Splash! Carta da forno, olio e pile: dove si buttano?

 

L’insegnamento dellaraccolta differenziatanelle scuole dovrebbe essere una materia obbligatoria. “A cosa serve, il suo significato e i suoi simboli” potrebbe essere il titolo della prima lezione, a cui tutti gli studenti italiani dovrebbero assistere. Gli allievi dovrebbero impararecome dividere i rifiutinei contenitori e le regole per farlo in modo corretto, oltre al funzionamento diriciclo e smaltimento. D’altra parte, i Comuni potrebbero tenere corsi ad hoc, visto che le indicazioni variano in base alla località. In fondo siamo tutti studenti e apprendisti della vita, pieni di dubbi, confusi e sempre di fretta. Soprattutto quando si parla di differenziare.Dove si butta questo? E quello?Si tramandano leggende di persone sopraffatte dall’incertezza davanti ai cassonetti tra plastica, vetro, carta, umido e indifferenziata. E i rifiuti ingombranti? Ah, già. Scherzi a parte, qui si fa sul serio. Se ti è capitato di restare di fronte a un bidone insicuro ed esitante sul da farsi con un oggetto in mano, per qualche istante o per ore, sei nel posto giusto. Questa rubrica cerca didissipare la nebbia della raccolta differenziatache avvolge alcuni oggetti e materiali, per evitare errori e fare “Splash” nel contenitore giusto. Carta da forno Sia tu che sia una persona abilissima ai fornelli sia che il tuo sport preferito sia assaggiare ogni cibo, in qualche occasione avrai sicuramente avuto a che fare con lacarta da forno, accessorio dacucinapresente in tutte le abitazioni, fondamentale per la preparazione di piatti salati e dolci. Il suo compito principale è evitare che gli ingredienti si appicchino al fondo durante la cottura. Tanti potrebbero essere portati a confondere questo materiale con una carta qualsiasi. In realtà le caratteristiche dellacarta da fornosono pensate appositamente per renderla resistente al calore e impermeabile a liquidi e unto. Per questi motivi la carta da forno non può essere riciclata e va gettata nellaraccolta indifferenziata, sporca o pulita che sia. Inoltre è sempre bene controllare e seguire le indicazioni sulla confezione: se l’etichetta parlasse di materialeorganico, compostabilee biodegradabile, allora andrebbe buttato nel secchio dell’umido. Olio Olio extravergine di oliva, di semi di girasole, di cocco. Ne esistono tanti tipi diversi ma una cosa è certa: con le sueolive, il made in Italy è in prima fila tra le eccellenze del settore. L’olio, sacro e “animal cruelty free”, per l’incoronazione dire Carloe della regina consorte però arriva da Gerusalemme. È stato ricavato utilizzando olive raccolte da due oliveti situati sul Monte degli Ulivi, poi spremute appena fuori Betlemme. Il momento dell’unzione all’abbazia di Westminster si è svolto dietro a un paravento. A questo punto occorre ricordare che l’olio esausto non è un rifiuto organico, non è biodegradabile e non va versato negli scarichi domestici. Potrebbe inquinare l’acqua e danneggiare terreni. Per il suo smaltimento,va portato alle isole ecologiche più vicine. Potrebbero anche esserci punti attrezzati per raccoglierlo nelle vicinanze, come supermarket o pompe di carburante. Intanto la famosa catena internazionale di caffetterieStarbucksha portato anche in Italia il caffè con l’olio extravergine:si chiama Oleatoe unisce la varietà arabica con un’emulsione della miscela di olive mediterranee del marchio sicilianoPartanna. Entro quest’anno è stata annunciata la sua esportazione all’estero. Pile Nella nostra vita di tutti i giorni siamo circondati dapile e batterie. I giocattoli per bambini ne sono strapieni, a esempio, e quando si esauriscono spesso sono fonte di pianti disperati e capricci. Perché questi piccoli oggetti che danno la “carica” ad altre componenti hanno proprio questo difetto: a un certo punto si scaricano, smettono di funzionare e rischiano di diventare un problema dal punto di vista del lorosmaltimento. Sono rifiuti pericolosi che contengono materiali tossici come mercurio e cadmio. Una volta esaurite, vanno gettate negliappositi contenitoriche si trovano in giro per le città. Io l’ho visto dal ferramenta ma si trovano anche nei negozi in generale e nelle scuole. Ama dice che a Roma ci sono 900 raccoglitori distribuiti qua e là. SuLa Svoltaabbiamo parlato di ben due progetti, della startup pugliese AraBat e della Nanyang Technological University di Singapore, che voglionoutilizzare gli scarti di cibo perriciclare le batterie: così le bucce di frutta potrebbero dare loro una nuova vita.