Preeclampsia in gravidanza: colpisce il 4% delle americane

Siamo abituati a pensare che alcune patologie, per esempio l’ipertensione, riguardino solo determinate fasce d’età, come le persone anziane. E invece,la mortalità delle donne incinteè a livelli allarmanti negliStati Unitie, non di rado, a incidere è proprio unproblema di ipertensione: nel 2021, per ogni100.000 bambini nati negli Usa sono morte 33 madri;inoltre, le donne native e nere hanno una probabilità da 2 a 3 volte superiore di morire per una condizione di salute correlata alla gravidanza rispetto alle donne bianche. L’ipertensionepuò iniziare prima, durante lagravidanzao addirittura dopo e può manifestarsi informe diverse. Lapreeclampsiaè il tipopiù preoccupantedi ipertensione correlata alla gravidanza e colpisce circail4% delle donneincintestatunitensi. In questo caso, si registra unapressione sanguigna superiore al normale(massima 140 e minima 90). Potrebbe, inoltre, essere determinata daproblemi legati allaplacenta, che cresce insieme al feto all’interno dell’utero durante la gravidanza e fornisce ossigeno e sostanze nutritive filtrate dalla circolazione sanguigna della mamma. Quando i vasi nell’utero non crescono nel modo giusto,la placenta “segnala” che non sta ricevendo il flusso sanguigno necessario.In risposta, il corpo della donnaaumenta la pressione sanguigna,ma nellapreeclampsiail ciclo di feedback non si completa mai: anche con un aumento della pressione sanguigna, la placenta continua a segnalare il deficit di flusso sanguigno. Gli esiti di questo tipo di ipertensione correlata allagravidanzasono i più gravi: circail 16% delle morti materne nei Paesi ad alto redditoè causato proprio dallapreeclampsia. Si tratta di un’importante minaccia per la salute materna, ma non è l’unico tipo di ipertensione correlata alla gravidanza esistente. Esiste anchel’ipertensione cronica o gestazionale, che non ha le stesse cause della preeclampsia (ovvero non iniziano con la placenta): tuttavia, dal 25 al 35% delle persone con queste condizioni sviluppa la preeclampsia. Questo pericolonon è inevitabile:monitorando l’ipertensione cronica durante la gravidanza si ha una probabilità 4 volte inferiore rispetto alle pazienti non seguite di sviluppare la preeclampsia. Anche l’ipertensione cronicaè in aumento ed è raddoppiata nell’ultimo decennio, colpendodal 13 al 30% delle donne in età riproduttiva. Ciò rende importante non solo diagnosticare precocemente l’ipertensione nelle donne incinte ma anche diagnosticarla e trattarla eventualmente prima della gravidanza. La nozione stessa di “ipertensione in gravidanza” non è semplice. Esiste unascarsa comprensione culturaledelle cure pre-gravidanza, ovvero le cure che i futuri genitori ricevono prima ancora di concepire, che potrebbero includere loscreening per la pressione sanguigna, il diabete, ilfumoe altri rischi. L’accesso alle cure incide irrimediabilmente: gli ostacoli che si frappongono fra la paziente e l’assistenza sanitaria aumentano i fattori di rischio per la morte materna. Lepersone a basso redditoche vivono nelle regioni rurali eBipochannomeno probabilità di ricevere questo tipo di assistenza. Esiste, poi, una diffusa tendenza asottovalutare i rischi correlati all’ipertensione,identificata spesso come una patologia “blanda”, curabile con un semplice trattamento farmacologico. Ma il problema puòinsorgere o acuirsi dopo il parto:più del 60% delle morti materne dovute alla preeclampsia si verificano effettivamente dopo la nascita del bambino, di solito durante le prime 6 settimane di vita del neonato. Mal di testa postpartum o gonfiore alle gambe potrebbero essere alcuni dei sintomi legati a questa forma di ipertensione. Negli Stati Uniti, ledonne nere hanno maggiori probabilità di incorrere in gravi problemi di salute o di esseremaltrattate durante e dopo la gravidanza.Questo aumenta i fattori di rischio dell’ipertensione, oltre al divario nell’accesso a un’alimentazione sana e alle opportunità di praticare una regolare attività fisica (fondamentale per prevenire l’obesità e di conseguenza l’ipertensione).