Come sta l’industria?
Lo sappiamo (come dimenticarlo): il 2022, trainflazionea doppia cifra ecaro energia,è stato un anno duro, pesante per tutti e soprattutto per le imprese. Nonostante ciò arrivanobuone notizieper l’industriaitaliana dalla società di consulenza e ricercaPrometeia. Il fatturato segna un+15,9% nei primi 11 mesi del 2022,valore che considera anche l’aumento dei prezzi di produzione (+13%), mentre il fatturato deflazionato (calcolato al netto delle variazioni di prezzo) registra un +2,6%, mostrando una tendenza positiva anche se lontana dai valori del 2021. AncheIstatsegnala una chiusura positiva per la produzione italiana con un +0,5%, distante solo mezzo punto dal valore del 2019. L’Italia si classifica meglio rispetto ad altri colleghi europei, come la Spagna che perde un punto percentuale, la Francia il 4,9% e la Germania il 5,7%. Al tempo stessoPrometeiaabbassa le stime per la produzione digennaio 2023, da meno 0,9 a meno 0,2, confermando unacrescita quasi del tutto assente per il mese. Per il secondo trimestre la media dovrebbe essere di 0,2, mentre per l’intero 2023 è prevista unacrescita media dello 0,3. Un ruolo decisivo nel mercato interno è stato giocato daiconsumi dellefamiglie:infatti il desiderio di ritorno alla normalità è riuscito a superare i tanti limiti dati dal periodo. A fare da padroni, servizi e beni semi-durevoli (soprattutto abbigliamento e calzature) che hanno portato a buoni risultati, addirittura migliori rispetto alle prospettive. Positivo anche l’impatto delleesportazioniche nel periodo gennaio- ottobre 2022 hanno registrato unacrescita a prezzi costanti del 6,5%. Nell’Unione Europea irapporti commerciali principalisono stati intrattenuti con laSpagna(+26%),FranciaeGermania(entrambe con un aumento dell’export del 17%); a livello internazionale, invece, si intensificano del 31% i rapporti con gliStati Uniti,riuscendo almeno in parte a bilanciare la perdita dei rapporti commerciali con il mercato russo (-23%) e la riduzione di quello cinese, che dal +20% del 2021 passa a un +4,3% per i primi 10 mesi del 2022. La crescita dellaproduzione interna,seppure lieve,non riesce tuttavia a coprire la domandae spinge verso un aumento delle importazioni: +15,5% a prezzi costanti e +28,4% a valori correnti. Crescono i rapporti con l’area asiatica, per prodotti intermedi, come quelli chimici o metallurgici, che per prodotti finiti, come scarpe e vestiti. Questo porta a un allungamento delle catene di fornitura allontanando le imprese italiane dall’auspicabile, quanto necessario, cambiamento green. Un successo per ilsettore dell’elettronica,che chiude il 2022 con un+15,6%.Molte aziende del comparto hanno registrato fatturati da record, comeTechnoprobe, azienda leader di semiconduttori, che raggiunge il mezzo miliardo di euro di fatturato con un incremento del 40%; oppureMTA,che realizza componenti elettronici nel settore delle automotive, che ha superato le 300 milioni di vendite. A seguire ilmercatomodacon +14%, dove una grande spinta è stata data dalla ripresa della “normalità” dopo il Covid-19, e ilsettore farmaceutico (+11,5%)che ha visto un notevole incremento delle esportazioni internazionali. Bene anche per gli investimenti che, sostenuti dal Pnrr (che presenta diversi progetti a favore di investimenti digitali e sostenibili), registrano una crescita media del fatturato deflazionato superiore a quello manifatturiero, con numeri positivi nel comparto elettronico (+4,8%) e meccanico (+3,7%). Al contrario, ilsettore energetico, complice il notevole aumento dei costi, registra risultati alribasso: una crescitavicino allo 0 per le industrie chimiche,5,8% per le industrie metallurgichementre glielettrodomesticisi posizionano in fondo alla classifica con unaperdita del 7%, (un deflazionamento quasi naturale dopo l’exploit di richieste inlockdown). Possiamo, dunque, parlare di successo?Sì e no. I dati rappresentano uno specchio fedele della nostra società e di ciò che accade nel mercato economico. Gli eventi del 2022 hanno plasmato inevitabilmente l’attuale realtà industriale ed, altrettanto inevitabilmente, si riflettono sui risultati economici: questi devono essere analizzati e valutati come la tesserina di un puzzle molto più ampio. Certo è che gli sviluppi del conflitto russo – ucraino e le misure di contenimento dell’inflazione possono cambiare completamente la carte in tavola. Per questo motivo le scelte dei Governi rappresenteranno un ruolo chiave nei prossimi mesi che, a oggi, sono comunque dominati da una grande incertezza.