Piante forti, ottima alimentazione

Piante forti, ottima alimentazione

 

Dalla co-evoluzione tra noi e le nostrepiantecoltivate, iniziata da quando ce ne prendiamo cura nei nostri campi fin dal Neolitico, dipende gran parte del nostro successo sulla Terra. Durante questo processo noisiamo diventati agricoltori abili,abbiamo potuto sfamare un numero crescente di individui ele nostre piante sono state selezionate per essere più nutrienti e produttive. Siamo arrivati a un punto in cui la co-evoluzione tra noi e le piante coltivate ci ha resototalmente dipendenti gli uni dalle altre. Non possiamo fare a meno della fonte del nostro cibo e le nostre piante non possono fare a meno delle nostre cure per crescere vigorose e produttive. Le piante moderne sonofrutto di una lunga co-evoluzionee, dunque, sono per molti aspettiottimali. Tuttavia, le esigenze di un’agricoltura moderna, consapevole dell’importanza dell’impatto ambientale e delle domande dei consumatori, richiedono che questo processo continui. Gli agricoltori sanno come devono essere le loro piante: forti, vigorose, meno suscettibili alle malattie, più resistenti agli eventi atmosferici estremi quali caldo e siccità. Piante più forti sono più produttive:permettono di raccogliere maggiori quantità di cibo dalla stessa superficie coltivata, mentre più spazio può essere lasciato alla natura, serbatoio dibiodiversità. Piante più fortirichiedono meno acqua,meno fertilizzantie meno agrofarmaci per difenderle dalle malattie e sono favorevoli per gli agricoltori perchémeno costose da coltivare e più sostenibiliper l’ambiente. Piante più forti si possono faregrazie al miglioramentogenetico, lo stesso che è stato fatto fin dal principio della nostra co-evoluzione e che oggi è avvantaggiato dal fatto che i genomi (cioè tutto il Dna) delle piante coltivate non sono più un mistero, ma li abbiamo in larga parte decifrati. Rispetto al passato, oggi sappiamo anchequali principi nutritivi sono utili per la nostra salutee di quali è importante che le nostre piante siano ricche. Come consumatorivogliamo cibo cha abbia un sapore miglioree che siapiù ricco di principi nutritivi:queste caratteristiche possono essere migliorate grazie alle conoscenze dei genomi e alle biotecnologie. Possiamoincrociare le piante in modo consapevole,mescolando sapientemente i loro genomi in modo da avere nuove varietà migliorate; possiamo anche agire direttamente sui genomi delle piante che sono già “quasi perfette” aggiungendo una caratteristica tramite le Tecnologie di Evoluzione Assistita (Tea). Infine possiamo introdurre nuovi elementi nelle piante tramite l’inserimento di geniche portano caratteristiche favorevoli tramite la transgenesi. Ciascuna delle 3 tecniche non esclude l’altra e nessuna delle 3 è potenzialmente pericolosa per il consumatore e per l’ambiente ma, per il momento, gli scienziati in Europa si devono“accontentare” diutilizzare gli incroci tra le pianteper migliorarle, perché non solo la transgenesi ma anche le nuove e utilissime Teanon sono al momento consentite nella produzione di piante da commercializzare. Ma ci sono celebri esempi dell’utilizzo di queste tecnologie per produrre cibo che potrebbe portare allariduzione delle carenze alimentarinella popolazione umana. Per esempio, la professoressa Cathie Martin del John Innes Center di Norwich (Uk) ha prodotto 15 anni fa una tipologia di pomodoro viola molto ricco di antiossidanti con la tecnica della transgenesi che recentemente ha avuto il via libera per essere coltivato negli Usa. Grazie alle tecniche Tea, che permettono di fare piccoli cambiamenti in zone precise del Dna delle piante, del tutto identici a quelli che si possono originare in natura ma in tempi brevissimi, altre 2 tipologie dipomodori “biofortificati”sono stati prodotti. Il primo, sempre dalla professoressa Martin, insieme ad altri colleghi, è ricco di vitamina D e potrebbe contribuire a ridurne la carenza nella dieta, mentre il secondo è un pomodoro che produce alti livelli di Gaba, che è stato osservato avere effetti positivi sul cuore. Mentre il secondo pomodoro è già in commercio in Giappone, dove è stato prodotto e accolto con interesse da parte dei consumatori di età avanzata, il secondo potrà presto essere coltivato inUkdovele piante fatte con le Tea sono in via di approvazioneper essere coltivate e commercializzate. L’Italia, per ora, segue l’Europa cherestringe l’utilizzo delle Tea,normandole alla stregua della vecchia tecnica della transgenesi. Ma la necessità di velocizzare le co-evoluzione tra noi e le nostre piante, sia per migliorarne l’impatto ambientale e la produttività che per le proprietà nutritive, ci fa sperare che queste tecniche verranno presto messe a disposizione degliscienziatiche potranno contribuire a un processo di miglioramento, che deve continuare.