“Salviamo il mondo facendo figli”: chi sono i pronatalisti?

“Salviamo il mondo facendo figli”: chi sono i pronatalisti?

 

La natalità è in crisi. Lo sentiamo ripetere continuamente: non si fanno abbastanza bambini. Anche se può sembrare un paradosso (visto che siamo ormai più di8 miliardi sulla Terrae potremmo superare i 10 entro fine secolo) l’inverno demografico sta arrivando. Cittadini sempre più vecchi, carichi per le casse dello Stato sempre più onerosi, crisi economica, per non parlare della scarsità di risorse e dell’emergenza climatica, sono scenari sempre più concreti. Secondo lostudiopubblicato suThe Lancet,183 Paesi su 195 avranno tassi di fecondità totale inferiori alle 2,1 nascite per donna,entro il2100: questa soglia,ha spiegatoCharles Jones, professore di economia allaStanford Graduate School of Business,«è la differenza tra la popolazione che cresce per sempre e la popolazione che diminuisce per sempre». Intanto, secondo i dati più aggiornati dell’Oms,1 persona su 6(il 17,8% del totale) haproblemi a concepire naturalmente. Trovare una soluzioneè necessario e chi se non imiliardari delleBig Techpoteva investirsi di questo faticoso compito? Si fanno chiamare “pronatalisti”, rispolverando un termine che, nato nella Francia di Luigi XIV, ha attraversato i secoli per indicare le strategie governative di incentivazione delle nascite. Quella che sembra a prima vista una parola neutra (secondo le Nazioni Unite, più di un quarto dei Paesi del mondo ha politiche pronataliste comeaiuti per il trattamento dell’infertilità o “baby bonus” in denaro), per molti è invece inquietante e scomoda per l’odore dicostrizionied eugenetica che sembra accompagnarla. Almeno sulla carta, il loro progetto è semplice e innocuo:aiutare le persone a fare più figli,in modo che la società come la abbiamo sempre conosciuta non collassi su se stessa. “Più figli per salvare il mondo” se dovessimo dirlo in modo sintetico. “L’immortalità attraverso i figli”, potrebbe essere un’altra buona sintesi. Del resto, anche il miliardario per eccellenza, nonché padre di 10 figli e sostenitore della necessità di spingere le persone ad averne di più,Elon Muskha twittato a più riprese relativamente al tema, profetizzando il collasso mondiale e addirittura una sempre più prossima fine delGiappone(il Paese con il più basso tasso di fertilità al mondo). Il lungoarticolopubblicato suBusiness Insider,dal provocatorio titoloI superbambini salveranno mondo?mostra come ilpronatalismostia “prendendo piede nei ricchi circoli tecnologici e di venture capitalist” guidati da èlite imprenditoriali miliardarie e “persone come Malcolm e Simone Collins”. Anche secondo ilTelegraphil pronatalismo, “collegato alle sottoculture del razionalismo e “dell’altruismo effettivo” (EA), e sostenuto dal calo dei tassi di natalità, ha guadagnato terreno nella Silicon Valley e nell’industria tecnologica in generale, in particolare nei suoi angoli più conservatori”. Secondo Malcom Collins, che ha fondato assieme alla mogliepronatalist.org, c’è una spiegazione per la diffusione di questa filosofia tra i guru del tech: «è come se chiunque abbia familiarità con la scienza moderna e con le statistiche sia consapevole che si tratta di un problema e si concentri su si esso – ha spiegato alTelegraph- Il motivo per cui vedi che le persone della Silicon Valley sono attratte in modo sproporzionato da questo è che sono ossessionate dai dati e ricche abbastanza da poter guardare a queste cose, e che hanno anche abbastanza ricchezza e potere da non aver paura di essere cancellate». Eppure, secondo Julia Black, autrice del pezzo suBi, il motivo sarebbe meno razionale: “Mentre il futuro inizia a sembrare sempre più apocalittico ad alcune delle persone più ricche del mondo,l’idea del pronatalismo inizia a sembrare più eroica. È una proposta particolarmente adatta al marchio di arroganza della Silicon Valley:se l’umanità è sull’orlo del baratro e solo loro possono salvarci,allora devono alla società replicarsi quante più volte possibile”. Malcolm eSimone Collinssono i 2 nomi più ricorrenti della galassia pronatalista. Secondo la coppia (che ha 3 figli e vorrebbe averne almeno altri 4, ma dice che si è impegnata per averne tra 7 e 13) l’umanità starebbe andando verso l’estinzione. A salvaci non saranno la possibilità di restare giovani più a lungo o diinvertire il corso dell’invecchiamento(le strategie finora perseguite dai miliardari della Silicon Valley anche al prezzo di trasfusioni di sangue “giovane”) mafare più figli, soprattutto con l’aiuto delle biotecnologie. Nella loro visione ci sonouteri artificialiche “renderebbero la gravidanza veramente egualitaria”, un processo riproduttivo (in fase di sperimentazione nei topi) che consentirebbe di creare embrioni umani utilizzando pelle, muscoli, fegato o cellule del sangue, indotte a comportarsi come cellule di ovuli e sperma. Alcuni esami embrionali vengono già oggi utilizzati per superare alcuni problemi di infertilità, ma la loro applicazione, in particolare se su larga scala, pone moltiinterrogativi: lostudiopubblicato sull’European Journal of Human Geneticsdefiniva “l’uso di punteggi di rischio poligenico nei test genetici preimpianto:una pratica non provata e non etica” e secondoNature“i test potrebbero portare all’inutile distruzione di embrioni vitalio indurre le donne a sottoporsi a ripetuti cicli di stimolazione ovarica per raccogliere più ovuli, per produrre più embrioni”. Per questo, nella tecno-utopia (o distopia?) deinuovi leader prenatalistii critici vedono più un progetto volto a popolare il pianeta con i geni “migliori” e “superbambini” generati artificialmente piuttosto che impedire il collasso mondiale. “Incoraggio le personeresponsabili,intelligentiecoscienziosead avere figli, perché miglioreranno il futuro”, ha detto a esempio Diana Fleischman, professoressa di psicologia pronatalista presso laUniversity of New Mexicoe consulente per una start-up di selezione di embrioni alTelegraph. “Molti osservatori sono turbati dal fatto che i pronatalisti si preoccupino meno di quanti figli stanno avendo le persone e più di chi li sta avendo – ha spiegato Black suBusiness Insider, sollevando nuovamente la questione della selezione eugenetica, che in questo caso si sovrappone a una selezione di classe – I bambini di famiglie ricche hanno sempre goduto di vantaggi, dall’assistenza sanitaria e nutrizionale di alta qualità all’istruzione costosa e alle attività extrascolastiche. Ora alcuni temono che letecnologie di test genetici di gatekeepingdarannoagli ultra-ricchiun altro vantaggioprima ancora che abbiano lasciato il grembo materno”. Non è un caso forse, a questo proposito, che sia i Collins che Musk abbiano tra i loro progettiscuolee percorsi accademici per bambini “dotati” che promettono di rivoluzionare il mondo dell’insegnamento. La logica alla base delCollins Institute, spiega Black, riflette il loro pensiero in generale: “Se vuoi rendere il futuro migliore per tutti e potresti scegliere di aumentare drasticamente i risultati scolastici del 10% inferiore delle persone o dello 0,1% superiore delle persone”. Cosa sceglieresti? I Collins non hanno dubbi: lo 0,1%. Quello dell’eugenetica, però, non è il solo aspetto controverso delpronatalismo. Anche se i Collins insistono sulla multiculturalità, come ricorda ilTelegraph“il calo dei tassi di natalità è anche una preoccupazione comune dei neonazisti e di altri etno-nazionalisti, che credono di essere superati e ‘sostituiti’ da altre razze. «Molte presunte preoccupazioni suldeclino della fertilitàsono in realtà idee razziste mal mascherate su che tipo di persone vogliono sul Pianeta», ha spiegato il demografo Bernice Kuang delCentre for Population Changedel Regno Unito. Che in questo caso di debba sostituire il termine “razza” con “classe”? L’altro aspetto è quello che il quotidiano britannico chiama“il problema del racconto dell’ancella”perché, spiega “per gli occidentali liberali, l’idea che abbiamo bisogno di avere più bambini può evocare immagini di Gilead di Margaret Atwood”. L’elenco delle politiche che nei periodi più oscuri della storia hanno spinto la natalità attraverso pratiche patriarcali e spesso misogine è sfortunatamente lungo, ma ciò che è più preoccupante è l’attacco ai diritti riproduttivi delle donneche sembra interessare tutte le latitudini che si accompagna a un’incentivazione della natalità che va spesso nella direzione della discriminazione, come le agevolazioni pensionistiche destinate esclusivamente alle madri. La Cina, a esempio, che dopo anni di limitazioni dellalibertà riproduttivaha scoperto che non è altrettanto facile incentivare la natalità quando la popolazione inizia a declinare e invecchiare (senza dimenticare gli squilibri di genere), ha iniziato a limitare gli aborti. Ma inasprire le leggi o rendere difficile l’accesso all’Ivg è una strategia comune a molti Paesi, non soloagli Usa postRoe vs Wade, ma anche Polonia e Ungheria. Certo, il pronatalismo promette di basarsi su libera scelta e, anzi, di essere “l’atterraggio morbido” per il collasso demografico che ci salverà da Gilead. Ma ormai lo sappiamo fin troppo bene: quando parliamo di diritti riproduttivi i confini sono labili e, una volta oltrepassati, potrebbe essere troppo tardi per invertire la rotta.