L’inquinamento farmaceutico minaccia il Pianeta

La presenza di sostanze inquinanti legate aifarmaciè diffusa nei corsi d’acqua di tutto il mondo, eccetto in un paese indigeno del Venezuela, dove le medicine moderne non sono utilizzate, e nelle campagne islandesi. Mal’inquinamento legato ai farmaci può avere gravi effetti nocivi sugli ecosistemi. Anche se non esiste uno studio sistematico che provi la pericolosità o la tossicità da farmaci presenti nell’ambiente per l’essere umano,gli effetti sulla fauna selvatica sono stati ampiamente dimostrati, comeriportal’Agenzia italiana del farmaco. InPakistan, per esempio, dove in alcune località si registrano ilivelli più alti di contaminazione ambientale dafarmacinel mondo, gli avvoltoi sono diventati in poco tempo una specie a rischio estinzione perché si cibano di carcasse di animali allevati trattati con un farmaco dannoso per i loro reni, il diclofenac. Per contrastare le conseguenze negative di questo inquinamento, è nata una nuova disciplina scientifica: l’Ecofarmacovigilanza, che si occupa divalutare e prevenire gli effetti negativi legati alla presenza dei prodotti farmaceutici nell’ambiente. Questi, sul lungo periodo, rischiano di provocare tossicità cronica e altre conseguenze nocive, come laresistenza a farmaci antimicrobici- ovvero la capacità dei microrganismi di resistere ai trattamenti antimicrobici, somministrati di solito attraverso antibiotici, con la conseguenza di rendere inefficaci gli antibiotici stessi. L’esposizione continua a basse dosi di antibiotici dispersi nell’acqua potabile a causa dell’inquinamento, per esempio,può condurrea forme diresistenza alle terapie. Unostudio globalesull’inquinamento farmaceuticoanalizzai risultati dei campionamenti effettuati nei fiumi dei 7 continenti, per un totale di 104 Paesi e 67 bacini fluviali esaminati. Dalle città più densamente popolate alle aree rurali del pianeta, i ricercatori hanno scoperto la presenza di61 ingredienti farmaceutici attivi dispersi nei fiumiche le attraversano. Si trattasoprattutto di ingredienti che compongono farmaci antipiretici come il paracetamolo,ma anche di antiepilettici, antistaminici e antidepressivi che si diffondono nei corsi fluviali nelle fasi di produzione, utilizzo e smaltimento. La maggior partedei campioni più altamente contaminati da questi ingredienti sono stati rilevatiin aree del pianeta a reddito medio-basso, suggerendo ai ricercatori che il minor inquinamento da farmaci nei continenti più ricchi dipenda anche dalla presenza di infrastrutture adeguate per la gestione delle acque reflue, oltre che da sistemi di gestione dei rifiuti più sofisticati e da una regolamentazione più rigorosa dei medicinali. L’impatto ambientale dell’inquinamento farmaceutico è quindi maggiore nelle aree più povere del mondo, ma èin Europa e in Asia che il numero di principi attivi rintracciati nei fiumi è più elevato. 45 dei 61 ingredienti farmaceutici presi in esame sono infatti stati ritrovati nei Paesi europei dove l’accesso ai farmaci e la loro disponibilità sono più alte. Nell’Unione europea, dal 2005 la valutazione del rischio ambientale dei farmaci è diventata obbligatoria per ottenere l’autorizzazione alla loro commercializzazione. Tuttavia, ilPharmaceutical Journalrende notoche1 farmaco su 5 approvato dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema) nel 2021 è stato presentato senza dati sulla propria ricaduta ambientale. Anche per questo motivo, la Commissione Uesta valutandodi consentire all’Ema di rifiutare l’approvazione dei medicinali per motivi ambientali e dichiedere alle aziende farmaceutiche di misurare l’impatto del loro processo di produzione. Nell’ambito della revisione della legislazione europea sui medicinali per uso umano, la Commissione starebbe inoltre considerando direndere più stringenti i criteri per la valutazione del rischio ambientaledei farmaci. L’obiettivo,riportaEuractiv, è di “garantire una migliore valutazione e limitare i potenziali impatti negativi dei farmaci sull’ambiente e sulla salute pubblica”. Tra i problemi da affrontare nella riforma europea, c’è anche la questione degli effetti dannosi legati alladiffusione massiccia della resistenza antimicrobica,responsabiledi 33.000 vittime ogni anno in Europa e di 1,5 miliardi di euro in costi sanitari e perdite di produttività. In particolare, la riforma di cui la Commissione si sta occupando dovrebbe includere un nuovo sistema di incentivi per la produzione di antibiotici mirati a contrastare la resistenza antimicrobica.