Ohio, sei la nuova Chernobyl?

 

Quando residenti, media e associazioni ambientaliste paragonano il disastro dell’”Ohio train” aChernobylil motivo non è tanto da ricercare nell’entità dell’esplosione e dei possibili danni, ma ai tentativi di nascondere, minimizzare o deviare le informazioni su quanto accaduto aEast Palestine. Lì, il 3 febbraio scorso, un treno dellaNorfolk Southern Railwayè deragliato per un problema tecnico ed è scoppiato un incendio che ha coinvolto circa 50 vagoni chetrasportavano sostanze chimiche pericolose. Le autorità locali e la compagnia hanno da subitonegato possibili ripercussioni sulla salutedelle persone e dell’ambiente ma, dopo roghi controllati per operazioni di bonifica e aver evacuato migliaia di residenti, con il passare delle ore le valutazioni sono pian piano cambiate, il tutto in una costante aura disilenzio e disinteresseda parte della politica statunitense e della Casa Bianca. C’è voluta l’insistenza dei residenti- che oltre a problemi di salute hanno denunciato il ritrovamento di migliaia di pesci morti nei fiumi e di animali delle fattorie inspiegabilmente deceduti – per ottenere le prime risposte. Dopo la pressione dei cittadini,l’interesse della nota paladina ambientale Erin Brockoviche gli obiettivi puntati sull’Ohio da parte dei media di tutto il mondo, finalmente due settimane dopo l’incidente qualcosa a East Palestine si sta muovendo. Nelle scorse ore,l’amministratore dell’Environmental protection agency(Epa), Michael Regan, ha visitato la cittadina per la prima volta.«Vi vediamo, vi ascoltiamo e capiamo perché c’è ansia», ha detto Regan ai cittadini, preoccupati soprattutto per quelcloruro di vinile- materiale tossico che dopo i roghi ha dato vita ad altre sostanze pericolose – che era contenuto nei vagoni. Regan ha detto che l’Epanon ha rilevato livelli nocivi di contaminanti nell’ariae nelle case analizzate, ma ha riconosciuto chenell’acqua degli affluenti dell’Ohio (fiume su cui si basa la vita di oltre 5 milioni di statunitensi) sono stati ritrovati contaminanti.Allo stesso tempo sostiene però che le forniture d’acqua potabile non sono state “danneggiate”. Eppure i video mostrati sui social di corsi d’acqua dove strane chiazze sembrano colorare i fiumi, ma anche gli animali morti e le drammatiche immagini di quella che è apparsa come una nube nera tossica, non lasciano tranquilli i residenti che ora chiedono una maggioreprotezione sanitariae più trasparenza sia da parte del governo che della compagnia ferroviaria. Alla riunione che si è tenuta il 15 febbraio nella cittadina, con l’obiettivo di fare chiarezza, i responsabili dellaNorfolknon si sono presentati, anche se hanno risposto con una lettera in cui affermano di essere vicini ai residenti e impegnati a fornire loro risposte. I media presenti a East Palestine nel frattempo continuano a raccogliere le versioni degli abitanti che lamentano fastidi dovuti al forte odore dovuto dalle sostanze chimiche. Alcuni continuano ad avere occhi infiammati, altriproblemi respiratori.Il danno maggiore sembra peròpsicologico: tutti hanno paura delle conseguenze e del possibile non detto relativo agli impatti delle sostanze bruciate. Fra i residenti, in moltiparagonano l’incidente a quello della centrale nucleare di Chernobylperché a parte i piccoli consigli ricevuti dalle autorità federali – come bere acqua in bottiglia – regna una totale incertezza sul futuro della cittadina e su come una esposizione alle sostanze chimiche possa aver alterato la salute dei residenti e dell’ambiente. «Per questa città potrebbe ancheessere una Pearl Harbor, o un 11 settembre. Una di quelle cose di cui la gente parlerà sempre», ha detto il proprietario di un bar ai cronisti, aggiungendo che molti clienti e amici sembrano soffrire di qualcosa che assomiglia allo stress post traumatico. «Dobbiamo iniziare a considerare l’impatto emotivo e psicologico a lungo termine», ha affermato. «Ciò che manca davvero sono le informazioni su come le persone entrano in contatto con queste sostanze chimiche nell’aria, nell’acqua potabile o attraverso il suolo», ha detto allaBbcun professore di salute ambientale allaJohns Hopkins Universitydi Baltimora, Keeve Nachman, sottolineando che oggi è tempo di fornire maggiori dettagli e condividerli con i residenti.Kim Hancock, residente che vive a poco più di un chilometro dal luogo del deragliamento, racconta a esempio che «nessuno è sceso a chiederci niente.Nessuno ha controllato niente. Niente. Come possono dirmi che tutto è sicuro? Non sono stupido. Ho visto la nuvola di fumo venire verso la mia casa mia». A pesare ulteriormente sui pensieri dei residenti ci si mettono poii social, che trafake newse notizie incerte, ma anche aggiornamenti reali, sembrano confondere ancora di più le acque. I post hanno nomi come “Chernobyl 2.0” o“il più grande disastro ambientale della storia”e altre frasi apocalittiche che, senza dati e informazioni certe, non aiutano a calmare la situazione. Come ha dettoSierra Club, associazione ambientalista statunitense, “a causa dell’incertezza proveniente dai funzionari statali, i residenti sono lasciati senza una piena comprensione dei rischi chimici e delle minacce a lungo termine che queste tossine rappresentano per loro nelle case, nell’acqua e nell’aria. L’esposizione al cloruro di vinile è legata al cancro del fegato, al linfoma e alla leucemia e, se bruciato, produce diossine cancerogene, dibenzofani e sostanze chimiche correlate. Sebbene l’Epaabbia continuato a testare l’aria e l’acqua per alcune sostanze chimiche, non ha ancora testato le diossine nel suolo, nell’acqua o nelle case dei residenti o le sostanze chimiche Pfas che avrebbero potuto essere presenti nella schiuma antincendio utilizzata per tenere sotto controllo l’incendio del treno”. Nei prossimi giornisi attendono nuove analisi(anche dei suoli) per fare più chiarezza sulle condizioni ambientali di questa area dell’Ohio e – anche se come dicono i residenti ormai esiste solo un prima e dopo 3 febbraio – la speranza per migliaia di persone è quella in caso di esiti negativi di poter tornare alla quotidianità e fugare ogni dubbio. Nel frattempo, oltre100.000 persone hanno firmato una petizioneper chiedere all’Epadi emettere nuove regole in grado di assicurare che gli impianti chimici ad alto rischio passino a processi produttivi più sicuri per evitare altri futuri disastri.

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