Scandalo alla Cop28: gli Emirati Arabi spiavano le mail?

Scandalo alla Cop28: gli Emirati Arabi spiavano le mail?

 

«È come una multinazionale del tabacco supervisionasse il lavoro interno dell’Organizzazione mondiale della sanità». È così che l’eurodeputata francese Manon Aubryha commentatolerivelazioni esclusivedel quotidianoGuardiansu uno scandalo che farà molto discutere:l’accesso alle mail dell’ufficio sul vertice del climaCop28da parte dell’azienda petrolifera di Stato degli Emirati Arabi. LaAbu Dhabi National Oil Company(Adnoc) è stata consultata dagli uffici della conferenza anche su come rispondere a una inchiesta dei media. Le scoperta del quotidiano inglese getta una ulteriore preoccupazione sulla scelta di mettere alla guida dei negoziati sul clima (che si terranno a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre 2023)Ahmed al-Jaber, il sultano 49enne con molteplici ruoli: è Amministratore delegato della Adnoc dal 2016, è ministro dell’Industria e della Tecnologia, è a capo diMasdar, la compagnia di energia rinnovabile degli Emirati. E dal 2010 al 2016è stato l’inviato del sultanato agli incontri globali sul clima. Ma non finisce qui: è anche la prima volta che il leader di una società privata presiede una Cop. Le pressioni su al-Jaber per dimettersi almeno temporaneamente dal suo ruolo nella compagnia petrolifera sono andate a vuoto, anche perché alcune personalità di spicco a livello mondiale hanno appoggiato la sua elezione: tra questi, l’ex senatore americano John Kerry e il capo dell’unione europea Frans Timmermans. Insieme al sultano, a dirigere i lavori della Cop28 ci saranno due donne:Razan Al Mubarak, già presidente Iucn, eShamma Al Mazrui, già ministra per gli affari giovanili. Sempre ilGuardianaveva rivelato in unaprecedente inchiestachegli Emirati hanno il terzo piano più grande al mondo di espansione del petrolio e del gase intendono passare da 4 a 5 milioni di barili al giorno. Un progetto del tutto incompatibile con gli obiettivi sulla riduzione delle emissioni di gas e di uso di combustibili fossili delTrattato di Parigi, ratificato dallo stesso Paese arabo. L’agenda che il presidente della Cop28 dovrà stilare in vista della Conferenza includerà anche come rendere operativo ilfondoper le perdite e i danniloss and damageapprovato alla Cop27 in favore dei Paesi più colpiti dai cambiamenti climatici. «Non c’è posto per l’industria fossile nei negoziati globali sul clima», ha osservato Tracy Carty diGreenpeace International, tra le associazioni ambientaliste che più ha criticato la scelta del sultano ai vertici Cop28. La stessa francese Aubry è stata firmataria insieme a 133 politici internazionali di unalettera aperta agli Stati Uniti e alla Ueper rimuovere il sultano dall’incarico, dichiarando che gli uffici della Conferenza delle parti hanno perso ogni credibilità. L’inchiesta delGuardianè partita da una mail che il giornale stesso aveva ricevuto dagli uffici della Cop28 contenente la dicitura “Classificazione Adnoc: interna”. Grazie a esperti informatici delComputer Laboratorydell’University of Cambridge, si è scoperto che i server Cop e Adnoc condividevano lo stesso sistema primario di posta elettronica esterna, non garantendo così l’autonomia tra l’azienda e l’organismo dell’Onu. Dopo le indagini giornalistiche, il sistema è stato reso indipendente ma le polemiche non si sono placate. Secondo l’eurodeputatoBas Eickoutla presidenza della Cop28 agli Emirati Arabi «è una fusione degli interessi economici di un Paese fossile con un’agenda di transizione fondamentale». E ha nuovamente chiesto le dimissioni di Ahmed al-Jaber,