L’emancipazione femminile passa anche dallo sport

Nel nostro Paesele donne che fanno sport sono meno degli uomini, nonostante nel complesso rappresentino il 51,1% della popolazione. Su quasi 20 milioni di praticanti, infatti, solo poco più di 8 milioni e mezzo sono donne. Anche se con il passare degli anni questo divario si sta assottigliando, il tema non è da sottovalutare perché, oltre a incidere sulla salute femminile, comporta una serie diconseguenze negative poco note ma rilevanti. A dirlo, ilrapportoCensisDonne, lavoro e sport in Italia,del quale si è parlato in occasione della presentazione del progetto diFondazione LottomaticaeFijlkam(Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali),Fight like a girl, volto proprio aincentivare lo sport femminile, soprattutto in alcune zone d’Italia dove le ragazze che lo praticano sono ridotte al lumicino. «Losportpromuove i valori di inclusione, cooperazione e rispetto ma purtroppo, anche in questo ambito permangono, talvolta, disparità e squilibri di genere che occorre eliminare attraverso una pluralità di azioni – spiega la vice presidente vicario del ConiSilvia Salis– Dove il talento delle donne non è adeguatamente valorizzato o considerato o è, peggio ancora, umiliato, le conseguenze pesano sulle loro vite e sulla società nel suo complesso, che si trova a dover fare a meno di risorse preziose per capacità e competenze. Quello delle donne, e delle donne che fanno sport, è un contributo fondamentale alla crescita dei territori e di tutto il Paese». Sport, studio e lavoro Lo studio sottolinea come losportsia un forte veicolo diemancipazione femminile. Le sportive possiedono infatti titoli di studio più elevatidi chi conduce una vita sedentaria. Il 26,9% è laureata e il 36,5% è diplomata, contro il 9,7% di laureate e il 27,3% di diplomate che non praticano sport. Questo inevitabilmentesi ripercuote anche sulla vitalavorativa, con il 49,8% delle over quindicenni che fa sport occupate, il 17,6% studentesse e il 13,4% è casalinghe. Tra chi non fa sport, al contrario, prevalgono le casalinghe, che sono il 34,3% del totale, seguite da pensionate (24,2%), occupate (24,2% del totale) e studentesse (4,6%). Le donne che praticano sport sembrano anche essere più sensibili rispetto a temi ambientalie salutisti, e più inclini ad adottare stili di vita in linea con la salvaguardia del Pianeta, soprattutto in termini di mobilità e alimentazione. Il 74,6%di quelle tra i 18 e i 64 annipossiede una bicicletta, contro il 47,3% delle non attive; e il 25,9% delle sportive acquista abitualmente prodotti biologici, contro il 15,3% di chi non lo è. Alla luce di questo quadro, siccome senza donne che lavorano e fanno sport l’Italia cresce meno di quanto potrebbe, porsi l’obiettivo di aumentare il numero delle praticanti non è solo un tema di giustizia sociale e pari opportunità, ma anche di sviluppo e interesse nazionale. Fight like a girl Come accade per molti altri ambiti,la presenza di sportive non è omogenea a livello nazionalema diminuisce scendendo lungo lo stivale. Si va dal50,4% nel Trentino-Alto Adige, al13,4% in Calabria, preceduta da Sicilia (17,4%), Campania (17,7%) e Basilicata (17,9%). Dati che possono essere sovrappostiquasi completamentea quelli dell’occupazione femminile, che spazia dal 66,2% del Trentino-Alto Adige al 30,5% della Sicilia, preceduta dalla Campania al 30,6%, e dalla Calabria al 31,8%. SecondoSilvia Salisper invertire la rotta «servono campagne mirate, incentivi e maggiori investimenti per avvicinare le bambine e le ragazze allo sport sin dalla giovane età, con il fine di affermare con forza il valore dell’attività sportiva femminile e il diritto delle donne di praticare lo sport anche a livello agonistico. Solo così lo sport potrà diventare davvero un veicolo per promuovere la parità di genere nella società. A tal proposito, oltre agli sforzi individuali di atlete e dirigenti, servono anche politiche coraggiose e lungimiranti da parte delle istituzioni». Va in questa direzione il progettoFight like a girl, che punta afavorire la diffusione della pratica sportiva al femminilein alcune aree svantaggiate del Paese, in particolar del sud. Da ottobre 2023 a maggio 2024 Fijlkam, in collaborazione con società sportive dei vari territori, organizzeràcorsi gratuiti di judo e karate per studentesse di Napoli e Casal di Principe, Taranto, Gela e Lamezia Terme. Fondazione Lottomatica contribuirà a sostenere le migliorie agli impianti sportivi e a finanziare le attrezzature che si renderanno necessarie. «In Italia il 75% di chi pratica sport da combattimento è di sesso maschile, ma questo non ha impedito al restante 25% di farsi strada a suon di successi. Le nostre atlete riescono sempre a centrare il podio nelle competizioni più importanti come Europei e Mondiali – sottolineaDomenico Falcone, presidente Fijlkam – Gli stereotipi di genere riguardo alla pratica delle arti marziali purtroppo ancora oggi persistono e troppo spesso allontanano bambine e ragazze da discipline affascinanti ed educative che promuovono alti valori morali e permettono di far apprendere le tecniche dell’autodifesa, importantissime al giorno d’oggi. Non esistono sport maschili o femminili. Esiste lo sport e chiunque può praticarlo».