Google, il negazionismo su YouTube paga ancora

Google, il negazionismo su YouTube paga ancora

 

Nell’ottobre 2021,Googleannunciònuove norme rivolte a inserzionisti e creator della sua controllataYouTubeche avrebbero vietato “gli annunci e la monetizzazione dicontenuti in contraddizione con il consenso di esperti della comunità scientificasull’esistenza e sulle cause del cambiamento climatico”. A oltre 1 anno e mezzo di distanza, tuttavia, l’azienda di Mountain View “sta ancora traendoprofitto dagli annunci pubblicati su contenuti di negazionismo climaticocon milioni di visualizzazioni”. Ad affermarlo è unrapportopubblicato il 2 maggio daClimate Action Against Disinformation(Caad) una coalizione che comprendeoltre 50 organizzazionisenza scopo di lucro, insieme alCenter for Countering Digital Hate. Nel dettaglio, i ricercatori hanno identificato100 videocontenenti annunci pubblicitari che presentano false informazioni sul clima in violazione del regolamento diYouTube. Sostengono, a esempio, che «non c’è legame tra CO2 e temperatura», o che «ogni singolo modello»presentatodal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) sia sbagliato. I video in questione hanno accumulato18,8 milioni di visualizzazionitotali e contengono annunci di brand comeCostco,Calvin KleinePolitico. La ricerca ha inoltre individuatoaltri 100 videoche, pur non violando esplicitamente la policy diGoogle, presentano contenuti che rispondono alladefinizionedi disinformazione fornita dal Caad. ”Ironia della sorte– si legge nel documento – si è scoperto che altri video negazionisti sul clima contenevano annunci per aziende o enti di beneficenza ecologici, inclusi annunci per installazioni di pannelli solari e prodotti con l’approvazione delRainforest Trust”. «Nonostante la posizione ecologica diGoogle, i suoi annunci continuano ad alimentarel’industria del negazionismo climatico», haaffermatoCallum Hood, responsabile della ricerca presso ilCenter for Countering Digital Hate. «Le aziende tecnologiche fannograndi promesse sull’odio e la disinformazioneperché sanno che è difficile vedere se le hanno mantenute – ha aggiunto – Dobbiamo costringere Google ad aprire la scatola nera della sua attività pubblicitaria». «La disinformazione persiste perché è redditizia e Big Tech deve rimuovere tale incentivo», sostieneErika Seiber, portavoce per la disinformazione climatica presso Friends of the Earth. «Il loro modello di business si basa sul coinvolgimento degli utenti a scapito della verità – conclude – Dal momento che Big Tech non può rispondere all’appello di ricercatori e sostenitori per la piena trasparenza e responsabilità, ilegislatori devono imporlo». I video esaminati dal gruppo provengono anche realtà accreditate come la compagnia petroliferaExxon Mobilo l’emittente conservatriceFox News. In uno il conduttoreTucker Carlsonhasostenutoche la lotta contro il cambiamento climatico è «uno sforzo coordinato del Governo cineseper ostacolare gli Stati Uniti e l’Occidente e prendere il suo posto come leader del mondo». Google, dal canto suo, hadichiaratoal sitoThe Vergedi averrimosso gli annuncidai video segnalati che violano la sua politica contro il negazionismo climatico. «Sebbene applichiamo rigorosamente questa policy,la nostra applicazione non è sempre perfetta– ha ammessoMichael Aciman, policy communications manager diGoogle–, e lavoriamo costantemente per migliorare i nostri sistemi per rilevare e rimuovere meglio i contenuti che violano la policy».