La crisi demografica non conosce confini

La crisi demografica non conosce confini

 

Ilcalo demograficosta investendo l’intero Pianeta, arrivando anche negli ultimi anni nella maggior parte dei Paesi ad alto o medio reddito. La crescita della popolazione mondiale, infatti, non procede così a rilento dal 1950, come emerge dalreportWorld population prospectsrealizzato dalle Nazioni Unite. Ma quali sono lecause? In primo luogo,diminuisce il tasso di fecondità(numero medio di nascite) anche per le donne meno istruite che, tradizionalmente, fanno piùfigli. Ci sono da considerare, poi, iproblemi economicie lecondizioni di vitanei diversi Paesi; per questo sempre più persone fanno fatica a fare figli. Un altro fattore riguarda anche lapandemia:l’elevato numero delle morti dovute al Covid-19 ha avuto infatti un impatto estremamente negativo sulla crescita demografica, che è inevitabilmente rallentata. Le situazioni più critiche si riscontrano inItaliae inGiappone. I dati Istat ci dicono che nel 2022 nel Belpaese la popolazione è scesaal di sotto dei 59 milioni,registrando un -0,3% rispetto all’anno precedente. In calo le nascite: soltanto392.598 contro 400.249 del 2021(-1,9% in un solo anno). Dall’altra parte abbiamo ilGiappone, investito dal calo demografico sin dagli anni ’80 e che nel 2022 ha registratomeno di 800.000 nascite(-5,1% rispetto al 2021). Non a caso,il Paese del Sol Levante è il più anziano del Mondo, con una popolazione over 65 che raggiunge il 29%. Non solo Italia e Giappone, anche molti altri Paesi asiatici o americani si trovano nella stessa condizione: è il caso dellaCorea del Sud,dove iltasso di feconditàha toccato quota0,8, neanche 1 figlio per donna; laThailandiapresenta un tasso pari a1,3mentre ilBrasileraggiunge l’1,8. Ma il dato forse più sorprendente riguarda l’India,che quest’anno supererà la Cina per il numero di abitanti:qui il tasso di fecondità èsceso a 2,1. Anche l’Europa sta attraversando una crisi demografica:nel 2020 la popolazione europea è diminuita di 744.000 persone,nel 2021 di 1,4 milioni. Complice anche la pandemia, la situazione non è destinata a migliorare: secondo le proiezioni diEurostat, entro il 2100 la popolazione europea potrebbe subire un calo del 6%, pari a 27,3 milioni di persone. Uno dei rimedi principali per contrastare l’abbassamento del tasso di natalità sarebbe favorire l’immigrazione.Ma qui sorge un altro problema. Forse, per la prima volta, iltasso di natalità è in declino anche nei Paesi africani: anche in questo caso, è emblematico il rapporto realizzato dalle Nazioni Unite. Secondo le previsioni, laNigeria, per esempio, entro il 2100 conterà circa 550 milioni di persone,riducendo le stime fatte circa 10 anni fa di oltre 350 milioni di abitanti.Sempre la Nigeria, secondo il sondaggio realizzato dall’Onu, ha visto ridurre iltasso di fecondità da 5,8 a 4,6 in solamente 5 anni. Non soloAfricasubsahariana, anche la zona delSahelè investita dalla crisi demografica: in Mali, il tasso di fecondità è sceso da 6,3 a 5,7 in 6 anni; in Senegal ha raggiunto quota 3,9 che, rispetto a 10 anni fa, significa 1 figlio in meno per donna; in Ghana si arriva a 3,8 e in Gambia a 4,4 rispetto a 5,6 del 2013. Anche l’Etiopia e il Kenya seguono questa tendenza. Da sottolineare,il Niger che presenta il tasso di fecondità più alto del mondo:nel 2012 il valore era pari a 7,6 mentre ha toccato il 6,2 nel 2021. Niente a che vedere con i numeri europei o asiatici, ovviamente, mail calo è evidente seppur non in maniera omogenea.Paesi come l’Angola o ilCongopresentano tassi ancora estremamente elevati. Ma quali sono i motivi principali per i quali stiamo assistendo a questo fenomeno? Negli ultimi anni, l’utilizzo dellacontraccezioneè in costanteaumento: in Malawi e in Kenya più della metà delle donne sposate utilizza i contraccettivi più moderni, come per esempio la pillola. In Senegal la percentuale di cittadine che utilizza metodi contraccettivi è raddoppiata negli ultimi 10 anni, arrivando a toccare il 26%. In aumento anche in Nigeria: dall’11% al 18% negli ultimi 5 anni. Un altro fattore riguarda l’istruzione femminile: in Angola, le donne non istruite hanno un maggior numero di figli (circa 7 o 8), mentrele ragazze istruite si fermano a 2 o a 3 figli.Negli ultimi anni, inoltre, si stapuntando molto sull’educazione femminilein questi Paesi, motivo per il quale il tasso di fecondità è probabilmente destinato a scendere. Di base, il calo demografico rappresenta una vera e propriaminaccia per l’economia globale: aumentano i costi a causa dell’invecchiamento della popolazione, quindi si registra una spesa maggiore per l’assistenza sanitaria e lepensionie, al tempo stesso, diminuiscono le entrate; diminuisce poi il lavoro, quindi rallenta la crescita economica. Per quanto riguarda iPaesi africani, invece, la situazione è pressoché opposta: diminuendo il tasso di fecondità,si riduce il divario tra il numero di bambini e il numero di adulti.Si riducono legravidanze adolescenzialie, di conseguenza,calano i problemi di salute delle giovani donne. Infine, aumenta la forza lavoro, sia maschile che femminile, che potrebbe dare una forte spinta all’economia.