Industrie: ok dal Parlamento Ue alla direttiva anti deforestazione

«Oggi tutto illegnoviene importato» nel settore dell’arredamento italiano. Serve «unadeforestazione controllatacon contemporanea piantumazione, considerando i tempi di crescita. È positivo anche per la pulizia e il controllo dei boschi», oltre che per il Made in Italy. È questa la richiesta che Claudio Feltrin, presidente diFederlegnoArredo,ha rivolto al Governo nella cornice delSalone del Mobile 2023. La Premier ha inaugurato l’esposizione milanese martedì 18 aprile, ribadendo l’importanza per l’economia nazionale delle attività di produzione di mobili, lavorazione del legno inclusa. Anche se le previsioni di crescita per la filiera sono positive per il2023, con un+ 4-5% sui fatturatirispetto all’anno prima,una gestione sostenibile del patrimonio forestale sarà sempre più importante per preservare l’economia del settore. IlParlamento Europeo, proprio nella settimana della Fiera del design, ha approvato unnuovo regolamentoin questo senso: l’obiettivo è frenare ildisboscamento a livello mondiale. Il provvedimento è molto ambizioso: punta aeliminare le materie prime,ricavate dall’abbattimento di alberi incontrollato, dalle catene di approvvigionamento delle industrie europee. Molto spesso, inAsia e in Sudamerica, regione con le quali Bruxelles sta cercando di chiudere accordi commerciali, si ricorre a questa pratica perfare spazio aallevamenti e coltivazioni. Ladeforestazione non solo elimina piante preziose per l’assorbimento della CO2e altri gas serra, ma causa, secondo la comunità scientifica, il10% delle emissioni nocive a livello mondiale. Invertire la rotta entro la fine del decennio è possibile, afferma la ricerca dellaEnergy Transitions Commission;bisognerebbe però investire ogni anno130 miliardi di dollariper indurregli agricoltori e le aziende aridurre il loro impatto sugli ecosistemi boschivi. Il piano dell’Unione Europea è diverso: intende applicarecontrolli e restrizionisulleimportazionidisoia, manzo, olio di palma, legno, cacao, caffè, gomma, carbone di legna. Le aziende venditrici dovranno produrre informazioni verificabili per dimostrare che i loro prodotti non provengano da terreni deforestati, dopo il 2020. In caso contrario, incorrerannoinmulte pari al 4% del loro fatturato. Sotto esame finiranno anche alcuni prodotti derivati, come pelle, cioccolato emobili da arredamento. La norma deve ancora essere approvata dal Consiglio Europeo.I tempi per adeguarsi ai nuovi standard andranno dai 18 mesi per le imprese più grandi, ai 24 per quelle con meno dipendenti. Le reazioni dei partner commerciali dei 27 Stati membri, però, non si sono fatte attendere. Indonesia e Malesia, tra i maggiori produttori di olio di palma, hannoaccusato Bruxelles di voler sabotare il loro mercatoe hanno minacciato l’interruzione delle esportazioni. InSudamerica, nonostante le promesse di tutelare l’Amazzoniadel presidente brasilianoLuiz Inácio Lula da Silva, la situazione appare altrettantocomplicata. Intanto l’Italia, che in caso di approvazione della direttiva sarà chiamata a controllare attentamente le sue filiere, cerca di ripartire dalle buone prospettive di quest’anno per tutelare il settore del legno e dell’arredamento. Dopo un 2022 chiuso con unfatturato di56,5 miliardi di euro(+ 43 miliardi rispetto al 2019), il presidente diFederlegnoArredoprevede un’ulteriore crescita. La filiera tornerà a unsano aumento, «se rimangono stabili i prezzi di energia e materie prime o se scendono un po’» ha spiegato Feltrin al Salone del Mobile 2023. I segnali da Bruxelles, però, sono inequivocabili: occorre accompagnare le imprese nella transizione ecologica, attraverso«incentivi fiscali».La trasformazione infatti «non si improvvisa, richiede tempo e non finisce mai». Tra le richieste degli imprenditori del legno al Governo c’è anche la«difesa dei brevetti e dei marchi, contro la contraffazione» e l’aiuto nel reperire professionisti competenti, soprattutto in vista delle sfide del futuro, legate alla decarbonizzazione e alla digitalizzazione. «Secondo uno studio che abbiamo realizzato l’anno scorso, nei prossimi 3-5 anni ci mancheranno da15 a 18.000 persone -spiega Feltrin – Considerando la crisi demografica, nel medio termine la prospettiva è davvero preoccupante, perchénon saremo in grado di soddisfare ladomanda di un mercato che cresce». E intanto, alcuni sindacati del settore hanno organizzato, oggi, uno sciopero per protestare contro i mancati aumenti di stipendi collegati all’inflazione.