Prestiti Pnrr: potrebbero costare 3.000 volte di più

Continuano i problemi per ilPiano nazionale di ripresa e resilienza: in questo momento, sotto i riflettori, ci sono iprestiti. L’Italia continua a chiederliall’Unione europea per poteraccelerare l’attuazione delPnrr(l’ultima richiesta è stata effettuata per il finanziamento dei progetti green, quindi per ilRePower Eu). Maquanto ci costano questi prestiti? L’Unione europea ha concesso 122,6 miliardi di euroall’Italia, di cui 55,6 miliardi destinati ai nuovi investimenti, mentre 67 miliardi per i progetti che erano già previsti nei documenti di bilancio pluriennale. C’è un fattore che è necessario considerare: lastretta monetariaattuata dallaBanca centrale europea(Bce).Quando sono stati concessi i prestiti, i tassi di interesse in Europa erano pari a 0,in alcuni casi anche al di sotto dello 0. In aumento, quindi, anche gli interessi sugli Eurobond decennali che, a giugno 2021, erano pari allo 0,09% mentre ad aprile 2023 si è passati al 3,087%:un Pnrr che potrebbe costare fino a 3.000 volte di più. Il prezzo reale dei finanziamenti è comunqueancora incerto:la Commissione europea, circa 2 settimane prima dell’erogazione della rata di prestito, manderà unaconfirmation noticecon tutti i dettagli sulle spese da rimborsare all’Ue e sui tassi di interesse. Una “strategia” che non permette il rifiuto del prestito. A tutto ciò, si aggiunge un altro dettaglio:i tassi di interessesono destinati ad aumentaree, secondo le ipotesi di Pierre Wunsch, Governatore dellaBanca centrale del Belgio(Nbb), si assisterà a un aumento di ulteriori 100 punti base (da 3,5% a 4,5%). Anche Philip Lane, capo economista della Bce, è dello stesso parere: «I tassi di interesse dovranno essere nuovamente alzati, ora non è il momento di fermarsi»; lo scopo, infatti, rimane quello di «garantire unritorno all’obiettivo di inflazione della Bce del 2%entro un lasso di tempo ragionevole». Seguendo l’andamento del mercato, e avendo come riferimento i tassi medi del semestre precedente, le risorse risentiranno di questi aumenti e le condizioni di prestito peggioreranno. La cosa migliore, quindi, è forse smettere di chiedere prestiti per evitare un maggiore indebitamento; prestiti che sono molto cari e che, quindi, aumentano il debito pubblico e, allo stesso tempo, fannocrescere il numero delle risorse che non si è in grado di spendere. La priorità è non sprecare il Pnrr. Al rialzo dei tassi è collegato anche l’aumento dei costi dei progetti. Proprio per questo motivo,molti Comuni stanno iniziando a rinunciare ai finanziamenti europei.L’aumento dei costi, infatti, costringe a mettere in atto revisioni per modificare, e in certi casi anche rifiutare, determinati progetti. Tutto questo porta a una generaleinsoddisfazione da parte delle piccole e medie imprese. Secondo la ricerca realizzatadall’Institute of Applied Economic Researchin collaborazione conAida Partners,su un campione di 531 Pmi, 9 su 10 affermano di non aver ancora ricevuto alcun beneficio dal Pnrr. Un dato positivo su tutti: c’ègrande fiducia per il 2023dopo lo slancio avvenuto tra marzo e aprile, dopo oltre 2 mesi in cui tutto il mercato delle imprese sembrava fermo.