Expo 2030: una svolta economica per Roma

Il 23 novembre ilBureau International des Expositions(Bie), l’organismo che si occupa di Expo,deciderà se l’Esposizione Universale si terrà aRomaoppure in una delle altre tre città candidate:Odessa(Ucraina),Busan(Corea del Sud) eRiad(Arabia Saudita). Ma quando si parla diExpo, proprio come quando si parla diGiubileo, non si può che pensare all’eredità che questi appuntamenti lasciano al territorio.L’Esposizione Universale è un evento che per sua natura muove risorse umane ed economicheche diventano un investimento sul lungo periodo per la città ospitante. In primis, perché l’Expo richiedeinfrastrutture«che, in condizioni normali, non sarebbero state realizzate», commenta il direttore generale diUnindustria LazioMaurizio Tarquini. E poi perché generalavoro. Il rischio, secondo i sindacati, è che si tratti di un «evento spot» che esaurisca i suoi effetti nel giro di qualche mese. Le ricadute economiche di Expo 2030 Neldossier di Expo 2030, si stima che per l’Italia l’impatto economico generato dall’evento sarebbe di50,6 miliardi di euro. Si tratta di una cifra che tiene conto sicuramente dei 30 milioni di visitatori previsti, ma anche di tutti gli investimenti pubblici e privati necessari per ospitare Expo. Infatti, secondo i dati diffusi dalla cabina di regia che sta curando la candidatura di Roma, sarebbero11.000 le nuove aziendeche vedrebbero la luce sul territorio del Capitale e ben300.000 i posti di lavoroche sarebbero generati da questo circolo virtuoso. «Roma avrebbe la possibilità di diventare un territorio più attrattivo per vivere e, quindi, capace di attrarre imprese, perché le imprese vanno dove si vive bene», commenta Tarquini. Il timore dei sindacati Eppure, non è tutto oro ciò che luccica. Prima di approfondire, però, è utile tracciare a grandi linee il contesto economico attuale. È un momento storico in cuil’occupazione lavorativa ha recuperato i livelli pre-pandemia, come certificato dall’ultimorapporto Bes diIstat. Ma è anche un periodo in cui si assiste a una precarietà di fondo in questa ripresa. Molti dei nuovi contratti attivati nel 2022, infatti, sono atempo determinato. E in moltissimi casi la durata è inferiore a 30 giorni. È chiaro, allora, cheExpo 2030potrebbe rappresentare un’occasione più unica che rara per accompagnare una reale ripresa del mercato del lavoro, perlomeno sul territorio di Roma. «La vera sfida sarà evitare che si riduca tutto a un evento spot», avvisa dallaCgilromana il segretarioNatale Di Cola. I sindacati sono sulla stessa linea d’onda: tutti sperano che, se Roma dovesse ospitare l’Esposizione universale del 2030, gli effetti lavorativi non si esauriscano nel giro di qualche mese. «L’Expo, come il Giubileo, potrebbe rivitalizzare l’occupazione solo nel caso in cui gli investimenti siano indirizzati a una rinascita della città di Roma», spiega il segretario dellaUildi Roma,Alberto Civica. «Se saranno solo eventi mordi e fuggi – precisa – non cambierà niente». La previsione di 300.000 nuovi posti di lavoro generati dall’evento rappresenta «un’occasione importante per Roma», secondo il segretario dellaCislromanaEnrico Coppotelli: «L’Expo di Roma – aggiunge – consentirebbe non solo di generare un’occupazione duratura, ma anche di connettere le periferie con il centro della città». Una chance per Roma Il progetto con cui Roma si è candidata a ospitareExpo 2030, infatti, si intitolaPersone e Territori: Rigenerazione, Inclusione e Innovazione. Uno degli effetti immediati che l’evento assicurerebbe sarebbe lariqualificazione del quartiere Tor Vergata, luogo indicato come sede del quartier generale di Expo. DalleVele di Calatrava(un’opera incompiuta che vedrebbe finalmente la luce del sole) si realizzerebbe una mappa inedita di Roma con collegamenti verso il centro storico e percorsi verdi che conducono fino ai siti archeologici di via Appia e ai monumenti della Capitale. Dopo l’Expo, le Vele diventerebbero parte del campus universitario di Tor Vergata. «Eventi come questo ci lasciano sempre eredità importanti», conclude Maurizio Tarquini. Per sapere se tutto questo si concretizzerà, bisognerà attendere il23 novembre: la data in cui il Bie (Bureau International des Expositions) assegnerà l’organizzazione dell’evento. Fino a non molto tempo fa i favoriti sembravano essere i sauditi con la candidatura diRiad, ma dopo la recentevisita a Roma dei delegati del Biee delsegretario Dimitri Kerkentzesqualcosa è cambiato. Adesso, infatti, si confida che Roma possa puntare almeno al ballottaggio con la città saudita. Tutto dipenderà dal voto segreto di 171 Paesi in cui a pesare sono i rapporti politici e commerciali.