Gli antiabortisti americani vogliono influenzare i britannici

 

«Rifiuto l’idea che come donna io debba abortireper avere successoo per crescere professionalmente come un uomo nel mio lavoro. Non credo debba sacrificare una vita per fare ciò». Sono le parole di Phoebe Purvey, 26 anni, texana (Paese in cuil’aborto è illegale),raccolte dalNew York Timesper l’articolo dedicato allaPro Life Generationnel luglio 2022, pochi giorni dopo la revoca dellaRoe v. Wade. «Ciò che abbiamo da dire qui è: non abbiamo finito.Abbiamo altri passi avanti che devono essere fatti [contro l’aborto,ndr]»,ha dichiarato allaCnnWilliam Herb, 24 anni, in occasione dellaMarch for Lifedel 20 gennaio 2023, la sua 50° edizione ma la prima dopo la decisione della Corte Suprema.“L’aborto è la violazione di diritti umani più significativa della nostra epoca.Prenderai una posizione?”recita il sito dell’evento: sotto, il countdown per la prossima marcia (19 gennaio 2024) insieme all’immagine di una ecografia. Ora immagina che tutte queste parole, questi pensieri, viaggino oltreoceano eraggiungano il Regno Unito, dovel’aborto è legale fino alla 24° settimana: quialcunigruppi antiabortisti americanistanno cercando di“diffondere” le proprie ideetra i britannici, a suon di manifestazioni e consulenze neiCrisis pregnancy centers. Secondola definizione dell’American College of Obstetricians and Gynecologists,“Cpcè un termine utilizzato per riferirsi a determinate strutture chesi presentano come cliniche per la salute riproduttivache forniscono assistenza a donne incinte ma che, in realtà, cercano didissuaderele persona dall’accedere ad alcuni tipi di assistenza sanitaria riproduttiva, incluso l’aborto o le opzioni contraccettive”. Tra le pratiche fuorvianti messe in campo dai centri, l’associazione statunitense identifica ladiffusione di informazioni falserelative a rischi e complicazioni dopo l’aborto, “suggerire che [la donna è] oltre i limiti locali per l’accesso” all’interruzione di gravidanza, l’utilizzo di immagini per manipolare e “far vergognare” le persone con il pretesto di informarle, minimizzare l’impatto che gravidanza e parto possono avere sulla salute della donna, pubblicità online con parole chiave specifiche come “cliniche per gliaborti” (così da influenzare i risultati sul web quando si cercano strutture che forniscano l’interruzione di gravidanza). L’inchiesta diPanorama(programma televisivo dellaBbc) ha rivelato che, “cercando online”, si possono trovare57 pubblicità deiCpc:“una [donna] ha detto che è stata ‘traumatizzata’ e che il centro ha provato a ‘manipolarla’ a non avere un aborto”, riporta l’emittente britannica. Tornando all’influenza degli antiabortisti americani nel Regno Unito, a febbraio ilSt Marys’s College Oscottdi Birmingham ha ospitato il seminarioRethink Abortion Day,che ha mostrato laportata transfrontalieradell’attività di alcuni gruppi diattivisti pro-life statunitensi. I 4 gruppi principali coinvolti nell’evento erano tutti affiliati britannici di organizzazioni con sede negli States e alcuni relatori avevano legami stretti con gruppi della comunità nazionalista cristiana d’America, secondo ilGuardian. Tra loro, Ben Thatcher, co-direttore dellaMarch for Life Uk,e Isabel Vaughan-Spruce,che aiuta a gestire la sezione nel Regno Unito della campagna texana40 days for life. «Quest’anno abbiamo assistito a un vero e proprioaumento delle proteste- ha dichiarato al quotidiano britannico Katherine O’Brien, portavoce della non profitBritish Pregnancy Advisory Services-La nostra paura con la revoca della Roe v. Wade è che non solo attivisti antiabortisti nel mondo possano sentirsi ispirati, ma anche chele organizzazioni americane pro-lifepossano avere una quantità di denaro che non avranno bisogno di spendere negli Usa ma chedirotterannoqui e in giro per il mondo». D’altronde, è stato proprio un americano,Shawn Carney(presidente e Ceo della statunitense40 days for life)a gridare, riferendosi allaRoe,«Se possiamo noi, potete anche voi» in occasione dellaMarch for Life Uka settembre 2022. La paura degli attivisti pro-choice è che sempre più persone seguano questo “suggerimento”: «Sappiamo chei gruppi pro-life nel Regno Unito sono stati incoraggiati dalla revoca della Roe v. Wadee che a loro piace copiare le tattiche statunitensi», ha dettoLouise McCudden, Advocacy e Public Affairs Advisor allaMSI Reproductive Choice. Ma la speranza che ciò non accada è l’ultima a morire.