Licènziáti: chi sta perdendo il lavoro oggi a Lyft?

Per lebanche, le grandiimprese del settore techemultinazionalinon è decisamente un buon momento:incertezza finanziariae riduzioni significative degli investimenti hanno colpito le enormi aziende. Come accade per ognicrisi economica, a patire le vere conseguenze sulla propria pelle è ilmondo del lavoro: non bastano riduzioni di capitale sociale e ricorso a sovraindebitamento per salvare i titoli sui mercati, spesso sospesi per eccessivo ribasso.Bisognalicenziare, tagliare le posizioni ormai superflue. L’ondata di tagli al personale sbarca nel settore delride hailing, ossia il servizio che connette, tramite app o portale online, utenti che necessitano un passaggio e conducenti di veicoli privati, ossia i driver. Negli ultimi anni, complice anche la pandemia, tra le molte imprese tecnologiche che si sono affacciate a questo business particolarmente redditizio c’è suLyft, azienda fondata a San Francisco nel 2012 che offreservizi di trasporto privatoe un sistema dicondivisione dibiciclettee noleggio di auto, attivo negli Stati Uniti e in alcune città canadesi. Si tratta della seconda compagnia di ride sharing negli Usa subito dopoUber, anch’essa di San Francisco. Quest’ultima (che a dicembre 2022 contava un fatturato di 8,61 miliardi) è riuscita a piazzarsi come principale player nel mercato del trasporto automobilistico privato statunitense grazie a investimenti mirati e diversificazione del proprio business attraversoUber Eats,piattaforma di consegna di cibo online operativa in oltre 6.000 città di 45 Stati, che proprio a marzo 2020 ha registrato un aumento del 30% dei nuovi clienti. Sul versante opposto,Lyftnon è riuscita ad allargare la sua influenza sul mercato mondiale, pagando la sua minore elasticità conricavi di 1,2 miliardi di dollarinelquarto trimestre del 2022e una perdita netta di 588,1 milioni, in forte aumento rispetto allo stesso periodo del 2021. Un risultato che, pur essendo il più alto nella storia dell’azienda, secondo il suo direttore finanziario Elain Paul, appare tuttavia deludente rispetto alle stime di Wall Street e dei vertici della società. Ecco perché David Risher, già dirigente a Microsoft e Amazon e che, proprio questo aprile, ha assunto la carica di amministratore delegato, ha dichiarato in una nota aziendale cheentro la fine del mese ci sarà unsignificativo taglio al personale. Anche se non è stato chiarito l’ammontare del ridimensionamento dell’organico, una fonte attendibile e vicina ai piani alti dell’impresa fa sapere alNew York Timese alWall Street Journalche la decisone potrebbe mandare a casa circa1.200 persone, pari al30% dell’intera forza lavoro diLyft, che conta già 4.000 dipendenti. Non è certo una novità per i lavoratori della compagnia di San Francisco che, dopo il licenziamento di 683 dipendenti deciso nel novembre scorso, avvertivano nell’aria il rischio di ulteriori (drastiche) riorganizzazioni interne finalizzate a «ridurre i nostri costiper offrire corse convenienti, guadagni convincenti per i conducenti e unacrescita redditizia», spiega Risher, che intende canalizzare il denaro in precedenza destinato alle buste paga dei dipendenti «per investire in prezzi competitivi, tempi di ritiro più rapidi emigliori guadagni per i conducenti».