La siccità fa crescere la voglia di dissalatori

Idissalatori marini in Italiasembrano destinati ad aumentare, anchea causa dellasiccitàe del riscaldamento globale, sulla scia dell’espansione del mercato di queste infrastrutture dalQataraIsraele, dotato degli impianti più grandi, fino alla Spagna che con 765 siti è il maggior investitore del settore: nel mondo sono quasi 20.000. Il motivo principale è che mancal’acqua, la desertificazione avanza e servono soluzioni integrate, ma non bisogna dimenticare l’impatto ambientale, L’Aipo -Agenzia Interregionale per il fiume Po-ha definito la situazione attuale comela nuova normalità. In questo contesto, nei giorni scorsi, si è riunita per la prima volta laCabina di regia per l’emergenza idricache, con il neocommissario straordinario Nicola Dell’Acquain prima linea, ha inserito idissalatorifra le proprie priorità. Inoltre non è un caso che le norme delDecreto siccitàabbiano semplificato gli iter autorizzativi per la realizzazione deidissalatori, “spinti” anche dalle linee guide del Pnrr. Su quel fronte nella Penisola si parla già di “modello Genova”: un progetto presentato qualche tempo fa dal sindaco Marco Bucci intende trattare insieme l’acqua dei depuratori e quella marina dissalata, per portare tutto al nord e in Pianura Padana attraverso un tubo presente e inutilizzato al porto Petroli. L’iniziativa non è ancora pubblica ma la sua sede sarebbe già stata individuata nella zona delle acciaierie vicine al depuratore di Cornigliano. Intanto, se la Regione Liguria comunica che servono 800 milioni per combattere la siccità, i prof universitari dicono no proprio aidissalatori. D’altra parte che cos’èun dissalatore? Questo “apparecchio” permette di ottenere acqua a basso contenuto salino, da riutilizzare per scopi alimentari e industriali, oltre che per l’irrigazione e per uso potabile. Si tratta di una soluzione molto elaborata dal punto di vista tecnologico, piuttosto impegnativa sul piano dei costi e abbastanzaimpattante per l’ambientema in questo quadro di crisi idrica estrema può fare gola specialmente alSud, nelle piccole isole ma pure inSiciliae inSardegna. Quest’ultima tra l’altro vanta un sito industriale a Cagliari, al servizio della raffineriaSaras. E dove sono situati i12dissalatoridel nostro Paese? Solo per fare un esempio, la compagniaSuez Italiasta costruendo un impianto all’Isola d’Elba, con una capacità di 80 litri al secondo che sarà a disposizione a partire dal 2024. Dal canto suoTaranto, con il sostegno dei fondi del Pnrr, attende il via alla gara per creare il più grandedissalatorenazionale, da 55.000 metri cubi d’acqua al giorno: l’entrata in funzione a pieno regime è attesa però solo per la metà del 2026. Così nello Stivale si sta strutturando una sorta di filiera di questi impianti. Idissalatori, come si diceva, presentano comunque alcuni difetti ancora da superare, a partire dagli alti costi di costruzione fino alle difficoltà nella gestione di infrastrutture così complesse, ma soprattutto hanno un elevatoimpatto ambientale, in particolare a causa dei residui della dissalazione e del notevole consumo energetico.