I sindaci italiani contro il modello Airbnb

 

“Un’alleanza municipalistaper una politica nazionale sulla casa”. È il titolo dellatavola rotondache si è tenuta il 6 aprile presso lo Iaad (Istituto d’Arte Applicata e Design) di Bologna alla presenza di assessori e assessore alla Casa di11 città italiane. Oltre al capoluogo dell’Emilia Romagna ancheFirenze, Padova, Parma, Verona, Lodi,Napoli,Milano, Bergamo,TorinoeRoma, riunite insieme all’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) per discutere delle priorità in tema di politiche per la casa e di emergenza abitativa. «Negli ultimi venti anni, un progressivo processo di regionalizzazione delle politiche sulla casa ha determinato unaframmentazione delle politiche per la casae in particolare dell’edilizia residenziale pubblica», hanno spiegato gli assessori. «Basti solo accennare ad alcuni fenomeni emergenti che accomunano molte di queste città di medie e grandi dimensioni: dagliaffitti brevi per uso turistico, che stanno progressivamente impattando sull’intero sistema abitativo, alla comunità deglistudenti universitari fuori sedeche spesso vedono negato il loro diritto all’istruzione superiore perché i costi dell’abitare sono insostenibili», aggiungono. «E per finire – concludono – la paradossale e troppo lunga vicenda degliimmobili dismessi di proprietà di enti statali o parastatali– autentici buchi neri nelle città – o le esigenze dei cittadinimigranti, o fruenti di protezione internazionale, che vengono scaricate sui comuni». Prima della tavola rotonda, la reteAlta tensione abitativaha presentato un’iniziativa di leggesulla regolazione degli affetti brevi turistici. Laproposta, articolata in 6 punti, prevede nello specifico di limitare gli immobili dati in locazione breve, evitando la concentrazione eccessiva nelle mani di un singolo soggetto e garantendo ai comuni un certo grado di libertà nella gestione delle autorizzazioni. La regolamentazione delle piattaforme turistiche è anche uno dei5 puntidi convergenza delle 11 città riunite a Bologna in un documento che gli assessori intendono trasformare inuna proposta per il governo. «Isindaci non hanno gli strumenti per affrontare il problema. Serve una legge a livello nazionale per colmare un vuoto normativo», hacommentatoil primo cittadino di Bologna,Matteo Lepore, intervistato dal gruppoQN Quotidiano Nazionale. Tra le altrepropostequella di una legge quadro sull’edilizia residenziale pubblica che riconosca ildiritto alla casatra i livelli essenziali di assistenza e l’assegnazione gratuita ai Comuni degli immobili (aree ed edifici) di enti statali o parastatali inutilizzati. Ma anche il rifinanziamento delFondo nazionaleper il sostegno all’accesso alleabitazioni in locazionee delFondo per la morosità incolpevolee una misura nazionale che riconosca strutturalmente l’emergenza abitativacome fragilità cui dedicare interventi e risorse. A luglio dell’anno scorso, con l’approvazione definitiva del Dl aiuti,Veneziaè diventata laprima città d’Italia a poter stabilire i limitimassimi e i presupposti per la destinazione degli immobili residenziali ad attività di locazione breve “con particolare riguardo al centro storico e alle isole”. «Sono dell’idea che se un proprietario vuole affittare casa per periodi brevi possa farlomassimo per 120 giorni», hadichiaratointervistato a marzo il sindaco di VeneziaLuigi Brugnaro. Una limitazione che ha trovato d’accordo il collegaBeppe Sala: «Vogliamo che anche a Milano sia consentita questa possibilità, in modo da poter regolamentareun’offerta che è arrivata ormai a 15.000 appartamenti, il doppio di quelli pianificati in edilizia convenzionata», hasottolineatoSala. Nel suo intervento al Forum dell’Abitare che si è svolto a marzo, il sindaco di Milano ci ha tenuto a precisare: «Non vogliamo metterci contro il piccolo proprietarioche ha un singolo appartamento da 50 metri quadrati, però un po’ di regolamentazione va fatta».

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