Pandemia e guerra non hanno colpito la blue economy

In Italia, negli ultimi anni, l’economia delmareè in continuacrescita:è un settore molto ampio e riguarda essenzialmente la preservazione delle risorse geologiche e del patrimonio paesaggistico costiero, la difesa degli stock ittici e delle specie viventi, la produzione e la distribuzione dell’energia rinnovabile che si ricava dal mare, le attività portuali, tutto il comparto navale che va dalla costruzione ai trasporti marittimi, fino a toccare il turismo costiero e l’acquacoltura. È anche uno dei settori cheha superato al meglio la crisi pandemicae le conseguenze dell’invasione dell’Ucraina, nonostante sia stato uno dei più colpiti. Lablue economy, infatti, ha prontamente affrontato la diversificazione energetica richiesta dal particolare periodo storico,riducendo dal 40% al 7% il gas importatodalla Russia. Grazie al rafforzamento del ruolo svolto dai gasdotti marittimi e al miglioramento degli impianti di rigassificazione, infatti, la diversificazione energetica è avvenuta nel migliore dei modi. Non solo: il ruolo dell’economia del mareè stata centrale anche per l’incremento delleesportazioni extra Ue, aumentate del20,2% nel 2022, favorendo l’apertura commerciale del settore manifatturiero. La strategicità del settore marino è sottolineata anche dal fatto che risulta centrale per la trasmissione di energia elettrica, grazie alla rete di elettrodotti presenti tra l’Italia e la Grecia o tra l’Italia e Malta. Ma è fondamentale anche per lagestione delcarbonio: ne è un esempio la costruzione di impianti sottomarini dedicati alla cattura e allo stoccaggio dell’anidride carbonica (Ccs). Un settore, quindi, in continuo sviluppo e che svolge un ruolo centrale nel nostro Paese, come emerge dall’XIRapporto Nazionale sull’economia del marea cura diOssermare(Osservatorio Nazionale sull’economia del mare) in collaborazione con ilCentro studi delle camere di commercio Guglielmo Tagliacarne.Il report mette in evidenza dei dati assolutamente rassicuranti, sottolineando un continuotrend positivo del settore, in particolare per quanto riguarda il comparto manifatturiero, la cantieristica e la produzione ittica. Andiamo nel dettaglio: prima di tutto bisogna sottolineare il completosuperamento della crisi pandemicada parte del settore. Si registra unacrescita del 9,2%nel 2021, rispetto a una media nazionale del 6,4%, inoltre, il settore dellablue economyoccupa circa 914.000 posti di lavoro. Si capovolge anche la situazione territoriale, che vede solitamente le regioni del Nord Italia come quelle più virtuose: questa volta,si fa meglio nelle Regioni centrali e nel Mezzogiorno,dove si concentra il 61% del valore aggiunto della filiera marittima e che vedono il67,3% degli occupati nel settore. In aumento anche leimprese: rispetto al 2019, nel 2022 il tessuto imprenditoriale della blue economy ha registrato unaumento del 4,4%,mentre nel Mezzogiorno la crescita è raddoppiata, raggiungendo quasi il 10%. Da sottolineare la forte presenza diimprenditoria giovanile, che rappresenta sicuramente un elemento positivo per una crescita futura. Per fornire un quadro completo, anche a livello europeo, possiamo fare riferimento alrapporto annuale pubblicato dalla Commissione europea,The Eu Blue economy report 2023. L’indagine evidenza l’evoluzione dell’intero settore nel periodo di tempo che va dal 2010 al 2023, sottolineando come tutti i “micro-settori” che sono stati analizzati hanno migliorati i propri rendimenti economici. I maggiori incrementi del valore aggiunto (differenza tra il valore della produzione e i costi sostenuti per la produzione stessa) si registrano nei seguenti settori:risorse biologiche(+25%),attività portuali(+25%),energiaeolica offshore(+1762%),costruzione e riparazione navale(+22%). Da questi dati, dunque, emerge chiaramente un settore in salute e che è destinato a crescere: è fondamentale per velocizzare latransizione verde, sfruttando il ruolo del mare e degli oceanisia dal punto di vista economico che dal punto di vista ambientale e sostenibile.