Miliardi di persone a rischio esistenziale a causa della crisi climatica

L’accelerazione dellacrisi climatica e ambientale, conanomaliemai viste prima nell’oceano Atlantico eeventiestremi in altre parti del mondo, sta allarmando sempre di più lacomunità scientifica, che negli ultimi anni ha iniziato a esaminare alcuniluoghi che molto probabilmente milioni di persone saranno costrette ad abbandonare a causa delclimafuori controllo. Secondo il nuovo studioQuantifying the Human Cost of Global Warming,pubblicato a maggio 2023 sulla rivista scientificaNature Sustainability,fra i 3 e le 6 miliardi di persone entro la fine del secolo potrebbero trovarsi a vivere in zone difficilmente abitaliper gli esseri umani, costrette a subire continue ondate di calore,siccità, eventi estremi e una generale riduzione della disponibilità alimentare. La ricerca è stata condotta da un team internazionale guidato dal ricercatoreTimothy LentondellaExter Universitye dal ricercatoreChi XudellaNanjing University, che hanno voluto sottolineare comegià allo stato attuale tantissime persone stiano venendo espulse dalle loro nicchie climatiche. L’umanità ha potuto prosperare negli ultimi millenni grazie a unafavorevole combinazione di fattoripresenti in certe fasce del pianeta Terra, chiamatenicchie climatiche, dove le temperature (fra i 13 e i 29 gradi) e le precipitazioni hanno supportato lo sviluppo dell’agricoltura e delle civiltà moderne. Cosa che non potrebbe più essere garantita nelloscenario attuale che procede verso un aumento di 2,7 gradi delle temperature globali entro la fine del secolo. «I costi delriscaldamento globalesono spesso espressi in termini finanziari, ma il nostro studio evidenzia il fenomenale costo umano del fallimento nell’affrontare l’emergenza climatica. Le stime economiche tengono in considerazione quasi sempre i ricchi più dei poveri, perché hanno più beni da perdere e tendono a valutare le persone che vivono ora rispetto a quelle che vivranno in futuro. Noi invece stiamo considerando tutte le persone uguali in questo studio» haaffermato in un’intervista al GuardianTimothy Lenton. Secondo Chi Xu inoltre «le temperature elevate sono anche collegate a vari problemi tra i quali aumento della mortalità, diminuzione della produttività del lavoro, diminuzione delle prestazioni cognitive, apprendimento compromesso, esiti avversi nella gravidanza, diminuzione del raccolto, aumento dei conflitti e diffusione di malattie infettive». L’aumento delle temperature avrebbe unimpattocatastroficosoprattutto per alcuni Paesipopolosi come l’India, la Nigeria, l’Indonesia, il Pakistan e le Filippine, che subirebberoinizialmente enormi migrazioni interne e poi lo spostamento di centinaia di milioni di persone verso il nord del mondo. Nazioni come il Brasile, l’Australia, il Burkina Faso, il Mali, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti, il Niger e la parte meridionale degli Stati Uniti diventerebbero largamente inabitabili con incremento ulteriore del caos e dei flussi migratori verso i Paesi più temperati. Nei prossimi 50 anni potrebbe essere ridisegnata completamente la mappa delle comunità umanea livello planetario e questo ipotetico scenario è al centro anche dell’ultimo libro della scrittrice e giornalista Gaia Vince,Il Secolo Nomade. Come sopravvivere al disastro climatico(302 pagine, 27,00 euro). Pubblicato da Bollati Boringhieri,il saggio descrive non solo un possibile futuro dominato dalla crisi climatica, ma anche le azioni necessarie e i piani di adattamento che andranno implementati per affrontare questo cambiamento epocale.