Lazio: maglia nera nell’economia circolare (e il termovalorizzatore slitta di 1 anno)

Elio Rosati, segretario regionale diCittadinanzattiva Lazio, lo chiama “il Mammatrone”. L’utilizzo della parola romanesca per indicare il poderosotermovalorizzatoreannunciatoad aprile dello scorso anno dal sindaco Gualtieri è dubbio. Si voleva forse dire “mammozzone”, a indicare l’ingombro fisico -circa100.000 metri quadri -sul suolo diSanta Palombadovedovrebbesorgerel’impianto. Fatto è che “mammatrone” (o “marmatrone” o ancora “mammadrone”), nel dialetto capitolinoindicapiù propriamente “spavento”, “angoscia”, in senso generico una sensazione di malessere. La stessa che, a fare il nome dell’inceneritore di nuova generazione, sembrano provare quasi tutti i presenti allatavola rotondaorganizzata venerdì presso l’Università Lumsadall’associazioneGreenaccordsulle prospettive regionali in tema dieconomia circolare. Così il già citato Rosati, Roberto Scacchi (Legambiente), Andrea Filpa (Wwf), Natale Di Cola (Cgil), Massimiliano Chiodi (Comitato Future Generazioni) e la candidata del M5S alla presidenza della Regione LazioDonatella Bianchi. Più aperturista Raimondo Grassi, presidente del movimento civicoRoma Sceglie Roma, inviato in rappresentanza del candidato del centrodestraFrancesco Rocca. Assente, invece, il candidato del centrosinistraAlessio D’Amato,che ha più volte espresso le sue posizioni, in linea con la giunta Gualtieri, in merito a un tema tanto centrale per il futuro della regione. Sì, perché ilLazio, comecertificatodaIspra(Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e dall’XIrapportoriguardo la raccolta differenziata e il riciclo realizzato daAnci(Associazione nazionale comuni italiani), èterz’ultimo in Italia quanto a riciclo e raccolta differenziata (53%), sopra solo a Calabria e Sicilia. La regione del Centro Italia, secondo il dossierComuni Ricicloni2022 diLegambiente, registra l’1,9% sul totale di comuni cosiddettirifiuti free, vale a dire quelli in cui la produzione pro-capite di rifiuti avviati a smaltimento è inferiore ai 75 Kg. Ma a trascinare il dato complessivo sulla differenziataal di sotto dellamedia nazionale (64%)in una regione che vanta esempi virtuosi – i comuni di Sacrofano, Vitorchiano, Sant’Ambrogio sul Garigliano, Colle San Magno, Corchiano, Villa Santa Lucia e Graffignano hanno tutti percentuali di raccolta superiori al 71% – è proprio la città eterna con i suoi eterni problemi. Roma ha infatti chiuso il 2022celebrandoil traguardo del 46%, e il piano di Gualtieri prevede di raggiungere il65% nel 2030e il 70% non prima del 2035, aumentando al tempo stesso il tasso di riciclaggio (51,5% al 2030 e 54,9% al 2035 rispetto al 39,3% del 2019). Come? Attraverso accordi con i settori produttivi, campagne di comunicazione e centri di riuso, grazie ai quali il primo cittadino punta aridurre la produzione di rifiuti dell’8,3% in 8 anni, da 1,69 milioni di tonnellate l’anno a 1,55 nel 2030 e 1,52 nel 2035. Di fondamentale importanza per raggiungere i target fissati sarà il completamento dellarete impiantistica. Nelle aree di Rocca Cencia e Ponte Malnome verranno realizzati2 impianti di selezione delle frazioni seccheda raccolta differenziata (carta, cartone e plastica), mentre a Cesano e a Casal Selce saranno costruiti2 impianti per la digestione anaerobicadella frazione organica (produzione biometano per trasporti e di composti per agricoltura). Ognuno dei 4 impianti, progettati daAmae finanziati con i fondi del Pnrr, avrà una capacità di 100.000 tonnellate per un investimento complessivo pari a161 milioni di euro. Ilpiano, che il 1º dicembre ha ottenuto il via libera, prevede inoltre uno stanziamento di 40 milioni per l’attivazione di30 centri di raccolta, tra riqualificazione degli esistenti e nuovi centri, distribuiti nei diversi Municipi. E iltermovalorizzatore?Tramontata l’ipotesi di realizzarlo entro il Giubileo 2025,Gualtieri ha fissato la data per l’anno successivo. Ma sul convitato di pietra di ogni discussione sul futuro della capitale bisogna ricordare che le600.000 tonnellate di rifiutil’anno che è destinato a bruciare sono costituite dall’indifferenziatae dagliscarti della differenziata. Rifiuti che attualmente garantiscono al Lazio un altro primato: quello di essere – attesta l’ultimoRapporto Rifiuti UrbanidiIspra -laregione italiana che esporta di più all’estero dopo la Campania. Segno, forse, che, al netto della fiducia riposta nei cittadini, la raccolta differenziata, quindi il riciclo, e lo smaltimento dell’indifferenziata sono 2 problemi in parte distinti, e che le riserve sul termovalorizzatore dovrebbero essere per lo meno più circostanziate.