Ecco come l’industria del latte sfrutta gli animali

Ecco come l’industria del latte sfrutta gli animali

 

Dietro una bottiglia dilattec’èla sofferenza di mucche e vitellisfruttati in modo estremo. La produzione di latte e altri derivati dell’industria lattiero-casearia, infatti, si basa su unsistema di allevamento che usa questi animali come fossero merci, senza compassione e rispetto dei loro bisogni più essenziali. Proprio come gli esseri umani,le mucche producono latte solo per i loro cucciolie di conseguenzale aziende devono spesso ricorrere all’inseminazione artificiale per garantire ritmi di produzione costanti. Le continue gravidanze forzate per la produzione di latte costituiscono però una fonte di grave sofferenza per milioni di questi animali. Le immagini che abbiamo documentato comeAnimal Equalitynell’industria del latte di tutto il mondo mostranomuccheche hanno sviluppatoinfezioni alle mammelle(una condizione che colpisce fino al 50% delle mucche allevate) e patologie comemastitidovute all’eccesiva mungitura; oltre aproblemi di deambulazioneezoppiecausate dalla pavimentazione rigida e dalla mancanza di cure adeguate agli zoccoli. Dopo essere state sfruttate per alcuni anni, spesi in unciclo costante di gravidanza e allattamento, la produzione di latte vaccino da parte delle mucche diminuisce. A questo punto, il destino che affrontano questi animali è lo stesso che attende quelli impiegati nell’industria della carne. Dopo essere stateuccise almacello, la loro carne viene venduta sul mercato. A nessuna mucca è quindi permesso vivere la propria vita per la sua durata naturale, fino a 25 anni. Ciò che spesso i consumatori ignorano del tutto, però, è chemigliaia di mucche vengono macellate mentre sono incintedei loro vitelli, durante gli ultimi mesi di gestazione, quando i cuccioli non sono ancora nati ma sono completamente sviluppati. Delle oltre2,5 milioni di mucche allevate per il loro latte ogni annoin Italia,il 4% viene macellata ancora incinta, ovvero quasi 130.000 mucche, un dato che supera la media europea. La sorte che tocca aivitelli, una volta nati, non è tuttavia meno terribile. Dopo essere stati sottratti alle loro madri,trascorrono gran parte della loro vita in estremo isolamento. La maggior parte passa i primi 2 mesi di vita confinata in minuscoli box solitari, senza cure materne e alimentati con un sostituto del latte privo di ferro, perché il mercato vuole che la loro carne sia molto chiara. Intanto,i consumatori bevono il latteoriginariamentedestinato ai vitellini. Dopo pochi mesi di vita questi cuccioli vengono portati ai macelli.Questo accade perché la carne di vitello è un sottoprodotto dell’industria lattiero-casearia: finché si produrrà latte nasceranno vitelli maschi, e finché nasceranno ci sarà la necessità di abbatterli perché considerati uno scarto di produzione. Nonostante queste crudeltà siano all’ordine del giorno,in Italia dal 2020 la produzione dilatteha superato i 12,65 milioni di tonnellate. Fermare lo sfruttamento di mucche e vitelli però sta diventando sempre più una priorità anche dei consumatori: secondo Coldiretti, sono circa12 milioni gli italiani che consumano bevande vegetali, per un totale annuo intorno agli 85 milioni di litri. Questi dati ci fanno capire che un cambiamento è possibile e sta già avvenendo, a noi il compito di realizzare una rivoluzione per gli animali a partire dalle nostre singole scelte quotidiane e da ciò che mettiamo nel carrello.