Anche le pecore possono essere circolari!

Trasformare la lana di pecora inutilizzatada rifiuto speciale arisorsa per la moda italiana.È questa la sfida del progettoTramando s’innova, partito traBergamoeBrescia, il cui obiettivo è valorizzare l’agricoltura, la pastorizia e gliantichi mestieri, in un’ottica disostenibilità ambientale e sociale. Avviata a fine gennaio dal comune di Gandino, in provincia di Bergamo, l’iniziativa non unisce solo le storiche città rivali del nord-est della Lombardia (tra l’altro, selezionate come Capitale europea della cultura per il 2023), ma anche nuove e vecchie generazioni,innovazioneetradizione. In Italia, la lana di circa8 milioni di pecore, allevate principalmente in Lombardia e Sardegnaper fini caseari e per la produzione dellacarne(quindi non per ricavare il tessuto) vienegettata via. Lalana sucida,cioè quella appena tosata, non può essere utilizzata se non viene sottoposta a lavaggio. Gli impianti che svolgono questa operazione per piccoli e medi quantitativi, però, sono pochissimi e lontani dai territori dove si trovano la maggior parte degli allevamenti.Alcuni pastori provano a conservarlama, nella maggior parte dei casi, sono costretti a smaltirla, anche tramite ritiro a pagamento. Lalana sucida, secondo la legge, è un rifiuto speciale e,senza centri di lavaggio,il meccanismo che permette di riciclarla e usarla si inceppa. Questo materiale però potrebbe diventare un vanto del Made in Italy: ha buone caratteristiche tecniche, comecalore e resistenza, proviene da una filiera totalmente italiana e rintracciabile. Solo nelle regioni del Nord Italia, ci sono460.000 capi ovini dai quali si ricavano, in media, 1.380 tonnellate di lana.Di questi, 116.300 sono inLombardiae 78.000 sono allevati sul territorio da pastori vaganti. La provincia di Bergamo, con poco più di 40.500 animali, tra pecore e capre, ha il maggior numero regionale di ovini, distribuiti in 1.145 allevamenti, stimaColdirettidi Bergamo. Tra loro, 332 destinano i capi (37.547) alla produzione della carne, 6 invece a quella di latte (284), mentre 807 sono greggi per l’autoconsumo. Latosaturadi questi animali significa anchetonnellate di lana che, ingiustamente, rimane inutilizzatae potrebbe essere sfruttata meglio. Numerose aziende della modaimportano il materiale per maglioni e cappotti dall’Australia:eppure, esistono alternative italiane e sostenibili.Tramando s’innovavuole portarle alla ribalta. Per questo, ilComune di Gandinosi sta impegnando ariaprire un lavaggio nella regione,grazie al sostegno finanziario di Regione Lombardia e Regione Sardegna, tramite i fondi Psr (Programmi di sviluppo rurale) per la cooperazione tra Gal: si tratta di Gruppi di azione locale, cioè partenariati composti da rappresentanti di interessi socio-economici pubblici e privati. Da anni, infatti, alcune organizzazioni si confrontano riguardo il tema, come l’associazione diBarigadu-Guilcer(Oristano), dellaValle Seriana e dei Laghi bergamaschi,ilQuattro Parchi Lecco-Brianza, insieme all’Agenzia Lane d’Italiae all’Istituto per la bioeconomia(Ibe) del Cnr.