Che cos’è il gender well-being gap?

Che cos’è il gender well-being gap?

 

La lista dellediseguaglianze di generesi allunga: oltre alle ormai notedifferenze tra uomini e donnenelle opportunità dicarriera, nell’accesso ai vertici dellapolitica, nelleretribuzioni(il famosogender pay gap), si è scoperto che esiste un’altra forma di disparità che tante donne sospettavano esistesse senza sapere come chiamarla: ilgender well-being gap, ovvero una differenza di genere per quanto riguarda il benessere individuale. 2 economisti, David G. Blanchflower delDartmouth Collegee Alex Bryson delSocial Research Institutepressol’University College London, hanno analizzato55 indici di benesserein diversi sondaggi internazionali su 167 Paesi e hanno scoperto che ledonnein tutto il mondo sono più propense degli uomini a sentirsidepresse, sole, ansiose, abbattute, tese, frustrate, tristie a soffrire didisturbi del sonno. Il loro studio, pubblicato dalNational Bureau of Economic Research(per ironia della sorte, proprio a ridosso dellaFesta della Mamma) ha chiarito che l’esistenza del gender well-being gap è evidente enon viene scalfita da variabili esterne come l’età, il periodo di riferimento e il luogo di provenienza.In particolare, la ricerca ha confermato i risultati di precedenti studi, cioè che le donne continuano ad avere livelli di salute mentale più bassi degli uomini: si può parlare anche di un vero e propriomental health gap. Nonostante i dati non lascino dubbi (le donne hanno avuto percentuali più alte rispetto agli uomini in tutti gli indici negativi e più basse in quasi tutti gli indici positivi di benessere), Blanchflower e Bryson hanno notato un paradosso: nei 3 indici di benessere generale, come lasoddisfazioneriguardo la propria vita e lafelicità, le donne hanno avuto risposte analoghe o anche maggiormentepositive rispetto agli uomini. Questa soddisfazione globale non dovrebbe trarre in inganno, ha chiarito Blanchflower in un’intervista alNew York Times. Per spiegare questa contraddizione i 2 esperti hanno avanzato alcune ipotesi: “le donne – si legge nel paper – affrontano un mondo che, ancora oggi, èpatriarcale,strutturato dagli uomini,per gli uomini”e che le rende più esposte a disturbi di ansia e depressione. Nonostante ciò, sembra che siano più propense ad affermare di essere felici perché per loro è“la cosa appropriata”,visto che si sono sempre sentite dire chedevono essere sorridenti e ben disposte. Per alcune donne che si dedicano ai lavori di cura “essere una brava madre o casalinga – scrivono gli autori – è un surrogato del successo lavorativo che gli uomini possono raggiungere” esi finisce per accontentarsi di ciò che si ha,anche perché le donne in genere sembrano avere “aspettative e aspirazioni più basse rispetto agli uomini”. A chi ha immaginato che l’esseremadresia una delle motivazioni per cui il genere femminile possa sentirsi esausto e stressato, ma in definitiva soddisfatto, l’esperto ha risposto: «Può essere, maabbiamo controllato donne con e senza figli e finora non abbiamo visto differenze». Un altro paradosso emerso dalla ricerca (e più difficile da comprendere, secondo Blanchflower) riguarda gliuomini. Benché ottengano punteggi migliori delle donne in molti indici di misurazione della felicità e di frequenza di alcune malattie (come pressione alta, dolore e mancanza di sonno),la loro aspettativa di vita è più bassae hanno più probabilità di morire per ragioni di forte malessere come il suicidio, l’overdose e la cirrosi epatica. Una delle possibili spiegazioni citate nello studio è che il tasso di frequenza della malattia è più alto per gli uomini di mezza età e specialmente tra quelli con un livello di istruzione inferiore ed è proprio tra questi gruppi che si verifica il maggior numero di casi dimorteper motivi di disperazione. Riguardo al fatto che sono stati2 uomini a teorizzare l’esistenza di una disparità di benesserea danno delle donne, Blanchflower ha chiarito: «Non ho alcun pregiudizio. Sono un esperto di dati». Il professore di economia del lavoro ha spiegato alNew York Timesche gli studi relativi alla felicità non sono molto distanti dalla sua area di ricerca come potrebbe sembrare perché, in fondo,l’obiettivo dell’economia è proprio quello di rendere le persone felici.