Come sta la privacy dei pazienti di Amazon Clinic?

A novembre dello scorso anno,Amazonhalanciatosul mercato statunitenseAmazon Clinic, unservizio sanitario virtualeche mette in contatto i clienti con opzioni di assistenza tramite messaggi. Al momento è attivo in32 Stati americanie fornisce trattamenti per alcune delle patologie o condizioni di salute più comuni, tra cui reflusso gastroesofageo, acne, allergie stagionali, sinusite, dolori mestruali, candida, perdita di capelli, forfora. Amazon Clinic rientra in una più ampiastrategiadel colosso statunitense in campo medico della quale fanno parte anche l’e-commerceAmazon Pharmacy, lanciato negli Usa nel 2020, e l’acquisizione per3,9 miliardidi dollari,finalizzataa febbraio di quest’anno, del servizio sanitario in abbonamentoOne Medical. Il 1° maggio, la nuova clinica online aperta da Jeff Bezos è stato oggetto di un’indagine delWashington Post, di proprietà dello stesso Bezos, per quello che il quotidiano statunitense definisce «un costo nascosto»: la privacy dei pazienti. Al momento della registrazione, il servizio chiede agli utenti di sottoscrivere un modulo diautorizzazioneper “l’utilizzo e la divulgazione di informazioni sanitarie protette”. Il modulo informa anche che le informazioni “possono essere divulgate nuovamente dal destinatario e tale divulgazione non sarà più protetta dall’Hipaa”. L’Hipaa, ovveroHealth Insurance Portability and Accountability Act, è la legge federale degli Stati Uniti approvata nel 1996 che definisce glistandard nazionaliper proteggere dalla divulgazione senza consenso le informazioni sensibili sulla salute dei pazienti. Una portavoce diAmazon, Christina Smith, ha dichiarato alWashington Postche «non utilizziamo i dati dei clienti per scopi a cui i clienti non hanno acconsentito». E ha aggiunto: «Non ci occupiamo di vendere datia nessuno». Tuttavia l’autorizzazione si limita a dichiarare che i dati verranno utilizzati “perfacilitare i servizi di altri fornitori”, e l’informativasulla privacy di Amazon Clinic non fornisce ulteriori dettagli al riguardo. Insomma dovremmo fidarci. Una prospettiva poco rassicurante per un’azienda che in passato haammessodi ascoltare «un campione estremamente piccolo di registrazioni vocali» delle conversazioni intercettate dal proprioassistente vocaleAlexa, o di averfornitoalla polizia, senza previo consenso dei proprietari, i filmati registrati colvideocitofono Ring. «Non abbiamo bisogno di un altro giurin giurello da parte di un’azienda tecnologica che salvaguarderà i nostri dati – ha dichiarato alWashington PostSara Geoghegan, avvocato dell’Electronic Privacy Information Center(Epic) –Abbiamo bisogno di limitazioni significativesu quali dati possono raccogliere e utilizzare».