L’amianto può diventare una risorsa?

Anche se le norme europee incentivano il riciclaggio deirifiuti contenenti amianto,dopo che sono stati resi inerti,molti di questi finiscono nelle discariche italiane. Dagli anni ‘90, quando il materiale è stato bandito dall’edilizia nel nostro Paese, gli scarti delle bonifiche si sono accumulati, senza riuscire ad avere una nuova vita. La societàCirtaa(Centro Internazionale delle Ricerche sul Trattamento e Applicazioni dell’Asbesto S.r.l.) sta cercando, però, di cambiare paradigma: con un sistema di trattamento innovativo,dai rifiuti possono nascere alternative circolari a cementi e metalli rari. Nata a novembre 2021,è il primo Centro di Ricercain Italia dedicato interamentealla ricerca e allo studiodelle applicazioni per le materie prime processatedall’inertizzazione dell’amianto. Fino a pochi anni fa, il fatto che un materiale così dannoso per la salute umana potesse diventare una risorsa era impensabile: si tratta di un minerale che, se inalato, può provocare patologie cancerogene allevie respiratorie. Il processo di inertizzazione, che lo porta al collasso e alla vetrificazione, serve a renderlo, appunto,inerteper la salute. Conosciuto anche comeasbesto, in realtà, non consiste in una singola sostanza, ma in un insieme di minerali, cioè i silicati, più o meno fibrosi. Per anni, grazie alla sua resistenza e ai costi più bassi, è stato usato nell’edilizia, soprattutto industriale, ma anche in oltre 3.000 prodotti come legante: in tessuti, vernici, smalti, carta e cartoni. Dopo alcuni scandali come quello legato all’Eternitdi Casale Monferrato(Piemonte) negli anni ‘80 e ‘90 e in seguito alle diffuse diagnosi di cancro e altre malattie respiratorie, dovute all’esposizione prolungata alla sostanza,l’amianto è diventato il nemico pubblico numero uno. L’Italia lo ha messo al bandonel 1992, conla legge 257: da allora le miniere sono state chiuse ed è iniziata la bonifica di tutte le strutture dove era stato impiegato, con lo smaltimento e il confinamento del materiale in discariche apposite. Una delle caratteristiche dei prodotti d’amianto è infatti quella di sfilacciarsi facilmente e disperdersi nell’acqua e nell’aria. SecondoIspra(Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nel 2020 in Italia sono state prodotte386.000 tonnellatedi rifiuti e i circa 18 siti aperti sul territorio (dato 2019) probabilmente non sono stati sufficienti ad assorbirle tutte, dando vita a diversi depositi abusivi. MaCirtaavuole mettere in campo una visione dieconomia circolare. Il fondatore della società,Paolo Tuccitto, ha lavorato dal 2017 per brevettare delle soluzioni tecnologiche che non solo garantissero la messa in sicurezza dell’asbesto, ma anche il suo recupero in soluzioni, a basso costo, e di interesse strategico. Tra queste, la più interessante a livello industriale è la sintesi dimetalli rari.Fondamentali in numerosi campi, ma soprattutto in quello degli impianti di energia rinnovabile, e necessari alla transizione ecologica. Spesso le riserve di queste materie prime strategiche sono alla portata solo di alcuni Paesi e determinano gli equilibri geopolitici tra gli Stati. Dall’inertizzazione dell’amianto però è possibile generareforsterite e vari nesosilicati, si legge sul sito diCirtaa, che hanno applicazioni simili a quelle dellozirconioe sono sostanze non più pericolose. Ottenuto dallo zircone, pietra amata da tutti gli appassionati di gioielli, si tratta di un metallo simile altitanio. La sua resistenza alla corrosione lo rende adatto alle superleghe metalliche, come quelle usate per le barre di contenimento del combustibile nelle centrali nucleari.Gran parte dei suoi giacimenti europei si trova in Ucraina. Una valida alternativa sarebbe quindi molto utile pergli sforzi di decarbonizzazione dell’Unione Europea. Laforsteritepuò avere anche usi simili a quello dell’ex asbesto, per esempio, come componente dei cementi nel settore delle costruzioni. Può entrare in gioco anche nella produzione di ceramiche, o, grazie ai suoi polimeri, di gomme sintetiche e tessuti speciali. La sua resistenza la rende idonea anche alla metallurgia e alle superleghe per i velivolidell’industria aereospazialeo per la produzione di sarcofagi di confinamento dellescorie radioattive. Il processo di recupero dell’amianto diCirtaaavviene mediante forni ad atmosfera controllata o in atmosfera protettiva. Gli impianti 4.0 hanno addirittura il controllo da remoto,spiegala società, e possono agire su migliaia di tonnellate di materiali. Questosistema è meno energivoro e costoso, rispetto ai trattamenti chimici e termici che, in alcuni casi, richiedevano il mantenimento ad alte temperature per anche 50 ore.Il metodoCirtaaha però bisogno di diffondersi, partendo da piccoli impianti che diventino scalabili e inizino a rendere l’amianto una risorsa per la popolazione.