E tu hai problemi di talkaholism?

 

Parole, parole, parole… siamo circondati di parole. E, soprattutto, dipersone che parlano. Alcune solo quando necessario, altre a sproposito, altre ancora sembranonon essere proprio in grado di tenere chiusa la bocca. Noi li chiamiamologorroici, i ricercatoriJames McCroskey e Virginia P. Richmondhanno coniato il terminetalkaholism, che riprende la desinenza delle dipendenze, per indicare come ilparlare compulsivopiù che un semplice atto di comunicazione sia a volte una vera e proprianecessità irrefrenabile. Un’urgenza da soddisfare che, come tutte ledipendenze, fa male soprattutto a chi ne è affetto. “Un bel tacer non fu mai scritto”, recita un vecchio detto, e i fatti sembrano dargli ragione visto chela maggior parte delle volte le persone che sanno quando stare zitte sono percepite come più simpatiche, creative e potenti. «Chi parla meno – ha spiegatoDan LyonsinSTFU: The Power of Keeping Your Mouth Shut in an Endlessly Noisy World -ha maggiori probabilità di essere promosso allavoroe di prevalere nelle trattative. Parlare con intenzione, e quindi non solo buttare fuori le cose, migliora anche le relazioni, rende genitori migliori e può aumentare il benessere psicologico e persino fisico». Addirittura, secondo una ricerca dellaUniversity of Arizona, dedicare tempo alleconversazioni sostanzialipotrebbe essere uno degliingredienti chiave di una vita soddisfacente. Il primo passo per uscire da una dipendenza èrendersi conto di avere un problema.Come capire, quindi, se siamo deitalkaholic? Spesso, non solo ce lo dicono gli altri, ma percepiamo quella sensazione strisciante che forse dovremmo tacere, eppure non ci riusciamo. Ma come averne la prova? Nel 1993,McCroskey e Richmondnon hanno solo creato il neologismo, ma anche unquestionario al quale le persone possono sottoporsiper determinare se sono eccessivamente chiacchierone o meno. Si chiamaTalkaholic Scaleed è un “metodo per identificare gli individui che sono consapevoli delle loro tendenze a comunicare eccessivamente in modo coerente e in maniera compulsiva”. Per ottenere un risultato più accurato, oltre arispondere alle domandeè possibilechiedere a una persona che ci conosce di rispondere alle stessee calcolare il suo punteggio. Anche se iparlatori compulsivihanno solitamente consapevolezza della propria propensione alla chiacchiera, essere onesti con se stessi non è sempre così facile e anche davanti a domande molto semplici come quelle del test la tentazione può essere quella di minimizzare. Guardarci attraverso gli occhi (e le orecchie) di chi ci sta vicino, invece, può aiutarci ad ascoltarci meglio. Il questionario è composto da16 punti dedicati ai comportamenti adottati quando si parlae il risultato è un numero inferiore o uguale a 50. La maggior parte delle persone ottengono un punteggio inferiore a 30, un punteggio compreso tra 30 e 39 è quello dei chiacchieroni borderline che riescono a controllare il proprio modo di parlare per la maggior parte del tempo, ma a volte si trovano in situazioni in cui è difficile tacere, anche se sarebbe molto vantaggioso farlo.Un punteggio di 40 o superiore indica invece un parlatore compulsivo. Iltestpuò essere effettuato online sul sito nel Time, che ha dedicato lacover dell’ultimo numero in edicolaproprio al volume di Dan Lyons e all’arte di tacere.

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