dell’aria. «Dobbiamo abituarci a velocità più moderate – dice Biserni – Introdurre le zone 30 in città è auspicabile:rallentiamo, consumiamo meno e inquiniamo meno». Per zona 30 si intende un’area urbana dove il limite di velocità è fissato a 30 km/h con l’obiettivo di limitare il traffico e aumentare la sicurezza dei cittadini. In alcune capitali europee dove le zone 30 sono applicate, l’introduzione di questo limite è stato accompagnato da interventi che hanno permesso di adeguare l’infrastruttura stradale allo scopo di moderare il traffico e la velocità delle auto. ALondra, per esempio, il piano urbanisticoVision Zeromira ad azzerare i morti e i feriti sulle strade entro il 2030 con l’istituzione di diverse zone 30, la trasformazione di 73 incroci individuati come pericolosi in luoghi più sicuri per pedoni e ciclisti, la messa in sicurezza di strade e piste ciclabili. Dal monitoraggio dellaTransport for London road network, emerge chedal 2018 gli incidenti che coinvolgono i pedoni sono diminuiti del 36%e quelli mortali o che causano lesioni gravi del 25%, incoraggiando inoltre i cittadini ad abbandonare l’auto. AHelsinkieOsloi limiti di velocità sono stati inaspriti per decenni e ridotti nuovamente nel 2019, quando il limite è sceso a 30 km/h sulla maggior parte delle strade residenziali e del centro città, e a 50 km/h sulle strade principali nelle aree suburbane. In entrambe le città, per la prima volta,nel 2020 non si sono registrate mortida quando, negli anni ‘60, è iniziato il monitoraggio. Accanto alla riduzione dei limiti di velocità, in tutta la città di Oslo nel 2017è stato imposto unaumentodel 70% dei pedaggiche ha portato a una diminuzione del traffico del 6%. Anche letariffe dei parcheggisono stateincrementate, fino al 50% nel centro città, per poi sostituire gran parte dei posti auto con circa56 chilometri di piste ciclabili.