India: test di verginità alle donne vittime di stupri

India: test di verginità alle donne vittime di stupri

 

Un incubo senza via d’uscita: questo è ciò che accade alleindianeche decidono didenunciare una violenza sessuale. In India, infatti, le donne e le ragazze vittime di stupri sonoobbligate a sottoporsi al “test di verginità” (anche conosciuto come “test delle 2 dita”), una pratica invasiva proveniente dal 18° secolo, eppure ancora presente oltre che in India anche inAfghanistan, Bangladesh, Indonesia,Iran, Pakistan, Sri Lanka e Tagikistan. Il testnon ha alcun fondamento scientificoed è quindi usato esclusivamente come pretesto percriminalizzare le donne che hanno avuto rapporti sessualie poterle così distinguerle tr“pure”e “impure”; e, non meno importante, farcadere le eventuali accuse di stupro nel caso in cui la ragazza violentata non sia vergine. Il dottorIndrajit Khandekar, professore presso il Dipartimento di Medicina Legale alMahatma Gandhi Institute of Medical Sciences(Mgims), contrario alla pratica e che da anni combatte per la sua abolizione, ha dichiarato aThe Probe: «Ho interagito con molte vittime di stupro. Quando ho chiesto ad alcune di loro cosa pensassero del test, quasi tutte mi hanno confessato che è un’esperienza molto dolorosa e traumatica». Il medico ha poi aggiunto che la maggior parte delle donne sottoposte all’esame provengonoda famiglie a basso redditoe che molte non sanno per quale motivo vengono sottoposte alla pratica. Dopo aver subito una violenza fisica queste donne sono, dunque, costrette a subire un’ulteriore violazione“nel” e “del” proprio corpo: un’esperienza che può peggiorare le loro condizioni psicologiche ed emotive. Manisha Gupte, fondatrice e co-convenor dell’organizzazioneMahila Sarvangeen Utkarsh Mandal(Masum), sempre aThe Probe, ha spiegato che questa pratica è lo specchio di unasocietà maschilistache, invece di proteggere le vittime di stupro, lecolpevolizza, rivittimizzandole una seconda volta. «Se una vittima ha avuto rapporti sessuali con un uomo 5 volte, la sesta volta non può essere considerata stupro.Ritengono che la vittima dello stupro non dovrebbe essere abituata al sesso.Per loro, la verginità è innocenza, e qualcuno che è innocente potrebbe essere violentato, ma una non vergine non può essere violentata» ha detto Gupte. L’attivista ha inoltre rivelato un altro aspetto scabroso che ruota attorno a queste pratiche:a Bombay il test di verginità è stato condotto sul cadavere di una suora violentata e poi uccisa. Va ricordato, riportaOpen Global Rights, che il “test di verginità” è stato dichiaratoincostituzionale nel 2014,mentre la Corte Suprema ha stabilito che qualsiasi medico che svolge un test di verginità violando le istruzioni del tribunale è colpevole di cattiva condotta; purtroppo, il test viene ancora praticato. C’è, però, un piccolo spiraglio di luce: la sentenza nel caso delloStato di Jharkhand v. Shailendra Kumar Rai (2022)ha definito il test “regressivo e invasivo” e privo di “alcuna base scientifica che non dimostra né confuta le accuse di stupro” in un presunto caso di aggressione sessuale. Se questa sentenza può essere considerata un passo verso l’abolizione del test,il contesto sociale indiano si presenta ancora inadatto per aiutare e sostenere le donne che hanno subito violenze. Secondo il rapporto (2016-2021) delNational Crime Records Bureau (Ncrb), riportato dallaBbc,nel 2021 la polizia ha registrato 31.878 stupri,segnalando un aumento rispetto a quelli avvenuti nell’anno precedente (28.153). A preoccupare, tuttavia, non sono solo i numeri:le donne che in India denunciano vengono stigmatizzate dalla società, colpevolizzate, maltrattate o ripudiate, mentre le loro famiglie possono essere isolate dalla comunità. La tragica storia diBilkis Banoe il rilascio, da parte del Primo ministro dell’India Narendra Modi, dei suoi stupratori, nonché assassini della sua famiglia e della sua bambina di 3 anni, dimostrano l’inadeguatezza delle istituzioni e delle autorità indiane nella tutela verso le donne. La“prova di verginità”non è comunque usata esclusivamente per i casi di violenza, ma anche pertestare la “purezza” delle futurespose:un’usanza ancora fortemente presente nellacasta Kanjarbhatdel Maharashtra, in India. La prima notte di nozze i 2 sposi devono consumare il loro matrimonio su un drappo bianco all’interno di una loggia,se il lenzuolo si macchiadi sangue quella viene considerata la prova che stabilisce chela giovane sposa era vergine. Il lenzuolo macchiatoviene poi esibito in pubblico,dichiarando: “Maal Khara hai” (buona, pura), in caso contrario si esclamerà “Maal khota hai” (merce avariata). La sposa che non risulta essere stata illibata prima del matrimonio, vienepicchiata e la sua famiglia ostracizzata e isolatadalla casta. Contro questa praticasi sono opposti, nel 2018, Vivek Tamaichikar e la sua futura moglie Aishwarya Bhat; Vivek ha inoltre creato un gruppo Whatsapp chiamatoStop the V-Ritual,per riunire i membri della comunità che vogliono porre fine alla pratica. I componenti del gruppo però sono stati aggrediti ripetutamente in questi anni.