Emissioni climalteranti: siamo troppo lontani dagli obiettivi Ue

Sette anni di tempo e speranze al lumicino. Con gli scenari attuali sarà davvero complesso per l’Italia, nel 2030,centrare gli obiettivi che si è data l’Europa di riduzioni delle emissioni climalteranti. Dovremmo arrivare infatti a -55% ma siamo ancoraa poco meno della metà intorno al -20%,ricorda l’Isprain un nuovo report. La distanza è dunque ancora difficile da colmare e con le politiche approvate fino a fine 2021 non si intravedono grandi possibilità, per il nostro Paese, di ottenere risultati davvero incoraggianti nella battaglia contro la crisi del clima. Nel rapportoLe emissioni di gas serra in Italia: obiettivi di riduzione e scenari emissividell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale vengono riassunti gli sforzi compiuti finora, prima attraverso l’impegno nel rispettare ilProtocollo di Kyotoe poi, negli ultimi anni, la necessità di adeguarsi a indicazioni europee e dell’Accordo di Parigi. Quanto ottenuto finora è una riduzione del 20% delle emissioni rispetto agli anni Novanta, che diventa poco di più se si includono anche gli assorbimenti di CO2 legati ai suoli. Un risultatolegato a riduzione di consumi energetici, crisi economica e delocalizzazione industriale, crescita delle fonti rinnovabili e maggior efficienza energetica. A permettere una ulteriore riduzione delle emissioni c’è stato poi il periodo dellapandemia. Appena dopo la fase più intensa di lockdownperò, già dal 2021, le emissioni di gas serra sono tornate a crescere: “In un solo anno i valori mostrano un deciso aumento (+8.5%), pur registrando una diminuzione del 20% rispetto al 1990, grazie alla crescita negli ultimi anni della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico), dell’efficienza energetica nei settori industriali e al passaggio all’uso di combustibili a minor contenuto di carbonio.Ma la riduzione non è sufficiente: le emissioni risultano di 11 milioni di tonnellate al di sopra dell’obiettivo stabilito per il 2021”; scrive l’Ispra che, in attesa di elaborare i dati anche dello scorso anno, mette già le mani avanti specificando che la situazione “sembradestinata a proseguire non solo nel 2022, ma anche negli anni futuri. Poco promettenti, infatti, gli scenari al 2030”. Secondo gli esperti dell’Istituto da qui a sette anni è infatti “attesa unascarsa riduzione delle emissioni nei settori trasporti e riscaldamentoe un disallineamento rispetto agli obiettivi stabiliti dall’Effort Sharingche nel 2030 potrebbe superare i 15 milioni di tonnellate. Fondamentale quindiinvertire il trend se vogliamo rispettare gli obiettividi riduzione delle emissioni”.Per Ispra è bene concentrarsi anche sui settori più impattanti: a oggi responsabili di circa la metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti rimangono quelli dellaproduzione di energia e dei trasporti. Così come dobbiamoimplementare le rinnovabili:nel 2020 la quota delle energie pulite era intorno al 20%, valore che con un maggiore impegno a livello di azioni anche politiche potrebbe crescere ancora. Infine, se guardiamo allo scorso anno, le stime dell’Ispraparlano per ora di “un leggero incremento dei livelli emissivi rispetto al 2021 (+0.1%) a fronte di un aumento previsto del Pil pari all’1,7%” e rimarcano come questo sia “dovuto alla crescita delle emissioni del settore trasporti (+5,5%) e della produzione di energia (+9.6%), mentre per gli altri settori si prevedono marcate riduzioni delle emissioni, in particolare per il riscaldamento (-11.3%) e per l’industria (-5.9%)”, si legge nel report.