Lago di Vico: il suo inquinamento arriva al Consiglio di Stato

Lago di Vico: il suo inquinamento arriva al Consiglio di Stato

 

La causa per arginare l’inquinamento delLago di Vico, in provincia diViterbo, arriva al Consiglio di Stato. Da ottobre 2022Lipue l’associazione internazionaleClientEarthstanno lottando per rendere nuovamente l’acqua potabile per i comuni diRonciglione e Caprarola. A causa delle coltivazioni intensive, soprattutto di noccioli, nell’area è stata dispersa una grande quantità di nitrati. Tali sostanze, utilizzate come fertilizzanti, sono dannose per la salute umana e per l’ecosistema lacustre. «Questo caso è unico nel suo genere, perché dimostra come un utilizzo negativo del territorio abbia effetti sulla biodiversità e sul benessere delle comunità – spiegaFrancesco Maletti, avvocato diClientEarth –Quindi non è strategico solo per laTuscia, ma per l’intera Europa». La produzione di nocciolenell’Alto Lazioè un’attività molto redditizia e diffusa. In particolare, negli ultimi anni, iLaghi di Bolsenae di Vicone hanno visto un aumento esponenziale. Anche in seguito al lancio, da parte delGruppo Ferreroe della sua controllataFerrero Hazelnut Company, delProgetto Nocciola Italia,le piantagioni sono arrivate a coprire più di21.700 ettari nella regione.L’obiettivo del colosso dolciario è infatti quello di aumentare del 30% gli ettari dedicati a questa coltura entro il 2025, per garantirsi un approvvigionamento prevalentemente italiano. «Abbiamo iniziato a occuparci del caso a giugno 2022, raccogliendo dei dati e della documentazione scientifica, per descrivere lo stato di degrado ambientale che stava sperimentando il territorio», a causa delle attività di coltura intensiva e monocoltura. «Sono emerse violazioni di tre norme europee: laDirettiva Natura 2000, sulla tutela degli habitat naturali, la Direttiva Nitrati e quella sulle Acque potabili– spiega Maletto – Per questo, ci siamo rivolti al Tar Lazio per chiedere che la Regione facesse rispettare gli obblighi comunitari». In particolare,Lipu e ClientEarthcontestavano alla giunta di non aver identificato l’area del Lago di Vico, come vulnerabile, nonostante la graveeutrofizzazionein atto nel lago.La fioritura di alghe rosse, incentivata dai nitrati, toglie ossigeno all’acqua e compromette così la sopravvivenza di animali e altre piante. Le sostanze fertilizzanti disperse nel bacino sono cancerogene e hanno reso le risorse idrichedei Comuni di Ronciglione e Caprarolanon più potabili. Il 3 febbraio 2023 «il Tar del Lazio si èespressoin modo favorevole sul “tema nitrati” e ha obbligato la Regione ha pronunciarsi in materia». La giunta, come risposta al provvedimento, ha promesso di rende l’area “zona vulnerabile ai nitrati”e di promuovere l’adozione di regole più severe per l’utilizzo di fertilizzanti. Non è andata altrettanto bene per gli altri due temi al centro della causa: «La sentenza si è limitata alle questioni formali e procedurali. Non è entrata nel merito della potabilità dell’acqua o della conservazione della biodiversità. Così abbiamo deciso di fare ricorso al Consiglio di Stato», cioè l’ultimo grado di giudizio amministrativo, racconta l’avvocato diClientEarth. «La Commissione europea è già attiva sulle violazioni sistemiche riguardanti le concentrazioni dei nitrati e la tutela degli habitat, ma è difficile che intervenga su un tema così specifico, come quello che riguarda l’area della Tuscia – spiega ancora Maletti – Anche per tale ragione, questa fase del giudizio è cruciale». Nel caso sono coinvolti anche gli agricoltori del territorio e associazionicomeBiodistretto della Via America e delle ForreeIsde Viterbo. «Ci confrontiamo sempre con questi interlocutori e non vogliamo sostituirci a loro. La situazione è molto complessa però e non sempre i cittadini hanno le risorse economiche per affrontare processi di questo tipo – afferma l’avvocato –ClientEarthcerca quindi di offrire loro degli strumenti per un’azione mirata. Cause come quella del Lago di Vico possono essere anche deigamechanger, a livello europeo». L’obiettivo, specifica Maletti, non è «prendersela conFerrero, che ha i suoi interessi economici nell’area, o con chi coltiva il nocciolo, ma con le amministrazioni competenti e le autorità locali che non tutelano il benessere delle persone».