Hollywood: perché gli sceneggiatori scioperano?

 

«Tutto è cambiato con lo streaming e tutti dovrebbero essere ricompensati per il loro lavoro. È f*****amente facile». L’ha fatta sempliceAmanda Seyfried,intervistatariguardo ilpotenziale sciopero delWriters Guild of America(Wga) sul red carpet delMet Gala 2023. Peccato che lo scontro, che vede contrapposti11.500 sceneggiatoriai principali studi cinematografici (Disney e Paramount) ma anche i colossi dello streaming (come Netflix, Amazon e Apple) e che secondo ilNew York Timesha“mandato in frantumi 15 anni di pace sindacale”,sembra tutto fuorché semplice. Oggi, per la prima volta dal 2007, gli sceneggiatori cinematografici e televisivi rappresentati dallaWriters Guild of Americahanno lasciato cadere la penna (o, meglio, chiuso la tastiera) dando inizio a unosciopero votato dal 98% dei 9.000 iscritti al sindacatoa metà aprile, poco prima della scadenza del lorocontratto triennale. È proprio riguardo ilrinnovo del contrattoche si gioca tutta la vicenda. Secondo il sindacato, infatti, nel decennio dellaPeak TVl’ascesa dei servizi distreaminge l’esplosione della produzione televisiva ha peggiorato significativamente le condizioni di lavoro: mentre ilnumero di programmi televisivi è aumentatonotevolmente, la paga degli scrittori sarebbe rimasta fermao addirittura diminuita, così come il numero di episodi di ciascuna serie (e con esso la possibilità di assicurarsi un reddito annuale). Secondo quanto riportato daVariety,quindi,il sindacato chiede un aumento netto di stipendioper tutti i ruoli del 6% e un “un minimo di sceneggiatori nell’ambito televisivo che andrebbe da 6 a 12 in base al numero di episodi” per “un minimo garantito di settimane di lavoro a stagione, da 10 a 52 settimane”. Un altro punto critico è quello dei cosiddettiresiduals. “Anni fa – ha spiegato ilNyt- gli scrittori potevano ricevere pagamenti ogni volta che uno spettacolo veniva concesso in licenza, in syndication o attraverso la vendita di dvd. Mai servizi di streaming globalicome Netflix e Amazon hanno interrotto quei bracci di distribuzione epagano invece un residuo fisso”, a prescindere dal successo dello show. Il mancato corrispettivo per ogni replica (perché sulle piattaforme streaming i contenuti rimangono disponibili a tempo indeterminato e non si conoscono di dati relativi alle visualizzazioni effettive),si tradurrebbein retribuzioni anche 100 volte inferiori rispetto al passato. L’Alliance of Motion Picture and Television Producers, che si occupa delle negoziazioni col sindacato per conto delle società di Hollywood, ha dichiarato chela sua offerta di rinnovo includeva “generosi aumentidi compenso per gli scrittori”(tra il 2% e il 4 % a seconda dei ruoli)ma chele proposte sindacaliche chiedono alle aziende diassumere un certo numero di scrittori per un determinato periodo di tempo“indipendentemente dal fatto che sia necessario o meno” sonoinaccettabili, così come la richiesta deiresiduals, incompatibile con la nuova economia dello streaming. I sindacati, però, spiega ilNew York Times, hanno preso di mira anche le cosiddetteminiroom, che sono proliferate nell’ultimo decennio. “Non esiste una definizione di miniroom. Ma in un esempio,gli studi convocano un piccolo gruppo di scrittoriprima che a uno spettacolo venga dato il via libera ufficiale per comporre una sceneggiatura. Ma gli scrittori sono spesso pagati meno per lavorare nelle miniroom, hanno detto i funzionariWga”. A esserepiù basso,però, non sarebbe solo il compenso, ma anche ilcoinvolgimento nell’intero progettoe, quindi, la possibilità di crescere e formarsi, imparando come si realizza davvero uno spettacolo televisivo. Mike Schur ha dichiarato che quando era un giovane scrittore diThe Officeha imparato non solo a scrivere una sceneggiatura, riscriverla e modificarla, ma anche a lavorare con gli attori e acquisire familiarità con mestieri specializzati, come la scenografia e il mixaggio del suono. «Questa non è roba che puoi leggere in un libro – ha detto in un’intervista citata dalNyt -Questa è roba che devi provare». Ai giovani autori, però, questa esperienza è preclusa:solitamente dopo 10 settimane vengono mandati a casa,senza essere presenti durante il processo di produzione. Laminaccia al lavoro degli sceneggiatorinon sembra arrivare solo dalle nuove strutture organizzative, ma anche dagli sviluppi dell’intelligenza artificiale.Per questo, un’altra delle richieste poste sul banco dallaWgaè che vengaregolamentato l’uso dell’AIo, meglio, che strumenti comeChatGPTnon possano essere impiegati nell’ambito della scritturaper tv, cinema e streaming.Wga, sempre secondo quanto riportato daVariety, avrebbe chiesto che l’AI “non possa scrivere o riscrivere materiale letterario e non possa essere usata come materiale di partenza”. Quello iniziato oggi, 2 maggio,non è il primo sciopero degli sceneggiatori, che hanno protestato altre 6 volte nel corso dei decenni, mostrando una grande unità di categoria e una notevole resistenza. Oltre allo sciopero di più di 100 giorni nel 2007, infatti, nel 1988 i lavoratori hanno partecipato a picchetti per ben 153 giorni. L’ultima voltal’economia di Los Angeles ha perso circa 2,1 miliardi di dollari,mentre serie tv e film subivanoritardi o brusche battute d’arresto. Oggia rischiare di fermarsi per primi sono i talk show notturni,mentre film e serie tv potrebbero resistere più a lungo, soprattutto grazie al fatto che durante il lockdown a bloccarsi è stata solo la produzione, non la scrittura di nuovi prodotti. Ma a preoccupare le Major dei cinema e spettacolo non è solo lo sciopero. Dopo l’aumento dei prezzi,Disney+ ha registrato una perdita di 2 milionidi abbonamenti, pari a 1,5 miliardi: una crisi chehanno pagato 7.000 dipendenti, ovvero il 3,6% della forza lavoro, di cui l’aziendaha annunciato il licenziamentoa febbraio.