Piccola guida alla flat tax

 

Laflat taxè la cosiddettatassa piatta,che si contrappone al sistema fiscale progressivo presente in Italia,ponendo i lavoratori allo stesso livello dal punto di vista fiscale, tassandoli con la stessa aliquota. In questo caso, si applica una percentuale fissa e uguale d’imposta indipendentemente dal guadagno della singola persona,eliminando così la suddivisione per fasce di reddito. Quando si è cominciato a parlare di flat tax? Latassa “piatta” al 15%venne introdotta per la prima volta dalGoverno Renzi nel 2015, per i lavoratori autonomi con ricavi fino a 25.000 euro e per i lavoratori autonomi in servizio di alloggio o ristorazione fino a 50.000 euro. Successivamente, nel2019, il GovernoConte ha esteso la flat taxai lavoratori autonomi con un guadagno fino a 65.000 euro. I beneficiari, intorno al 2020, erano circa 1 milione e 721.000; nel 2022, la flat tax ha raggiunto2,1 milioni di lavoratori apartita Iva. A chi conviene la flat tax? La flat tax, in ogni caso, sembra essere particolarmenteconveniente per i lavoratori autonomiche hanno spese relativamente basse, poiché i costi vengono detratti in base al tipo di attività e non sono previste detrazioni Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche) perfigli, contributi previdenziali facoltativi, spese mediche e altro. I lavoratori che aderiscono alla flat tax non pagano le addizionali regionali e comunali sul reddito imponibile; in aggiunta, le fatture non possono essere scaricate. Con laflat tax,l’aliquota contributiva è applicata alredditoche viene determinato in modoforfettario: ovvero, il reddito imponibile viene determinato forfettariamente in base a delle percentuali assegnate per legge a ogni attività economica. Osservare il diverso trattamento fiscale aiuta a comprendere le differenze: a unlavoratore a partita Ivache aderisce alla flat tax, devono esseresottratti dai ricavii costi forfettari previsti per la sua categoria, più alcune spese previdenziali a suo carico. Per unlavoratore dipendente, si parte dal costo all’azienda: successivamente vengono sottratti da questa somma icontributi previdenzialia carico dell’impresa stessa, i contributi previdenziali a suo carico, lacassa integrazione, l’aliquota media(a seconda della fascia di reddito) e leimposte regionali. A parità di reddito, tra i 2 lavoratori c’è una distanza di circa7.000 euro in più per il dipendente. Quali sono i contro per il lavoratore autonomo? Dunque,il lavoratore autonomo paga sicuramente meno tassema, oltre all’incertezza del suo lavoro (che non ha una regolarità),non possiede tutte le tutele che hanno invece idipendenti. C’è poi un ultimo fattore da considerare: questo schema potrebbe spingere il lavoratore a rimanere entro la soglia degli 85.000 euro, non motivandolo a crescere. Con conseguenze negative per la produzione di ricchezza nazionale.