La certificazione della parità di genere può contrastare l’inverno demografico?

L’Italia sta andando incontro a un vero e proprioinverno demografico: aumenta l’indice di vecchiaia e diminuiscono le nascite. Secondo l’Istat, nel 2050 nel nostro Paese ci saranno 5 milioni di abitanti in meno rispetto a oggi. Uno degli strumenti che possono essere utilizzati per rallentare questo fenomeno è lacertificazione della parità di genere, che ha come obiettivo quello difavorire e migliorare le possibilità per le donne di accedere al mercato del lavoro. Attualmente, infatti, l’occupazione femminile interna èal di sotto del 50%, una percentuale che fa dell’Italia il Paese europeo con il tasso più basso, insieme alla Grecia. Si è discusso di questo all’evento digitaleCertificazione della parità di genere. Che cos’è, i vantaggi per le aziende e l’iter da seguire per conseguirla, organizzato da24 Ore EventiperUnioncamere, in collaborazione conIl Sole 24 Ore. Questa certificazione èuno degli obiettivi principali delPnrrche, secondo il Governo, verrà raggiunto senza ritardi epunta ad attuare un cambiamento a partire dalle donne, come ha dichiarato la Ministra per le pari opportunità e la famigliaEugenia Maria Roccella, al fine di «aiutarle a ipotizzare la possibilità di diventare madri senza pagare prezzi troppo alti in termini di realizzazione professionale, di vocazioni, di sogni a cui magari oggi devono rinunciare». Sono tante, infatti, quelle chesi dimettono dopo lamaternità, costrette a decidere tra famiglia e vita professionale e a fare i conti con le forti differenze di retribuzione rispetto agli uomini. L’inverno demografico avrà, inevitabilmente, ripercussionisul sistema economico nazionaleed è fondamentale per questosupportare le piccole e medie imprese che otterranno la certificazione della parità di genere.Non a caso, nelle prossime settimane è prevista la pubblicazione di un bando per sostenere i costi di tale certificazione per 450 di loro (circa 12.500 euro ad azienda). Oltre a ciò, anche le Regioni stanno scendendo in campo per finanziare il processo verso la certificazione. La prima a muoversi è stata la Lombardia. L’obiettivo più a lungo termine dell’iniziativa è di giungere a un vero e propriocambiamento culturalee per questo ilDipartimento delle Pari OpportunitàeUnioncamererealizzerà progetti per favorire il processo anche in microimprese con meno di 10 dipendenti. Verrà inoltre rilasciato undocumentoche durerà nel tempo eche si baserà su 6 aree: cultura e strategia, governance, processi di gestione delle risorse umane, opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda, parità di remunerazione per genere e tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro. Ma quali sono ivantaggi per le imprese? Primo fra tutti, unesonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, in favore di quelle aziende che hanno conseguito la certificazione della parità di genere.L’esonero non sarà superiore all’1% fino a 50mila euro annui per ciascun datore di lavoro. Il secondo vantaggio riguarda ilriconoscimento alle imprese certificate di un punteggioche consentirà di partecipare a bandi europei, nazionali e regionali, e ottenere finanziamenti e premi per le gare pubbliche. Quest’ultimo punto è però attualmente in discussione, vista la volontà di modificare il nuovo codice degli appalti eliminando il cosiddetto bollino rosa. L’occupazione femminileè una priorità e non solo dal punto di vista etico ma anche economico: secondo i datidell’European Institute for Gender Equality(Eige) incrementarla in Italia può portare infatti a un incremento del Pil di oltre il 12% entro il 2050. Ad oggi sonocirca 1000 le imprese che si sono messe in regolacon la certificazione o che hanno avviato l’iter per ottenerla, andando ben oltre l’obiettivo prefissato dal Pnrr, che prevedeva di raggiungere 800 imprese, di cui 450 piccole e medie, entro il 2026.