Io so. Ma non ho le prove

 

«La vita ci fa sempre incontrare le persone necessarie a svelare il destino che ci attende. Niente è casuale», sostiene il regista e poeta Giancarlo Scarchilli, autore del documentarioPier Paolo Pasolini. Una visione nuova,prodotto da Morena Gentile, presentato al 40° Torino Film Festival e distribuito nelle sale dal 5 al 8 marzo 2023 da Medusa. Grande intellettuale e precursore dei tempi,Pier Paolo Pasoliniè stato contestato, amato, criticato, apprezzato, processato, odiato. Ma anche rispettato per la suaprofonda comprensione della società e per la sua attenzione ai talenti. Ed è da questa sua particolare sensibilità nell’individuare le doti nelle persone che incontrava, valorizzandole prima ancora che loro ne avessero consapevolezza, che nasce il documentario. Scarchilli lo concepisce più come poeta che come regista, dando forma visiva ai versi della sua poesiaAscolto:“a volte si percepisce/il divino/che, se si ascolta/ammanta ogni cosa”.Nell’alternarsi di materiali d’archivio, interviste inedite e clip di film,Scarchilli ripercorre il germoglio dei semi che Pier Paolo Pasolini ha lasciatonel mettersi all’ascolto delle persone. In tanti devono all’incontro con il letterato prestato alla regia e viceversa, un inizio di carriera o un cambio di rotta della loro vita. Da Sergio e Franco Citti a Laura Betti e Ninetto Davoli, dallo scenografo Dante Ferretti al costumista Danilo Donati, dal musicista Ennio Morricone al montatore Nino Baragli. Da Bernardo Bertolucci che esordì come aiuto regia nel filmAccattone, a Vincenzo Cerami che, da ex allievo di Pasolini alle scuole medie, venne introdotto al cinema collaborando al filmUccellacci e uccellini.E poi tanti artisti noti che vennero riproposti in una chiave nuova, come Anna Magnani, Maria Callas, Totò, Orson Welles, portati in scena in quanto simboli di loro stessi. Lo stesso Scarchilli alla fine del documentario ringrazia Pier Paolo Pasolini per averlo portato sulla strada del cinema, dove venne preso per mano, accompagnato e introdotto alla sua “bottega di talenti” da Sergio Citti, uno dei principali germogli dei suoi semi. I due si conobbero alla fine degli anni ’70 e poco dopo Scarchilli ebbe l’opportunità di collaborare con Citti ai filmDue pezzi di pane,Il minestroneeSogni e bisognicome sceneggiatore e aiuto alla regia. Di incontro in incontro arrivò a lavorare con Vittorio Gassman perDi padre in figlioe poi a esordire alla regia di film e documentari, tra cuiVittorio racconta Gassman, una vita da mattatore, vincitore del Premio Nastro d’Argento 2011. La conoscenza tra Giancarlo Scarchilli e Sergio Citti si deve all’articolo“Tre giorni di profanazione al Teatro Tenda. Pasolini, un’assenza comoda”che il primo pubblicò nel 1978 sulla rivistaGong(mensile di musica progressiva e cultura nata nel 1974), dove commentava delle giornate di studio dedicate alla figura di Pasolini, ucciso brutalmente la notte tra il primo e il 2 novembre del 1975 all’Idroscalo di Ostia. Nell’articolo Scarchilli criticava gli interventi degli intellettuali presenti e scriveva“Ognuno ha filtrato Pasolini con il suo setaccio, lasciando passare solo quello che di lui serviva mostrare… In mezzo a tanta commemorazione postuma, che sempre è stata aberrata da Pier Paolo, poche le voci naturali. Coloro che realmente sono stati vicini a Pasolini, come Sergio Citti, sono stati molto molto schivi nel parlare”. Malgrado siano passati più di 40 anni, Scarchilli è ancora convinto che l’unicità di Pasolini sia il suo non essere“incasellabile. Ha cambiato la letteratura conRagazzi di Vita, ha cambiato il giornalismo conScritti corsarie ha cambiato il cinema conAccattone”. Sono d’accordo con lui anche David Grieco, Pupi Avati, Walter Veltroni, Giancarlo De Cataldo, Filippo Ceccarelli, Caterina D’Amico, Felice Laudadio, Giuseppe Manfredi, Carlo Verdone che, intervistati nel documentario, confermano comela produzione artistica di Pasolini abbia apportato una visione nuova che ancora oggi lo rende uno degli ultimi intellettuali italiani. L’uscita cinematografica del documentario ha favorito la riapertura del caso della sua uccisione perapprofondire le indagini sui tre dna individuati nel 2010 sulla scena del crimine. L’istanza è stata depositata in Procura di Roma il 3 marzo 2023 dall’avvocato Stefano Maccioni, a nome del regista David Grieco e dello sceneggiatore Giovanni Giovannetti. L’avvocato, che fece riaprire le indagini già nel 2009, chiede anche chevengano accertate le dichiarazioni rese da Maurizio Abbatinonel 2022 alla Commissione parlamentare Antimafia. Secondo il collaboratore di giustizia, che fece parte della Banda della Magliana,Pasolini andò all’Idroscalo di Ostia per recuperare le pizzedel suo filmSalò o le 120 giornate di Sodomarubate mesi prima e una volta lì venne ucciso. Una morte violenta di un intellettuale dal pensiero non omologato, e non omologabile, con cui il nostro Paese non ha mai smesso di fare i conti. Nemmenoil centenario della sua nascita(5 marzo 1922), commemorata lo scorso anno con innumerevoli mostre, convegni, libri e documentari, ha portato alla verità sulla sua uccisione. Profeticamente Pasolini aveva previsto tutto: a guardarci indietro sembra proprio che siamo rimasti a“Io so. Ma non ho le prove”.