Rooming in: come funziona e come viene applicato

Rooming in: come funziona e come viene applicato

 

La tragedia avvenuta all’ospedale Pertini di Romaha sollevato le coscienze di tanti e l’indignazione di molte madri che hanno capito quanto il problema può toccare davvero tutte: la cronaca purtroppo dice che un bambino di tre giorni (per la conferma sulle cause bisognerà aspettare l’autopsia) ha perso la vita perché con molta probabilità sua madrestremata da un travaglio durato 17 ore, si è addormentata mentre lo stava allattando. I magistrati devono chiarire se si siano violati i protocolli e se vi siano state delle negligenze, al momento il fascicolo d’indagine per omicidio colposo è contro ignoti. Questa tragedia ha riportato l’attenzione sulla pratica in uso in molti ospedali delrooming in, la possibilità che dopo il parto il neonato stia nella stessa stanza della mamma, di solito con una culla posizionata accanto al letto della madre. Consigliata da molti medici, questa praticaha molti benefici, il problema forse è come si applica negliospedali. Cos’è il rooming in e perché viene applicato Ilrooming innon è nuovo in ambiente medico, già nel 1989 in unadichiarazione congiunta Oms/Unicefriguardante l’allattamento al seno, veniva consigliato di praticare ilrooming in,permettendo alla madre e al bambino direstare insieme 24 ore su 24 durante la permanenza in ospedale.Ilrooming inè stato inserito, come riporta la dichiarazione congiuntaOms/Unicef, tra idieci step fondamentali per il successo dell’allattamento. Secondo questa pratica, un neonato sano dovrebbe essere tenuto a contatto pelle a pelle con la propria madre sia in caso di parto naturale che di cesareo subito dopo la nascita o comunque non appena possibile. Questo consente dicreare un legame madre-bambino forte ed efficacee di favorire l’allattamento. Alcuni ospedali consentono ilrooming inanche al papàche può così stare in camera con mamma e neonato senza vincoli di orario. Senza ilrooming in, invece, la madre può vedere il neonato soltanto negli orari di allattamento, conintervalli di circa di tre ore. La vicinanza tra madre e figlio, subito dopo il parto, porta con sé numerosi benefici sia al neonato che alla donna evidenziati da molte ricerche che sottolineano quanto questa praticariduca i livelli di stress nel neonatoerafforzi il suo apparato immunitario. Allo stesso tempo, la mamma può esercitarsi nell’accudimento, nell’allattamento e nelle prime cure del neonato. Benefici e difficoltà Vari studi medici hanno dimostrato come ilrooming inoffra alle mamme a ai neonati importanti benefici, tra cui: l’instaurarsi di un legame profondo mamma-figlio; la riduzione del pianto e un miglior avvio all’allattamento; tranquillizza il neonato dandogli maggior sicurezza, migliora l’umore della donna e quindiaiuta a prevenire la depressione-post partum. Questo percorso risulta importante perché dopo il parto il neonato passa dall’accogliente ambiente dell’utero, caldo e delimitato, a uno molto diverso, aperto e freddo e continuare ad avere un contatto diretto con la mamma, riconoscerne la pelle, l’odore e il battito è rassicurante e utile per abituarsi alla nuova dimensione extrauterina. Anche per la mamma è istintivo cercare il contatto anche dopo il “trauma” del parto. Secondo gli esperti ilrooming inriduce il rischio di depressione post-partum, stabilizza l’umore e aumenta la fiducia della madre nelle proprie capacità. Con l’aiuto e il supporto delle infermiere, le neo mamme iniziano a capire lagestione delle esigenze quotidiane dei loro piccoli, mettendo le basi per la loro autonomia una volta tornate a casa, il legame madre-figlio continua a essere importante anche per tutti i primi mesi del bimbo. Questonon vuol dire che il nido in ospedale non serve più, anzi dovrà sempre esistere ed è un valido alleato. Oltre che fondamentale per i bimbi che presentano lievi patologie, è utile per far riposare le mamme. Ilrooming innasce come un’opportunità, non come un’imposizione e deve perciò essere offerto senza regole fisse, lasciando alla mamma la libertà di scegliere se e per quanto tempo usufruirne. Fondamentali le figure delle puericultrici, che possono prendersi cura del bebè quando la mamma non se la sente, sostenendola e incoraggiarla. Esistono però dei contro associati alrooming in, come per esempio unulteriore stanchezza fisica per la madreche potrebbe sentirsi sola nell’affrontare le nuove difficoltà, viste anche le restrizioni dovute alla pandemia, che non consentono ai mariti e ai familiari di essere tutto il giorno in camera. Ed è per questo che serve un maggior sostegno da parte della struttura ospedaliera, secondo laSocietà italiana di neonatologia(Sin) “è indispensabile chela madre venga sostenuta e guidata dal personale infermieristico nella presa in carico del bambino, specie nei casi in cui le condizioni personali e/o cliniche materne e del bambino non le permettano una precoce gestione autonoma del figlio”. Il nido, secondo la Sin, “va mantenuto comeservizio complementare per le situazioni di reale bisognoe per rispondere a eventuali temporanee richieste delle puerpere che desiderano o devono delegare al personale l’accudimento diretto del proprio figlio”. Come viene applicato il rooming in negli ospedali italiani Ilrooming innon è sempre applicato in modo omogeneo ma le modalità cambiano da ospedale a ospedale. Ad esempio, un tipo di protocollo prevede un primo contatto chiamato”skin-to-skin” (“pelle su pelle”)e viene proposto subito dopo la nascita il bambino che viene posizionato sulla pancia della mamma per rendere possibile il primo contatto con il seno. Questo è possibilesolo se il parto è stato naturale,poi successivamente il bambino viene trasferito al nido per le prime cure. Si passa poi aiprimi controlli medici,nel caso del parto naturale, dopo il primo incontro con la madre, il bambino riceve il primo bagnetto e i primi controlli. Poi il piccolo viene riportato in stanza dove inizia ilrooming invero e proprio. La mamma può anche scegliere di proseguirlo anche per la notte(rooming innotturno). Durante le ore successive si effettuanovisite periodicheai bambini che vengono riportati al nido in alcuni momenti prefissati della giornata per i controlli pediatrici necessari. È fondamentale però anchenella pratica delrooming indi garantire alle mamme, indebolite dal parto,un’assistenza continuada parte del personale del nido. Tra i compiti c’è quello diassistere le mamme durante l’allattamento al seno, aiutarle nell’accudimento(fare il bagnetto, cambiare il pannolino, cullarlo)e rispondere alle loro domande. Sempre più spesso però le testimonianze delle neo mamme rivelano che questa parte non è sempre presente e che il personale non ha la possibilità e il tempo di essere sempre disponibile. Una delle motivazioni, purtroppo, è da ricercare nella carenza, ormai nota, di personale sanitario negli ospedali italiani. Su questo è intervenuta laministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità EugeniaRoccella:«Dobbiamo aprire un tavolo con il ministro della Salute per costruire un welfare di prossimità per le mamme. È un progetto che intendo portare avanti per non lasciare le donne sole subito dopo il parto, ma accompagnarle». La ministra chiede inoltre la possibilità di promuovere una maggiore presenza di ostetriche negli ospedali: «Spesso le donne sono sole, non c’è più quella rete di parentela che prima le avvolgeva e le accompagnava e, quindi, bisogna ricostruirla. Si può certamente dialogare con il ministro della Salute anche su questo».