Iran: non si protesta più solo nelle strade

Iran: non si protesta più solo nelle strade

 

In Iran le proteste non sono scomparse,piuttostostanno cambiando formagradualmente: oltre a scendere in strada, gli iraniani e le iraniane si scambiano comunicatitramite social(Telegram è il più usato) e scrivonograffiti sui muri. La scorsa settimana tantissime città si sono unite in un’importanteondata di protestein occasione delChaharshanbe Suri,la festa del fuoco che si celebra alla vigilia dell’ultimo mercoledì dell’anno (ilNowruz,il Capodanno iraniano, cade il 21 marzo): per le celebrazioni, al tramonto si accendono falò e si salta sulle fiammecantando“Sorkhi-ye to az man, zardi-ye man az to”, che significa “Lascia che il tuo rossore sia mio, e che il mio pallore sia tuo”. E così è stato fatto, ma questa voltasono stati cantatianche alcuni slogan che accompagnano le proteste contro il regime, tra Teheran, Isfahan, Rasht, Gorgan, Rasht, Karaj, Saqqez e Sanandaj. Il più intonato è stato “Jin, Jîyan, Azadî”, ovvero,“Donna, Vita, Libertà”. A inizio mese, inoltre, ragazzi e ragazze hanno organizzato3 giorni di proteste, dando comunicazione dell’iniziativaattraverso i canali social dellaUnited Youth of Iran,un’alleanza di vari gruppi di “giovani di quartiere” di tutto l’Iran, che lottano per rovesciare il regime. Ed è stato proprio questo gruppo a proporre ditrasformare la festa del fuoco in un “simbolo della lotta contro il regime repressivo”che “ha eliminato o duramente represso individui per le loro diverse convinzioni per molti anni”. Il social più usato per scambiarsi informazioni, organizzare le proteste e diffondere notizie èTelegram, che contapiù di 50 milioni di utenti in Iran:la ragione principale è sicuramente illivello di sicurezza offerto dalla piattaforma(un fattore importantissimo considerando il numero degli arresti durante le proteste e i vari blocchi della rete avvenuti nel Paese). Tramite il socialsi diffondono anche“carte dei diritti”contenenti richieste specifiche dei cittadini, che poi vengono pubblicate e diffuse al pubblico.A metà febbraio, per esempio, diversi gruppi che lottano per i diritti umani (sindacati, organizzazioni studentesche e associazioni femministe) hanno fatto circolare un documento in cui, tra le tante cose, si legge: “La religione è una questione privata. Non dovrebbe interferire nel destino delle persone e nelle leggi politiche, economiche, sociali e culturali del Paese”. È molto importante anche laCarta dei diritti delle donnerealizzata da un collettivo difemministe iraniane, pubblicata l’8 marzo 2023,in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne, che contiene appelli per inserire, nella futura ricostruzione dell’Iran,misure che conducano all’uguaglianza di generee alla giustizia sociale. “Agli albori del movimentoDonna, vita, libertà, noi, un collettivo di femministe iraniane, che abbiamo subito discriminazioni e ingiustizie storiche, sentiamo fortemente che è giunto il momento ditrasformare in realtà i nostri dirittidi cittadine uguali”, recita la carta nelle prime righe. Anche igraffiti stanno accompagnando le nuove proteste:Teheran si sta riempiendo di scritte sui muri.La più diffusa è “Non dirlo a mamma”, la frase pronunciata da Mohammad Mehdi Karami prima della sua esecuzione. Sempre nella Capitale ne è comparso uno dimatrice femminista, con scritto“Le donne qui bruceranno ogni giorno, fin quando non bruceremo la radice della misoginia”.Questi graffiti vengono poi fotografati e diffusi tramite i social, per diffondere la propria voce. Alcune ragazze nel quartiere Ekbatan (Teheran) hanno pubblicato su TikTok una“danza per la libertà”con la canzoneCalm Down:la giornalista Masih Alinejad ha scritto su Twitter che le ragazze in questione “sono state braccate dalla polizia e le autorità le hanno costrette a coprirsi i capelli e a scusarsi davanti alla telecamera”. Ha poi aggiunto:“A noi donne iraniane non è permesso mostrare i capelli e ballare in pubblico”. Sempre più ragazze si stanno unendo alle proteste online, con il“ballo per la libertà”.È stata proprio Masih Alinejada parlare delle nuove forme che stanno assumendo le proteste in Iran, spiegando che «Ora il dissenso si sta organizzando in altre forme, comescioperiedisobbedienza civile, con campagne che invitano anon pagare le bolletteo aritirare i soldi dalle banchee convertirli in dollari. Sistemi alternativi perfare pressione sul Governo, senza rischiare il carcere e la vita». La mobilitazione non si è fermata. Nuovi mondi, nuove forme, stessa resistenza. E, come sempre, al grido di“Donna, Vita, Libertà”.