Intelligenza artificiale vs lavoro: quali sono le prospettive?

Nel giro degli ultimi 6 anni abbiamo assistito aun incremento del 633,3% degli investimenti in aziendeche sviluppano tecnologielegate all’intelligenza artificiale.Se nel 2015 si investiva un solo dollaro, nel 2021 la cifra è aumentata a 7. È quanto emerge dai dati collezionati dawriterbuddy.ai, l’azienda che ha realizzato un software basato sull’AI per scrivere contenuti. Li ha presi da portali specializzati comeCrunchBase,NetBase Quid,S&P Capital IQeNFX. A raccogliere oltre l’80% dei finanziamenti a livello globale sonole aziende americane, che la fanno da padrone in questo nuovo settore. Rispetto al 2021 in Italia, secondo quanto rilevato dall’OsservatorioArtificial Intelligencedel Politecnico di Milano,gli investimenti nell’ambito dell’intelligenza artificiale sono cresciuti del 32%, arrivando a quota 500milioni. Il 73% è stato commissionato da aziende italiane e il restante 27% è rappresentato dall’export di progetti. Anche nel nostro Paese si inizia a credere sempre di più in questa nuova tecnologia e a mostrarcelo con chiarezza sono i dati: in soli 5 anni, le grandi imprese che hanno avviato, al loro interno, almeno un progetto di intelligenza artificiale sono passate dal 51% al 61%. Di queste, il 42% ne ha più di uno in atto, spiegala ricercadelPoliMi. Non solo: più passa il tempo e più si sente parlare dell’AI anche nella vita di tutti i giorni. Secondo l’Osservatorio del PoliMi,ormai il 93% degli italiani ne ha sentito parlare almeno una volta, il 55% pensa che sia molto presente nelle proprie giornate e il 37% crede che lo sia nella propria vita lavorativa. Ma il 2022 si è aperto con una lunga serie dilicenziamentiall’interno delle più importanti aziende tecnologiche:Microsoftha annunciato il taglio di 10.000 dipendenti entro fine marzo,Metalo scorso novembre ne ha licenziati 11.000,Twitter7.500,Amazon18.000, e cosi via. A questo punto possiamo pensare che questi forti tagli siano anche frutto dell’avanzamento dell’intelligenza artificiale? Probabilmente, almeno in parte, sì. Davanti a macchine che possono eseguire i compiti dell’uomo, possiamo aspettarci “notevoli sconvolgimenti” nel mercato del lavoro:l’automazione potrebbe portare alla perdita di circa 300 milioni di posti a tempo pieno, secondo uno studio della banca d’affari statunitenseGoldman SachsintitolatoThe potencially Large Effect of Artificial Intelligence on Economic Growth,ecitatodalFinancial Times.Le aziende sono sempre alla ricerca disoluzioni per ridurre i costi del lavoro e l’automazioneattraverso l’uso di AI può rappresentare la soluzione ideale. I lavori che richiedono importanti competenze tecnologiche possono beneficiarne per automatizzare le attività ripetitive e aumentare l’efficienza del lavoro, come gli sviluppatori di software, scienziati dei dati e analisti di business. Molto dipenderà dalla capacità di adattamento da parte delle società e dei professionisti, che possono cogliere i lati positivi della cosa: potrebbeliberare del tempo utile a svolgere attività produttive. Il report ha evidenziato come la capacità di generare contenuti in modo automatizzato potrebbe portare a un progresso significativo con effetti macroeconomici potenzialmente importanti eaumentare il Pil globale annuo del 7% nei prossimi 10 anni. Lo studio ha calcolato che negli Stati Uniti e in Europa circadue terzi dei posti di lavoro sono esposti a un certo grado di automazione dell’intelligenza artificiale. La maggior parte delle persone che li svolgono non perderebbe il posto di lavoro, ma vedrebbe le proprie mansioni ‘automatizzate’ per meno la metà. Secondo gli autori della ricerca, Joseph Briggs e Davesh Kodnani, se lo sviluppo e l’uso dell’AI dovesse procedere secondo gli attuali ritmi, questo porterebbe alla sostituzione con sistemi di intelligenza artificiale di300 milioni di lavori nel mondo. Nel mirino ci sarebbero il settore amministrativo, legale, bancario e finanziario. Le professioni creative e i lavori manuali sembrano essere relativamente più sicuri. I risultati dello studio si basano sull’analisi dei dati statunitensi ed europei su compiti tipicamente svolti da lavoratori umani, e secondo i dati attualmente disponibili,solo il 5% dei mestieri potrebbe essere completamente sostituito dall’intelligenza artificiale. Negli Stati Uniti questo discorso potrebbe valere per il 63% della forza lavoro, escluso il 30% che svolge lavori fisici o all’aria aperta. Mentre il 7% dei lavoratori statunitensi potrebbe perdere a favore delle macchine più della metà delle proprie mansioni. Tutto dipenderà dallo sviluppo e dalla velocità di diffusione dell’AI, cosi come dalle scelte delle grandi aziende e imprese:affideranno il lavoro a un essere umano o delegheranno l’operazione alla macchina?La chiave sarà l’acquisizione di nuove competenze e la capacità di adattarsi alle nuove realtà del mondo del lavoro.