Usa: che fine farà la pillola abortiva?

Usa: che fine farà la pillola abortiva?

 

Più della metà degliabortinegliStati Unitivengono praticati con metodo farmacologico per evitare il ricorso a procedure chirurgiche. In un clima di proteste e conflitti crescenti (dopo che lo scorso anno la Corte Suprema ha abolito il diritto costituzionale all’interruzione volontaria di gravidanza, con il ribaltamento dellaRoe v. Wade), lapillola abortivaover-the-counter,fornita al banco dalle farmacie, è diventata il principaleterreno di scontro. Circa 20 anni fa, laFood and Drug Administration(Fda) ha approvato l’utilizzo delmifepristone(meglio conosciuto comeRU486) in combinazione con ilmisoprostoloper l’interruzione di gravidanza allo stadio iniziale, a oggi entro10 settimane di gestazione. A gennaio di quest’anno, laFdaha approvato lavendita della pillola abortiva nelle farmacie certificate, semplificando l’accesso all’aborto farmacologico: prima, infatti, le donne potevano ottenere il farmaco solo in ambulatori e da medici specializzati. Laprescrizione è ancora necessariaper poter procedere al ritiro in negozio o per corrispondenza. Ovviamente, la vendita al dettaglio riguarda solo le farmacie cheoperano nelle regioni in cui l’aborto è legale. Nei 13 Stati in cui invece è vietato, l’utilizzo e la vendita della pillola abortiva continuano a essere oggetto di divieto. Inoltre, l’American Pharmacists Associationharaccomandatoalle farmacie di essere caute nel vendere il farmaco negli Stati dove sono in corso tentativi di limitazione dell’aborto, perché potrebbero rischiare in futuro di perdere la licenza o subire altre sanzioni. La decisione dellaFdaha contribuito a intensificare le battaglie giuridiche e politiche relative all’aborto e, in particolare, all’utilizzo del mifepristone.Più di 20 procuratori generali repubblicanihanno firmato alcunelettere indirizzate alle maggiori catene di farmaciedegli Stati Uniti, minacciandole di promuovereazioni legalinei loro confronti se avessero distribuito la pillola abortiva. “È nostra responsabilità – si legge in uno dei documenti riportato dallaBbc– far rispettare le leggi eproteggere la salute, la sicurezza e il benessere delle donne e dei bambini non ancora natinei nostri Stati”. Walgreens, la seconda catena più grande di farmacie in America dopoCvs Health, ha dichiarato chenon distribuirà il farmaco in nessuno dei 21 Stati coinvolti:in4 di questi(Alaska, Iowa, Kansas e Montana)l’aborto è legale,ma sono in ballo possibili restrizioni. Tutto ciò ha scatenatoforti reazionicontrarie, sia tra i consumatori che i politici. Il Governatore democratico dellaCalifornia, Gavin Newsom, ha deciso di negare il rinnovo di un contratto statale da 54 milioni di dollari con il gruppo farmaceutico,spiegando su Twitterche il suo Stato“non farà affari con qualsiasi società che indietreggia davanti agli estremisti”.Gli altri grandi gruppi, comeCvs,Rite AideWalmart, nonostante siano esposti agli stessi rischi, hanno preferito non rilasciare dichiarazioni. Sul versante giuridico si attende a breve laconclusione della causaAlliance for Hippocratic Medicine v. U.S. Food and Drug Administration,avviata inTexasda gruppi conservatori per revocare l’approvazione della pillola abortiva da parte dellaFda. La decisione, affidata al giudice federale Matthew Kacsmaryk, nominato dall’ex presidente Donald Trump, potrebbeimporre il divieto di commercializzare il mifepristonenel mercato statunitense. Il giudice ha fissato la primaudienzaper domani, con un metodo insolito: ha chiesto agli avvocati di non rendere pubblica la data, con l’intenzione di inserirla nel registro pubblico soltanto la sera prima, come svelato dalNew York Times. Il motivo sarebbe quello di voler tutelare la sicurezza e l’ordine del processo, ma la prassi potrebbe essere irregolare, soprattutto per un caso di interesse pubblico come questo. Non è chiaro se il verdetto sarà deciso in questa udienza o nella successiva. L’esito è molto atteso perché la decisionepotrebbe rendere l’utilizzo del mifepristone impraticabile anche negli Stati in cui l’aborto è legale.Ma non subito, chiariscono gliesperti:per revocare l’approvazione di un farmaco, laFdadeve prima fissare alcune udienze pubbliche e prendere nuovi provvedimenti, un procedimento lungo che potrebbe richiedere mesi o anni. Inoltre, il Governo federale potrebbe appellare subito la decisione di Kacsmaryk,portando il caso davanti alla Corte Suprema. Sarebbe la prima volta che un tribunale ordina la rimozione dal mercato di un farmaco approvato dallaFda. E in un panorama già confuso, aumenterebbero notevolmente le complicazioni relative allapillola abortivaper le pazienti e i distributori del farmaco in tutto il Paese.