Big Capitalism: la crociata di Biden
Big Oil. Big Pharma.Big Tech. Le grandi corporation dei settori più ricchi del mondo – petrolio, farmaceutica, tecnologia – sono state l’oggetto delle critiche del Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden,nel suo discorso sullo stato dell’Unione. Le mega aziende che hanno accumulato i più incredibili profitti nel corso delladoppia crisi della pandemia e della guerravanno regolamentate attraverso un’azione che Biden auspicabipartisan. Non è una strategia facilissima da realizzare. Il Presidente Biden si propone di realizzare una doppia mossa controcorrente:opporsi ai più grandi poteri industrialieunificare le strategie dei due schieramenti politiciche sembrano invece rappresentare due parti della società che non hanno più niente in comune. Ma soprattutto Biden sta demolendo uno dei più grandi tabù politici che si è sviluppato in America negli ultimi quarant’anni:la liberalizzazione e la cancellazione delle regole che governano l’azione delle aziende. In assenza di regole, dice implicitamente Biden,le aziende cercano un potere monopolistico, non fanno gli interessi della società e in nome dei profitti non si preoccupano se poi i loro prodotti fanno del male alle persone. In effetti,il petrolio è il materiale simbolo dell’emergenza climatica.La diffusione degli oppiacei in Americaè la pericolosa conseguenza deglisfrenati interessi di certe farmaceutiche. E le malattie sociali ed economiche dell’immenso potere dei giganti tecnologici cominciano a essere entrare nella consapevolezza di una crescente quota della popolazione. Per quanto riguardaBig Tech, per esempio, Biden ha proposto di «approvare una legislazione bipartisan per rafforzare l’applicazione delle regole antitrust e impedire alle grandi piattaforme online di dare ai propri prodotti un vantaggio sleale». E ha aggiunto: «È ora di approvare una legislazione bipartisan perimpedire alleBig Techdi raccogliere dati personalisu bambini e adolescenti online. È tempo di vietare la pubblicità mirata ai bambini e imporre limiti più severi ai dati personali che queste aziende raccolgono su tutti noi». L’Europa potrebbe servire da esempio per Biden. La strategia normativa europea sul digitale, che gli americani hanno sempre osteggiato anche per proteggere le loro aziende, punta asalvaguardare l’innovazione, la libertà di mercato e la qualità dei servizi per i cittadini, imponendo profonde riforme del comportamento delle grandi corporation, come per esempio imposto dalDigital Markets Acte dalDigital Services Act, entrati in vigore alla fine del 2022. Probabilmente le vere e proprie riforme resteranno difficili da realizzare per Biden, anche se non è detta l’ultima parola. Ma l’affermazione dei principi giusti è già un passo avanti. Mentre l’Europa elaborava laDichiarazione dei principi e dei diritti del decennio digitale, in effetti, gli Stati Uniti proponevano agli altri Paesi di firmare unaDichiarazione sul futuro di internetche contiene principi molto simili e può costituire una sorta di leva dipolicy internazionaleche può generare progetti concreti e tali da creare almeno in parte delle alternative alle altrimenti autoreferenziali strategie dei grandi della tecnologia. E da questo punto di vista, all’Europa conviene aiutare questo aspetto della politica americana, nonostante che per molti versi i due sistemi siano in chiara e profonda competizione. La complessità del mondo attuale non consente di operare scelte ideologiche o rigide. Ovviamente tenendo a mente il fatto che la strategia americana ha una chiara lista di priorità. E quelle che riguardano gli interessi degli americani godono sempre di una posizione privilegiata.