Consumo suolo: in 15 anni perso un territorio come Roma

Consumo suolo: in 15 anni perso un territorio come Roma

 

Dopo l’alluvione in Emilia-Romagna(come se fosse necessario sempre aspettare la tragedia prima di renderci conto di un problema) è tornato in discussione il tema delconsumo di suolo in Italia.Questo anche perché negli ultimi 15 anni(dal 2006 al 2021)abbiamo detto addio nello Stivale a un territoriopari all’intero Comune di Roma,tanto per dare un’idea. Secondo il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa)ormaiil 7,1% del suolo nazionale è consumato da opere di cementificazione: siamo quasi al doppio rispetto allamedia europea del 4,2%e il quinto peggior Paese d’Europa. Consumare suolo ecementificare, senza lasciare il corretto spazio alla natura, significa trasformare terreni che nel tempo saranno sempre più inadatti a reggere gli impatti della crisi climatica, dalle grandi inondazioni alle ondate di calore che probabilmente arriveranno questa estate. Eppure, continuiamo a costruire:in Lombardia l’occupazione del suolo è addirittura del 12,1%, in Veneto del 11,9%, in Campania del 10,3%. L’Emilia-Romagna, che oggi prova a rialzarsi, solo tra il 2020 e il 2021 è stata la terza Regione per consumo di suolo (incremento di 658 ettari ogni anno).Di fatto abbiamo ormai superato la soglia dei 2 metri quadrati al secondocon quasi 70 chilometri quadrati di nuova occupazione di edifici, infrastrutture, insediamenti ogni anno. Praticamente è come se ci fossimo giocati unterritorio grande come Mantovao Pavia, mentre ogni anno le aree edificate sono aumentate di 1.153 chilometri quadrati, tanto quanto Roma appunto. Asfaltoe cemento contribuiscono a rendere glieffetti del caldo sempre più intensi,così come a privare i terreni del giusto drenaggio, ma anche ad aumentare la frammentazione degli habitat dove vivono fauna e flora e, di conseguenza,danneggiare la biodiversità. Nella Giornata mondiale dell’ambiente, al grido di“OnlyOneEarth”, ci viene ricordato che abbiamo una sola Terra: eppure continuiamo a consumarla senza che poi si possa tornare indietro. Se si osserva nel dettaglio la condizione delle province, sempre secondo i dati Istat del 2021,Monza e Brianza ha la maggior percentuale di suolo consumato (40,7%). Seguono Napoli (34,6%) e Milano (31,7%). 3 province che erano già sul podio nel 2006 e continuano a consumare e cementificare: un fenomeno che si registra soprattutto nelle grandi aree di insediamenti urbani in territori vasti (come può essere la pianura). Al contrario,a consumare meno,per esempio, sono:Lucca, Pistoia, La Spezia, Genova, Trieste o Firenze, mentre le zone dove cresce l’edificazione si trovano in Puglia (Bari, Brindisi o Taranto) e in Romagna (Ravenna). Per iniziare davvero a invertire la rotta sul consumo di suolo oggi i tecnici indicano la necessità disnellire la burocrazia delle cabine di regia, di accentrare le competenze e di ripensare al futuro, per esempio tramite lo sviluppo dipoche opere mirate(come le casse di espansione) e con maggiori freni all’utilizzo dei suoli per uso antropico. Ma serve anchepianificare attraverso dettagli, individuando confini tra città e campagne netti e varando leggi per la riduzione del consumo di suolo, magari guardando a quell’Europa che a luglio dovrebbe discutere la proposta della direttivaSoil health – protecting, sustainably managing and restoring Eu soilsper tentare di regolare il problema.