Monumenti alle donne: come siamo messi in Italia?

Ledonnealle quali in Italia viene dedicato un monumento sono omaggiate constatue dai corpi nudi o fortemente sessualizzati. Donne che così vengonosminuite e private, insieme alle vesti,della loro storia e del loro pensiero. Un caso eclatante è la fontana dedicata alle giornaliste Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutoli– entrambe assassinate in territori di guerra dove svolgevano il proprio lavoro – ad Acquapendente, in provincia di Viterbo,rappresentate come due giovani ninfe totalmente nudeaccanto a una fonte d’acqua. La stessa sorte non è toccata, a esempio, al giornalista e scrittoreIndro Montanelli, raffigurato con i vestiti addosso. Di esempi di questo tipo ce ne sono molti su tutto il territorio nazionale, come dimostra l’Indagine sui monumenti pubblici femminilicondotta dall’associazioneMi Riconosci- composta da professionisti e professioniste dei Beni Culturali – che riflette su quello che appare evidente alla vista: statue che nella maggioranza dei casi di femminile hanno solo il soggetto. Dei 171 monumenti rilevati dalla ricerca,solo il 36% è collocato in una piazza, il restante si trova in posizioni più defilate: incroci eparchi. Bassa è la percentuale di statue pubbliche dedicate a figure femminili per meriti intellettuali o artistici: il 17%.Solo il 5%di queste opereè stato realizzato da donne, il 4% vede la collaborazione tra autori e autrici, mentre il restante 91% è a firma solo maschile. “Un’altra modalità con cui viene sminuita la donna ritratta è l’enfasi eccessiva sulla bellezza e giovinezza” riporta l’indagine realizzata sulle segnalazioni di 42mila persone. La statua alla patriota e giornalistaCristina Trivulzio di Belgiojosone è un triste modello: lo sguardo di chi osserva è catturato dalle balze della gonna, dalla postura e dalla bellezza di una giovanedonna, mentre l’impegno sociale e patriottico per cui lei è ricordata si colloca negli anni della sua maturità. Quella di ringiovanire l’effigiata è una pratica diffusae avviene anche nella statua del 1903 che celebra l’imperatriceElisabetta d’Austria a Merano, in Trentino Alto Adige, dove la sovrana visse tra i 33 e i 52 anni. Eppurela donna del monumento è un’adolescente. Dai dati raccolti emerge chemancano figure come l’intellettuale Elsa Morante o Ada Rossi, autrice conAltiero Spinellidel Manifesto di Ventotene che diede origine al progetto europeo,Trotula De Ruggiero, pioniera di unamedicinaper le donne già nel XI secolo. E la lista potrebbe essere lunghissima. Il totale di opere pubbliche censite dedicate a donne realmente esistite è solo 94, di cuiil 7,5% le vede celebrate con personaggi maschili. Grazia Deledda e Anita Garibaldisono le figure storiche con più opere pubbliche dedicate, benchéAna Maria de Jesus Ribeiro da Silva- questo il vero nome della seconda –è sempre ricordata con quello italianizzato e ilcognomedel marito, spesso rappresentato insieme a lei nelle opere più articolate. Lo stesso avviene anche per il monumento più celebre tra quelli censiti, quello sul colle Gianicolo di Roma, l’unico equestre in Italia ad avere una donna per protagonista che però ha riferimento costante aGaribaldinel basamento. La presenza di bambini è un altro punto importanteche sottolinea il ruolo di cura e giustifica la posa di una statua a soggetto femminile nello spazio pubblico, come nel caso del monumento aSanta Maria Gorettivoluto a Nettuno, comune laziale in cui morì a 12 anni in seguito a un’aggressione e per questo patrona delle vittime di stupro, che la raffigura con 3bambinidietro di lei. Questo è un problema che non riguarda solo l’Italia: un caso eclatante è stato ilmonumento dedicato alla principessa Diana Spencer nel Regno Unito che la ritrae insieme a tre bambini, sottolineando il suo impegno umanitario. Difficile immaginare un personaggio maschile ritratto nello stesso modo.