Israele: continuano proteste e scioperi contro il Governo

Una giovane donna si è spogliatarimanendo coperta solo da un costume a 2 pezzi:è successo domenica al il muro del Pianto di Gerusalemme, simbolo sacro per la comunità ebraica. L’ennesimoatto di dissensonon solo verso l’establishment rabbinico, ma anche verso le politiche di Benyamin Netanyahu, che in questo periodo sta raccogliendo moltissime critiche. La causa di questo gesto di protesta sarebbe infatti undisegno di legge “moralista”proposto dal partito sefardita ultraortodossoShas,di cui fa parte il ministro dell’interno Aryeh Deri, braccio destro di Netanyahu,fortemente criticato dalla Corte Supremaa causa di una recente condanna per frode fiscale. Un disegno di legge che è stato messo da parte, ma che avrebbe reso punibile con6 mesi di carceree conmultefino a 10.000 shekel (circa 2.700 euro) chi, al cospetto delMuro del Pianto,si fossepresentato con “abiti immodesti”o fosse andato lì per organizzare riti religiosi non conformi con l’ortodossia ebraica. Questa azione è da contestualizzare all’interno di una cornice ben più complicata.Da gennaio, ogni sabato, le strade e i mercati delle principali città israeliane sono palco diproteste,scoppiateper dire “No” alla riforma della giustiziavoluta da Netanyahu. Una riforma che molti israeliani, e il partito di opposizione di centrosinistra, definisconoad personamperché, con l’attuazione di questo procedimento, la Knesset (il Parlamento israeliano) acquisterebbe un controllo maggiore, per non dire totale, sul sistema giudiziario. E Netanyahu, che negli anni è stato oggetto di accuse dicorruzione, frode e violazione della fiducia, potrebbe beneficiare di questa riforma, bloccando i giudici e, di conseguenza, le inchieste e i processi che lo vedono coinvolto. Pur di fare i suoi interessi personali – che «tra l’altro, non ha mai smesso di fare in questi anni» ha spiegato una ragazza israeliana aLa Svolta -è disposto a sfasciare l’impianto democratico costituito con la formazione dello Stato d’Israele nel 1948. La riforma della giustizia, firmata da Yariv Levin, Vicepremier e Ministro della Giustizia, non a caso prevede che la Knesset possa annullare a maggioranza semplice (con 61 voti su 120 totali) qualsiasi decisione della Corte Suprema, e approvare qualunque legge. Un punto, quest’ultimo, che permetterebbe diemanare leggi anche in contrasto con quellefondamentalidel Paese (che non ha una Costituzione scritta), il cui scopo è tutelare idirittiumani, civili e il principio di libertà, anche delleminoranzeche, conl’approvazione della riforma, sarebbero esposte a maggiori rischi. Una prospettiva che, dunque, farebbevacillare l’assetto democratico del Paeseche si ritroverebbe privo di un potere giudiziario indipendente. Per questo motivo,ogni sabatocentinaia di migliaia di cittadini israeliani scendono in strada per esprimere la loro contrarietà verso questo provvedimento. Lunedì 13 febbraio, invece, è stato indetto unoscioperonazionale che, come riporta ilJerusalem Post, ha visto la partecipazione di circa 90.000 persone riunite a Gerusalemme e in altre grandi città del Paese. «La paura- racconta una ragazza israeliana aLa Svolta-è quella didiventare comel’Iran.Si parte con una riforma della giustizia e poi si arrivano a imporre condotte morali sempre più rigide che stringono l’occhio agli ortodossi più conservatori». A preoccupare, inoltre, sono leripercussioni economicheche una simile riforma e il malcontento generale possono innescare nel Paese. In merito, il presidente Isaac Herzogparladiun possibile «collasso costituzionale e sociale».È fondamentale perciò che si raggiunga un accordo tra le varie forze politiche. Lo spettro di un’instabilità dei mercati e, di conseguenza, di un’inflazione è temuta dalle banche principali israeliane che sostengono Herzog nel suo tentativo per arrivare a un’intesa generale. I problemi di Netanyahu però non finiscono qui; a destabilizzare Israele si aggiunge anche laquestione palestinese.Domenica, il sito di informazioneAxiosha diffuso la notizia dellalegalizzazione, da parte di Israele, di9 avamposti coloniali nella Cisgiordania occupata,trasformandoli così in colonie ufficiali, e della decisione del Governo israeliano di collegarne altre dozzine con infrastrutture statali, come acqua ed elettricità. SempreAxiosha riportato che il ministro delle finanze Bezalel Smotrich, membro del gabinetto di sicurezza, ha annunciato l’approvazione per 10.000 nuove unità abitative negli insediamenti.