Istat, calano le nascite: le proposte del Governo

Istat, calano le nascite: le proposte del Governo

 

L’inverno demograficocolpisce ormai da diversi anni il nostro Paese. Secondo l’analisi condotta dall’Istate presentata oggi al convegnoAssegno unico universale, dal 2001 fino al 2015/2016 si è registrata una crescita importante di popolazione, arrivando a superare la quota di 60 milioni di abitanti.Dal 2016 in poi è iniziata la discesa, che persiste tutt’oggi ed è destinata a durare per lungo tempo. Una delle cause di questo calo è sicuramente ladiminuzione dellanatalità:nel2022, per la prima volta dall’Unità di Italia, la quota di nuovi nati è scesa al disotto delle 400.000 unità(più precisamente 393.000). Un calo che ha coinvolto anche il tasso di fecondità totale (numero medio di figli per donna): nel1952il tft era pari a2,34 figli per donna;nel periodo delbaby boomè arrivato a 2,7 per poi scendere. Dalla metà degli anni ’90 fino al 2008 è tornato a crescere, per poi diminuire nuovamente (e fortemente) dal 2009 in poi. Nel 2021, il tft era pari a 1,25 bambini per donna, nel2022è calato a1,24. La Regione con il tasso più alto è il Trentino Alto-Adige, mentre quella con il tassominoreè, per la terza volta consecutiva, laSardegna. Tutto ciò, ha portato anche a unaumento dell’età mediaal momento delprimofiglio:nel 2004 era 29,6 mentre nel 2021 è salita a31,6. Negli ultimi decenni sonocambiate anche le strutture familiari:in 20 anni,le coppie con figli sono passate dal 40% al 33%del totale; in aumento, invece, le persone sole o i monogenitori che, però, ora non sono vedovi come accadeva in passato, ma separati o divorziati. Nonostante la situazione desolante, in realtà c’è erimane forte il desiderio digenitorialitàper chi ha già il primo figlio,mentre tende a frenarsi al raggiungimento del terzo:la maggior parte vorrebbe 2 figli,ma un 30% ne vorrebbe 3. C’è, quindi, desiderio di famiglia maa mancare sono le condizioniper poterlo realizzare. «Dobbiamo agire con tempestività»ha dichiarato la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Maria Roccella, sottolineando come tra qualche anno i danni prodotti dall’inverno demografico saranno avvertiti con più forza.Ne risentiranno le pensioni, la sanitàma anche il nostropatrimonio storico e artistico,a causa dellospopolamentodelle aree interne. Per questo motivo sono state introdotte alcune misure: una delle più importanti è l’assegno unico universale. Che cos’è l’assegno unico universale? È una misura che è stata introdotta l’anno scorso e già, dal nome, è possibile intuire la sua caratteristica principale: non è rivolta alle singole categorie ma allefamiglie, e non si basa solo sulla condizione lavorativa dei genitori ma è dedicata anche a coloro che non hanno occupazione. È, quindi, finalizzata all’aiuto di tutte le tipologie di famiglie. Non è soltanto unbeneficio economico,ma riconosce ai figli il loro valore sociale all’interno del nostro Paese. Parlando di numeri, al 31 marzo 2023 sono stati effettuati, in totale,16,5 miliardi di euro di pagamenti, coinvolgendo 6 milioni di nuclei familiari e 9,3 milioni di figli. È unassegno riconosciuto per ogni figlio minorenne a caricoe perogni figlio maggiorenne, fino al compimento del 21°anno di età, ad alcune condizioni: che frequenti un corso di laurea; che svolga un tirocinio e possieda un reddito complessivo inferiore a 8.000 euro annui; che sia registrato come disoccupato e in cerca di un lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego; che svolga il servizio civile universale. Infine, per ognifiglio condisabilità, ma in questo caso senza limiti di età. La domanda per ottenere la misura è semplice per l’utente, che ha a disposizione anche l’assistenza virtuale per la compilazione. L’assegno viene poi rinnovato automaticamente,in quanto l’Inpsha a disposizione tutti i dati necessari. È possibile anche utilizzare un simulatore che, tramite l’uso dell’intelligenza artificiale, riesce a fornire all’utente l’importo spettante con soltanto poche informazioni. Nonostante ciò, presenta comunque alcunecriticità: è il caso degliimporti. Questi risultano, infatti,troppo bassi rispetto al “costo” reale di un figlioche, secondo stime aggiornate, sarebbe pari a 645 euro mensili per famiglie di fascia medio-alta, e 193 euro per i nuclei più in difficoltà. L’assegno, soprattutto per le famiglie più facoltose, risulta quindi essere irrilevante. È chiaro l’obiettivo:incentivare la natalità. La stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni è pronta a varare una serie di riforme con questo unico scopo. Èscontro, però, tra le diverse proposte: da un lato, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, propone un taglio dell’Irpef per coloro che hanno 2 figli a carico. Si tratterebbe di un taglio tra il 50% e il 66%, per uno dei due coniugi. Per chi, invece, avesse più di 3 figli, allora si propone la totale cancellazione dell’imposta, sempre per uno dei due coniugi. Una misura che, però, potrebbe portare alla cancellazione dell’assegno unico. E proprio su questo punto si ha lo scontro con laLega, chenon vuole abbandonare l’assegno unicoma, al tempo stesso, integrare ulteriori provvedimenti, come l’introduzione di «una detrazione di 10.000€ l’anno per ogni figlio fino al termine degli studi universitari»,come ha dichiarato Massimo Bitonci, sottosegretario al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Una situazione complicata, aggravata dal fatto che, per molto tempo,non ci sono stati investimenti mirati alla natalità.Il risultato? «In Italia ci sono sempre più persone da mantenere e sempre meno persone che lavorano»:queste le parole di Giorgia Meloni, che ha sottolineato come il Governo lavorerà sulla risoluzione del problemapuntando sul lavoro femminile, così da creare i presupposti per incentivare le famiglie a fare figli.