Save the Children: 336.000 bambini hanno già lavorato

Sono ben336.000i minoritra i 7 e i 15 anniche hanno già avutoesperienze di lavoro, secondo l’indagineNon è un giocodiSave the Childrendedicata al lavoro minorile in Italia. Ben58.000 giovani lavoratori tra i 14 e i 15 annisi sono dedicati ad attivitàpericolose per la propria salute fisica e mentale. Il lavoro “precoce”, infatti, compromette la salute, lo sviluppo psicofisico e l’apprendimento dei bambini, e aumenta le chances di vivere in una condizione dipovertà ed esclusione sociale. Nonostante il70,1%del lavoro dei 14-15enni intervistati dalla ong sia svolto principalmente inperiodi divacanzao nei giorni festivi, per il50%è un’attività quotidiana o svolta qualche volta a settimana,per più di 4 ore al giorno. I settori (tristemente) più “gettonati” dai giovanissimi lavoratori sono laristorazione (25,9%) e la vendita al dettaglio (16,2%),seguita dalle attività in campagna (9,1%), in cantiere (7,8%) o di cura dei parenti (7,3%). Si fanno strada anche nuove forme di lavoroonline(5,7%)con la realizzazione di contenuti per social o piattaforme digitali, o ancora la rivendita di abbigliamento di lusso o tecnologia. Lavorare prima dell’età legale consentita (16 anni), riducendo di conseguenza il tempo dedicato allo studio e la frequenza alle lezioni, può aumentare o addirittura quasiduplicare il rischio di bocciature e abbandono degli studirispetto ai coetanei non lavoratori, favorendo così la dispersione scolastica. Ma a spaventare ancor di più, se possibile, è la maggiorepropensione dei minori lavoratori a entrare nei pericolosi circuiti della criminalità:quasi il 40% degli adolescenti che hanno avuto problemi con la giustizia ha dichiarato di aver lavorato prima di raggiungere i 16 anni; 1 su 10 ha inoltre affermato di aver ottenuto il primo lavoro quando era ancora un under 11 e più del 60% ha svolto attività lavorative dannose per la propria crescita e la propria salute fisica e mentale. Perciò è fondamentale sensibilizzare realmente l’opinione pubblica riguardo i danni causati dall’occupazione precoce e irregolare. Lascuolapuò giocare un ruolo centrale nelformare ed educare individui consapevoli,pronti per intraprendere un futuro lavorativo dignitoso e soddisfacente e, soprattutto, nei tempi più adatti. Una scuola che possa dare uguali opportunità a tutti gli studenti di sviluppare i propri talenti, seguendo le proprie naturali inclinazioni, a prescindere dalla condizione socio-economica di partenza, fornendo allo stesso tempo informazioni riguardo i servizi che lo Stato offre a diversi livelli, pergarantire il diritto allo studioa tutti e, in particolare, agli studenti in difficoltà economica (tra i vari esempi, borse di studio, abbonamenti agevolati per i trasporti, sgravi fiscali). I risultati diNon è un giocopreoccupano, ponendo l’accento su un fenomeno diffuso in Italia che non accenna a diminuire, ma di cui si parla ancora troppo poco. È indispensabile la cooperazione tra le istituzioni, le agenzie educative, le organizzazioni sindacali e il mondo produttivo, per trovare soluzioni idonee atutelare i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Ciò può avvenire solo attraverso l’adozione immediata di misure di contrasto del lavoro minorile,specialmente nelle sue forme più dannose per lo sviluppo e la crescita, come l’introduzione di piani di sostegno economico rivolti alle famiglie con minori in condizione di povertà.