Uk e sorveglianza a lavoro: nel mirino giovani, donne, minoranze

Uk e sorveglianza a lavoro: nel mirino giovani, donne, minoranze

 

Letecniche di sorveglianzadei lavoratoricolpiscono in modo sproporzionato igiovani, ledonnee leminoranzeetniche: è il dato emerso dalreportdell’Institute for Public Policy Research(Ippr), think thank progressista con sede a Londra, che si è concentrato sulle modalità di sorveglianza nel mondo del lavoro delRegno Unitoa seguito della pandemia. Lasorveglianza lavorativaè presente da quando esisteil lavoro dipendentema, secondo il report, le nuove tecnologie stanno rendendo più semplice e accessibile il “controllo”. Inmancanza di una regolamentazione adeguatae al passo con i tempi, l’espansione delle tecniche di monitoraggiosembra andare ascapitoproprio delle categorie che, nel mercato del lavoro,hanno meno potere. Le tecniche vanno dallaraccolta dei dati dei dipendenti, sulla base dei quali è possibile prendere decisioni lavorative automatizzate, al controllo minuto per minuto deglispostamenti fisici dei lavoratori, fino alle tecnologie diriconoscimento faccialeche consentono di capire se la persona è concentrata sulle sue attività (come l’AI progettata dalla società tech giapponeseFujitsu,che osserva i movimenti dei muscoli del viso). Secondo i risultati dello studio,la sorveglianza tramite tecnologie all’avanguardia è aumentata con la pandemiae lo smart working, diventato ormai la nuova normalità lavorativa.Come riportato dalGuardian, perle donne attive nel settore privatoc’è un rischiopiù alto di essere sottoposte a sorveglianza sul lavoro. In particolare, per le lavoratrici che non sono iscritte a un sindacato il rischio sale al 52%. Questo perché le donne, vittime delgender gap,si trovano più spesso in ruoli con competenze più basse e con minore autonomia rispetto agli uomini; condizioni che rendono molto più probabile l’applicazione di tecniche di sorveglianza da parte del datore di lavoro, mentre lapartecipazione a un’organizzazione sindacaleè una tutela in più che, in genere, dà la possibilità ai lavoratori di essereconsultati prima dell’introduzione di strumenti di monitoraggio aziendale. In generale, appare chiaro dal report che sono igiovanilacategoria più deboleed esposta ai rischi della sorveglianza lavorativa: hanno un livello di autonomia vicino allo zero, si uniscono di rado a un sindacato e sono nelle fasce più basse della gerarchia aziendale (in questo caso, per i ragazzi e le ragazze tra i 16-29 anni, il rischio di essere sorvegliati sul lavoro raggiunge la cifra del 49%). Lo stesso si può dire dellepersone nere, che però, a differenza di altri gruppi etnici,hanno più probabilità di essere tutelati dall’appartenenza a un sindacato. Alcuni degli intervistati hanno spiegato che sono soprattutto i lavoratori precari a provare una forte insicurezza di fronte all’espansione di questi metodi, perché non avrebbero a disposizione alcuna possibilità di “controbattere” rispetto alle osservazioni catturate dalle tecnologie e sarebbero i prescelti per un eventuale licenziamento deciso dall’algoritmo. Come dichiarato alGuardianda Henry Parks, economista senior dell’Ippre autore del report: «I giovani, le donne e i neri rischiano di essere sproporzionatamente colpiti in modo negativo dalla sorveglianza sul lavoro e la legge, così com’è, non è al passo con la realtà». Da qui, ilsollecito di un intervento governativoper garantire la correttezza delle procedure. Secondo l’Ippr, infatti, il Governo britannico dovrebbevietare alcune pratiche ritenute scorrette,come la registrazione di tutto ciò che viene digitato sulla tastiera (il cosiddettokeystroke logging), e i datori di lavoro dovrebbero condividere con i dipendenti i dati raccolti. Durante la giornata è considerato normale che vengano registrate le chiamate tra colleghi o tra colleghi e clienti, nonché le riunioni di lavoro. E in certi casi il datore può persinoaccedere da remoto ai computer aziendalie fare screenshotdelle attività svolte dai dipendenti. Anche ilTrades Union Congress, confederazione dei sindacati del Regno Unito, ha chiesto l’approvazione di una riforma del diritto del lavoro che protegga i lavoratori dalle tecniche di sorveglianza, citando in particolare ildiritto alla disconnessione e diritti digitali di trasparenzaper l’utilizzo di queste risorse. Stando ai dati del report della societàGartnerdi giugno 2022,il numero di grandi aziende che utilizzano strumenti di sorveglianza è raddoppiato dall’inizio della pandemiae ha raggiunto il60%.Secondo le previsione potrebbe raggiungereil 70% entro il 2025.Secondo ilsondaggiocondotto dalla società di business intelligenceMorning Consult,che ha intervistato 750 lavoratori del settore tech, più della metà preferirebbe dimettersi se il datore di lavoro decidesse di usare tecnologie di sorveglianza invasiva, come la registrazione di audio e video sui loro computer e strumenti di riconoscimento facciale per monitorare la produttività. Per evitare che queste tecnologie finiscano fuori controllo, serve una regolamentazione al più presto. Perché, come ha detto Henry Parkes, «Potrebbero avereconseguenze disastrose per il benessere mentale e fisico dei dipendenti».