Iran: chi non indossa il velo non potrà frequentare la scuola

Iran: chi non indossa il velo non potrà frequentare la scuola

 

«L’uso dellohijabè una restrizione basata sulla legge islamica (Sharia) e sulla costituzione.Rimuovere l’hijabè inoltrereligiosamente e politicamente proibito»:queste le parole, riportate daIran International, con cui si è espressoAli Khamenei, leader supremo della Repubblica islamica, durante un recente incontro con alcuni funzionari governativi. Khamenei, che per marcare ildivieto di togliere lohijabha utilizzato il termine araboharam(ossia proibito), ha poi aggiunto: «Leproteste contro l’uso obbligatorio dello hijab in Iran sonoorchestrate dalle agenzie di spionaggiodei Paesi nemici», riferendosi implicitamente aIsraelee agliStati Uniti. Questa dichiarazione giunge appena un giorno dopo la comunicazione del 3 Aprile emanata dal ministero dell’Istruzione: in concomitanza con lariapertura delle scuoledopo le festività del Nowruz, il capodanno persiano,Radio Fardariferisce che il Ministero ha annunciato ildivieto di fornire servizi educativiagli studenti e alle studentesse delle scuole e delle università chenon seguono i codici di abbigliamento.Sintetizzando: le donne che non indossano l’hijab non saranno ammesse in classe. Una misura necessaria, secondo il Ministero dell’Istruzione, perrilanciare la cultura, le credenzeislamiche eportare avanti i valori religiosi, come la castità, in linea con quanto asserito 24 ore prima dal Ministero della Scienza, della Ricerca e della Tecnologia, «tutte le università e i centri di istruzione superiore sotto la supervisione del Ministero della Scienza non sono in grado di fornire servizi educativi, assistenziali, e vitto e alloggio, agli studenti che non osservano dignità studentesca e l’uso dello hijab». Pensare che a una ragazza che non indossa il velo possa essere vietata l’istruzione e una formazione educativa riporta alla mente i recenti casi diavvelenamenti di studentesseche, secondo molti attivisti, dissidenti e lo stesso sindacato degli insegnanti, era opera del regime perimpedire alle ragazze di studiare. Se riguardo la vicenda degli avvelenamenti il Governo si è dichiarato estraneo, i provvedimenti dei Ministeri dell’Istruzione e della Scienza confermano unaRepubblica Islamica che impedisce enon vuole l’integrazione delle donne.Sorvegliare le studentesse, punendo ed escludendo dalla vita scolastica coloro che non rispettano le regole, vuol dire negare un diritto alla conoscenza e a un futuro migliore. Questa stretta sull’hijab, tuttavia,non riguarda esclusivamente le studentesse, ma è estesa a tutte le cittadine iraniane.Iran Internationalriporta che a metà marzo sono state annunciate ulteriori misure percontrastare la disobbedienza civilee imporre l’uso corretto dello hijab; inoltre, è in programma una nuova legge che, se venisse approvata,punirebbe le donne che trasgrediscono con unamulta fino a 60.000 dollari, larevoca delle patentidi guida e deipassaporti, e ildivieto di utilizzo di internetper celebrità e influencer. Per monitorare le cittadine e poter così identificare che non rispetta le regole, le autorità iraniane utilizzerebbero appositetelecamere di sorveglianzadotate di un software di riconoscimento facciale. Non c’è comunque bisogno di attendere la nuova legge. Infatti, già in queste settimane, in molte città iraniane si sta assistendo aazioni fortemente restrittiveesanzionatorieverso gliesercizi commerciali e di ritrovo dove non viene osservato il rispetto delle leggi islamichee delle regole dell’hijab da parte di proprietari o gestori. Molte attività, come a esempio ristoranti, bar, e addirittura farmacie, sono stati chiusi, mentre è stato ordinato ai funzionari di banche e uffici pubblici dinon fornire alcun servizio alle donne senza hijab. A proposito unvideo pubblicato su Twitteril 1° aprile, e divenuto poi virale, mostra il rifiuto da parte del personale dell’aeroporto di Shiraz di concedere i biglietti alle donne che non indossano l’hijab, informandole che se vogliono salire sull’areo devono mettersi il velo. Questi divieti, va precisato,non sono una novità in Iran, e la vicenda di Jina Mahsa Amini ce lo insegna. Secondo la legge islamica le donne che si tolgono o si presentano nei luoghi pubblici senza il velo rischiano la reclusione o il pagamento di una multa; ma con lo scoppio delleprotestea metà settembre, sempre più ragazze hanno sfidato questa legge. Per questo motivo, ora il regime impone una stretta e minaccia interventi più severi. Nei giorni scorsi a ritornare sulla questione dell’hijab sono stati anche il capo della Magistratura Gholamhossein Mohseni Ejei, che ha avvertito che le donne che non indossano il velo sarannoperseguite senza pietà, e il Presidente Ebrahim Raisi, cheha dichiarato: «Se alcune persone dicono di non credere all’uso dell’hijab è bene usare la persuasione, ma il punto fondante è cheindossarlo è un requisito e una questione legale».