Stop auto benzina e diesel, le reazioni della politica

Stop auto benzina e diesel, le reazioni della politica

 

Non tutti salgono sul carro del vincitore. Soprattutto se il carro proviene dall’Europa e dal 2023 non potrà più viaggiare a benzina o diesel. Dopo ilvia liberadefinitivo del Parlamento europeo allostop alle nuove immatricolazioni di auto e furgoni inquinanti a partire dal 2035, infatti, le reazioni della maggioranza, le cui delegazioni hanno votato in modo compatto per il nosostenutogià prima dell’insediamento di Meloni a Palazzo Chigi, non si sono fatte attendere. «Siamo convinti che sianecessaria una seria riflessione in Europa per rendere compatibili gli obiettivigreen del 2035, che tutti noi condividiamo, con la effettiva possibilità del nostro sistema industriale di convertire la produzione nelle tappe prefissate», ha dichiaratoAdolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. Le nuove direttive sono state uno dei temi sultavolodi discussione aperto il 14 febbraio tra governo, vertici del gruppo Stellantis e sindacati metalmeccanici. Nel 2023, secondo quanto riferisce ilSole 24 Ore, la quota diauto elettricheè diminuita del 3,7% sul totale delle immatricolazioni,meno della metà rispetto alla media europea. Al centro anche la revisione degli incentivi.Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil, auspica «unfondo straordinario per la rigenerazione degli stabilimenti italianiper garantire l’occupazione e per innovare i prodotti che si fanno nel nostro Paese, perché altrimenti corriamo il rischio di avere un effetto drammatico non soltanto sui lavoratori di Stellantis, ma anche sui lavoratori dell’indotto e della componentistica». «La strategia èaccelerare sugli investimenti, sulle nuove tecnologie, sugli stabilimenti, sulla filiera delle batterie elettriche, sulla realizzazione di colonnine elettriche», ha aggiuntoUrsoparlando ai microfoni di Radio Anch’io. Masiamo in estremo ritardo. In Italia ci sono 36.000 punti di ricarica a fronte dei 90.000 della piccola Olanda. «Il governo ha manifestato a più riprese le proprie perplessità sui tempi e i modi che ha stabilito l’Europa per il superamento dei motori a benzina e diesel», gli ha fatto eco ilministro dell’Ambientee Sicurezza energetica GilbertoPichetto Fratin. L’automotive italiana esprime da sempre talento ed eccellenza, rappresenta il20% del Piled è un comparto strategico che dà lavoro a 250.000 persone. «Ora dobbiamo procedere su due direttrici – ha aggiunto –: da un lato promuovere unamaggiore gradualità nello stopalla commercializzazione dei veicoli, dall’altro spingere al massimo nellaproduzione dei biocarburanti, che rappresentano una filiera pulita che consentirebbe di mantenere l’attuale impostazione del sistema produttivo dell’automotive. «Gliobiettivi ambientali non sono in discussione: benzina e diesel sono inquinanti per le nostre città e incidono negativamente sull’effetto serra, ha concluso il ministro. Crediamo però che questa ‘exit strategy’ debba condurre a medio termine a un comparto riconvertito più forte, con saldeprospettive di sviluppo che tutelino professionalitàe posti di lavoro». Il leader del Carroccio e vicepresidente del Consiglio MatteoSalviniparla di «decisione follee sconcertante contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei, a tutto vantaggio delle imprese e degliinteressi cinesi». Di tutt’altra linea l’opposizione. Al termine della sessione plenaria a Strasburgo, gli eurodeputati delPdparlano di «vittoria dell’ambientee dell’industria europea e italiana che guarda al futuro. Il nuovo regolamento – sottolineano – prevede comunque di includere una relazione da presentare nel 2025, insieme alla primarelazione intermediasu eventuali carenze di finanziamento nelgarantire una transizione giusta». «Infine – concludono – grazie al lavoro della nostra delegazione siamo riusciti a convincere il gruppo S&D (Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, ndr.) a seguire la nostra linea e presentare un emendamento, inserito nel testo finale, che estende la possibilità di richiedere unaderogadal sistemaaipiccoli produttori». Sulla stessa linea ilMovimento 5 Stelle. «Il voto del Parlamento europeo dimostra che isovranisti sono minoranza in Europa, mentre il Ppe si è spaccato con ben 26 europarlamentari che hanno votato a favore del provvedimento», ha dichiaratoMario Furore, europarlamentare del M5S. «Con questo accordo acceleriamo la transizione sostenibile anche nel settore deitrasportiche è responsabile del30% delle emissioni totali di CO2 in Europae ci prepariamo alla neutralità climatica che deve essere raggiunta entro il 2050», ha ricordato Furore. «Le prossimeelezioni europee saranno decisiveper consolidare questo successo, le destre torneranno alla carica ma noi ci opporremo nell’interesse della salute dei cittadini e del Pianeta».